Italia
L’Italia è entrata ufficialmente nell’era della televisione digitale dallo scorso 1° novembre 2008, grazie al successo dello switch-off analogico in Sardegna.
Durante la prima giornata della Conferenza, oltre alla comunicazione dei risultati ottenuti in Sardegna, è stato presentato, a una vasta e qualificata platea di addetti ai lavori, il Terzo Rapporto sulla TDT in Europa, con i contributi dei vertici della Confcommercio e dei maggiori operatori televisivi. Se nelle precedenti Conferenze sulla TDT, tenutesi negli anni passati a Cagliari, Napoli e Torino, si è parlato di digitale in termini di futuro e di opportunità da non perdere, oggi, proprio in occasione di questa Conferenza si è finalmente parlato di digitale terrestre indicando il presente e i risultati ottenuti. Un processo industriale significativo, in grado di coinvolgere larghe fette di tessuto industriale, di Piccole e Medie Imprese (PMI), e con l’affermazione del principio di condivisione delle esperienze e delle risorse da parte dei grandi broadcaster come delle Istituzioni centrali e locali, senza dimenticare la figura del pubblico televisivo, ovvero degli utenti finali di tali grandi trasformazioni. I lavori, la cui conduzione è stata affidata a Giorgio Mulè di Mediaset, sono stati subito aperti con la diffusione dei dati per dare le dimensioni del processo di migrazione alla TDT: 7,2 milioni di famiglie in possesso di un ricevitore digitale terrestre, 11,3 milioni di decoder venduti e uno share televisivo vicino all’8%. Elementi su cui riflettere e su cui aprire un confronto sano e propositivo, come ha fatto Davide Bordoni, Assessore alle attività produttive del Comune di Roma, che vede nel passaggio al digitale terrestre non solo un momento di profonda innovazione tecnologica, ma anche un percorso culturale fondamentale per il Paese tutto, con Roma prima capitale europea ‘full digital‘. “
È toccato poi ad Alberto Sigismondi di DGTVi presentare il Terzo Rapporto sulla TDT in Europa, mettendo a confronto con l’Italia altri tre grandi Paesi: Francia, Spagna e Gran Bretagna. Regioni d’Europa dove il digitale terrestre è già presente, con politiche di attuazione e pianificazione dei processi di migrazione in sintonia con
Dopo il quadro generale europeo si è avuto l’intervento di Carlo Sangalli di Confcommercio, che ci ha permesso di scendere in profondità nel panorama del digitale terrestre, attraverso l’analisi del mondo delle PMI. Piccole e Medie Imprese che costituuiscono la spina dorsale del Paese Italia, mantenendo anche nella TDT un ruolo centrale per la futura offerta digitale. “Il cambiamento delle modalità tecniche di fruizione delle trasmissioni televisive avvenuto grazie al digitale – ha affermato Sangallo – porta con sé una necessità diversa di valutarne le opportunità connesse. Queste si presentano come un modello a cascata per la rete, che va dai broadcaster agli operatori, con nuove possibilità anche per il cittadino, non più semplice spettatore passivo, ma anche cliente a cui offrire servizi di intrattenimento e informazione di qualità“. Quindi il cittadino è finalmente un soggetto attivo, che può interagire con l’offerta e dialogare con le imprese dell’audiovisivo. Ecco una seconda importante trasformazione, quindi, con le imprese che diventano produttrici di servizi sempre più diversificati. Anche in vista di un maggior coinvolgimento degli operatori locali, come quelli rappresentati da Aeranti-Corallo e FRT (Federazione radio televisioni), ben 550 realtà territoriali con proprie specificità e proprietà culturali. “Gli operatori – ha concluso Sangalli – dovranno creare nuove sinergie per la produzione di contenuti e servizi altamente competitivi sul mercato. Il locale è un valore e una risorsa strategica su cui scommettere per vincere la sfida di una televisione alta e di qualità“.
La parola è poi passato agli operatori e quindi ai grandi broadcaster nazionali, con Luca Balestrieri di Rai.net, che ha mostrato alla platea il nuovo progetto di piattaforma digitale terrestre e satellitare: “Tivù“. Nata dalla convergenza strategica di player quali
Anche Marco Giordani di Rti ha posto l’accento su un’offerta di canali da ampliare, in seno ai quali inserire servizi evoluti e contenuti di qualità: “… L’intrattenimento per i più piccoli e l’offerta in Prime time sono due elementi strategici, a cui affianchiamo i servizi di televendita, in Italia ancora poco sviluppati e quindi relativi a un mercato tutto da costruire. Mediashopping, il nostro canale dedicato sul digitale terrestre, mostra risultati incredibili che testimoniano l’importanza del settore“. “I nostri canali – ha concluso Giordani – possono contare su una ricca library, da cui attingere per rinnovare continuamente l’offerta di contenuti, in cui la voce cinema diverrà assolutamente la più importante“. Di pubblicità, invece, ha parlato Bruno Bogarelli di Sport Italia, canale dedicato allo sport in onda fin dal 2004 e posizionato tra l’offerta pay (di canali tematici) e i contenuti sportivi della televisione generalista, fino all’approdo finale al digitale terrestre: “… Entrare nella televisione digitale terrestre è stata sia una scommessa, sia una necessità, che senza la fiducia del mercato pubblicitario non sarebbe stato possibile vincere“. “Grazie a una rete di investitori pubblicitari che hanno creduto alla nostra scelta – ha continuato Bogarelli – e grazie all’Interactive Group che ha fortemente sostenuto la linea editoriale, oggi Sport Italia è entrata in 13 milioni di case, con 3 milioni di spettatori che regolarmente seguono le nostre trasmissioni“.
Molto si è parato di emittenti locali e di televisioni territoriali, centinaia di realtà imprenditoriali che arricchiscono il tessuto economico di molte regioni italiane. Aeranti Corallo e FRT assieme riuniscono più di 500 associati, protagonisti assoluti della scena digitale nazionale, con 4.800 addetti, 1.500 giornalisti, nuove professionalità del circuito televisivo, un mercato che tra pubblicità e contributi statali vale quasi 700 milioni di euro. “… Sono 2.500 i programmi che andranno a definire l’offerta digitale delle nostre associate – ha spiegato Maurizio Giunco di FRT – con 8.173 impianti da digitalizzare e un costo stimato attorno ai 530 milioni di euro. Fare televisione quindi ha un costo molto alto, ma riteniamo che non sia evitabile e crediamo anzi che proprio nell’informazione sul territorio le emittenti locali possano avere un ruolo importantissimo nel futuro del digitale, anche a livello nazionale“. “Sono 52 milioni i contatti mensili che abbiamo registrato e 24 milioni gli italiani che giornalmente, per almeno 20 minuti, guardano le nostre trasmissioni – ha invece affermato Marco Rossignoli di Aeranti-Corallo – questo sta a significare che le emittenti locali hanno, soprattutto per le informazioni a carattere territoriale, un potenziale tutto da scoprire e rappresentano un mercato pubblicitario molto consistente“.
Da un punto di vista tecnologico, con l’intervento di Bianca Papini di Telecom Italia Media, si è affrontato verso la fine delle sessioni di interventi il discorso decoder, a cui DGTVi fin da subito ha posto una grande attenzione. Oggi, ha affermato Papini, il 40% delle frequenze rilasciate ha permesso la nascita di molti nuovi canali che si sono affacciati sul digitale terrestre, una pluralità di piattaforme quindi e di servizi che devono essere compatibili con l’offerta dei broