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“…Aspettiamo che si riuniscano le giunte per il regolamento e vediamo. Dobbiamo anche vedere i lavori d’Aula”. Ha così risposto il presidente della Vigilanza Rai Riccardo Villari, a Montecitorio, a chi gli chiede quando sarà convocata la prossima riunione della commissione. Il presidente della Vigilanza si riferisce alle riunioni delle giunte di Camera e Senato che si svolgeranno in contemporanea domani alle 9.
Alla domanda se farà ricorso alla Consulta contro un’eventuale rimozione dalla commissione, eventualmente decisa dalle giunte per il regolamento domani, Villari ha risposto di “non essersi ancora documentato” a un’eventualità del genere.
In ogni caso Pdl, Pd e Udc hanno deciso per le dimissioni di massa, per mettere alle corde Villari e costringerlo a battere in ritirata.
Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha confermato le avvenute destituzioni e precisato di aver ricevuto “…conferma dai capigruppo non è loro intenzione procedere alla sostituzione dei dimissionari“.
“…La paralisi della commissione è dunque un dato oggettivo e irreversibile“, ha proseguito Schifani che si è brevemente intrattenuto con i giornalisti a Palazzo Madama, e poiché “…è compito dei presidenti di Camera e Senato assicurare il funzionamento della commissione, con Fini di comune accordo troveremo una soluzione”
Ma non tutti la pensano allo stesso modo. I Radicali, infatti, stanno tenendo una posizione diversa da quella di maggioranza e opposizione.
Marco Beltrandi, componente della Vigilanza, al 6° giorno di occupazione dell’aula a San Macuto e di sciopero della fame, ha ieri commentato che con le dimissioni dei propri rappresentanti, Pdl-Lega e Pd stanno scrivendo una pagina nera nella vita del Parlamento.
“…Bastano poche parole – ha dichiarato Beltrandi – a definire il corso preso dalla vicenda della Vigilanza Rai: con l’annunciata accettazione delle dimissioni di alcuni membri della commissione da parte dei presidenti di Camera e Senato, in spregio persino dei recenti precedenti, si perfezionerà probabilmente il compimento di condotte che i radicali ritengono penalmente rilevanti, e per le quali la procura della Repubblica di Roma ha annunciato di aver aperto una indagine”.
“…Con l’annunciata arbitraria nomina di componenti di una commissione che dovrebbe sostituire la precedente, mai sciolta, magari proprio dei medesimi che ne hanno disertato i lavori e che avrebbero presentato le dimissioni perché il presidente Villari non avrebbe presentato in tempo (quale?) le sue, dopo aver favorito in ogni modo la sua elezione (sembra assurdo, ma è esattamente ciò che è capitato), si compirebbe una delle pagine più platealmente nere della vita istituzionale nel nostro Paese, con il pieno concorso di Pd e Pdl”.
“…Con il rinvio – ancora una volta, per chissà quanto tempo – del compimento degli atti dovuti da parte della commissione, si determinerà una ulteriore e non sanabile compressione dei diritti civili e politici dei cittadini italiani. E la Rai, intanto, va sempre più a fondo. Un sentito ringraziamento – ha concluso Beltrandi – al comportamento ineccepibile del presidente Riccardo Villari”.
Dalle pagine di Repubblica, il controverso presidente ha dichiarato: “…Mi voglio proprio divertire. Adesso voglio godermi fino all’ultimo questo spettacolino”.
“…Voglio mettermi fermo – ha aggiunto – e osservare quel che succede (…) Preservo la dignità della mia funzione poi ne parleremo, indagheremo e rifletteremo su tutto, approfondiremo la questione da cima a fondo e ci sentiremo anche più leggeri”.
Sulle pressioni esercitate, sia da maggioranza che da opposizione per portarlo alle dimissioni, Villari ha affermato: “…Questi qua sono nemici su tutto: non si parlano, né si guardano, né si salutano. E poi si arriva alla Rai…Miracolo”.
Da Idv intanto Antonio Di Pietro ha rivolto a Villari l’ennesimo invito alle dimissioni, per “dignità verso le istituzioni“.
Ed è tornato sulle motivazioni addotte dal Pdl nel rifiutare il nome di Leoluca Orlando alla presidenza della Vigilanza.
Ragioni che hanno creato un forte contrasto all’interno della commissione e portato il Pdl a contribuire in modo decisivo all’elezione di Villari per “sbloccare lo stato di stallo”.
“…Credo sia sotto gli occhi di tutti – ha detto – la grave ingiustizia politica che è stata fatta a Idv, una forza politica che viene considerata eversiva soltanto perché vuole rilanciare la legalità nelle istituzioni. In questo senso, noi ci consideriamo vittime di un abuso politico nel momento in cui non è stata accettata la proposta di candidatura di Leoluca Orlando. Però siamo una forza politica in parlamento e come tale dobbiamo assumerci le nostre responsabilità”.
Secondo Di Pietro, “…non è possibile che a un organo di vigilanza sia impedito di funzionare per l’ingordigia dei Villari di turno e per le tresche della maggioranza di sempre”.
Forti accuse alle quali Villari ha risposto, sostenendo: “…Non vogliono che la commissione funzioni ma esclusivamente la disponibilità del mio incarico, la poltrona”; “non ho alcuna intenzione di essere il capro espiatorio di atteggiamenti contradditori da parte di alcuni dei protagonisti di questa triste vicenda”; “non hanno voluto restituirmi onore e dignità”; “mai il mio partito si era mosso con questa, lo voglio dire, violenza”; “il leader del Pd ha messo in campo una campagna di pressione che non è stata adottata contro nessun altro, nemmeno nei momenti più difficili dello scontro politico”; e da parte di Veltroni, “trattando con una parte della maggioranza”.
Tirare “fuori dal cilindro”, ha continuato ancora Villari, il nome di Sergio Zavoli è stato un gesto “anche cinico”: “non in un’altra sede, magari nelle segrete stanze dei partiti” la discussione sulle dimissioni, da affrontare solo ad obblighi assolti, tra cui le nomine nel Cda Rai.
Per Villari, Zavoli è senz’altro “un galantuomo di 85 anni“, ma a quell’età “…si è un padre nobile, non un uomo di trincea che va in commissione ogni mattina”.
Ha sottolineato che “come ha affermato Gianni Letta, tirarlo in ballo è stato un gesto poco generoso ed aggiungo anche cinico”.
Il senatore campano ha lamentato che “….non hanno voluto restituirmi onore e dignità. Non mi hanno nemmeno informato dell’intesa su Zavoli, non consentendomi di uscirne a testa alta. Al contrario, pretendevano che me ne andassi come un ladro, un abusivo, come un’ammissione di colpa”.
Villari nell’intervista ha contestato l’accusa principale rivoltagli in queste settimane, e cioè la sua indisponibilità alle dimissioni ha di fatto bloccato il lavoro della Vigilanza: “Chi mi ha eletto conosceva le prerogative e le funzioni della commissione, la sua delicatezza e immodificabilità. Mi si risponda: sono un ladro, non sono degno, sono inadeguato? Chiedo che mi si risponda con la stessa pubblicità con cui sono stato offeso”.
E ha aggiunto che Veltroni è andato a Napoli in campagna elettorale, “…in una Napoli coperta dai rifiuti e svillaneggiata sui giornali e le televisioni di tutto il mondo. Da allora il segretario ha difeso tutto e tutti: Bassolino, Iervolino, Di Pietro, il figlio, tutti tranne me”. E alla considerazione che una richiesta di dimissioni gli era arrivata anche dai presidente del Parlamento, ha replica “…dov’era il presidente Schifani, uno dei leader del centrodestra, oltre che presidente del Senato, allorquando gli esponenti della sua stessa maggioranza membri della commissione preannunciavano la loro intenzione di votare un esponente dell’opposizione diverso da Orlando come è poi accaduto?”.
Ha poi precisato di non volersi avvalere dei 3.200 euro lordi mensili previsti per l’incarico in Vigilanza né dei rimborsi telefonici né dell’auto di servizio, e parla degli altri “…di tutti gli schieramenti politici” che ad una delle sedute hanno partecipato, “sono venuti a votare se stessi, a sistemare alcuni di loro sulle poltrone di vicepresidenti e segretari, incarichi per i quali percepiscono Un’indennità, anche se non ne assolvono gli obblighi”.
Riscontri positivi di questa vicenda politica, di questo scontro politico, sono la solidarietà dei Radicali e dell’Mpa, “…Beltrandi e Sardelli hanno garantito il funzionamento dell’istituzione, Marco Pannella con generosità e coraggio ne ha denunciato il vulnus”.
E adesso? “Non ho alcuna intenzione di essere il capro espiatorio di atteggiamenti contradditori da parte di alcuni dei protagonisti di questa triste vicenda”.
“…Si permetta alla commissione di assolvere agli obblighi previsti dalla legge”, tra cui le nomine nel Cda Rai. “…Sappiamo che basta una sola seduta, specie quando se ne avverte l’urgenza e si è sensibili alle ragioni delle istituzioni e della più grande azienda che produce cultura nel nostro Paese, la Rai appunto”. E “un secondo dopo sono disponibile a mettere all’ordine del giorno la discussione sulle mie dimissioni che per rispetto dalle istituzioni non intendo tenere in altra sede, magari nelle segrete stanze dei partiti”.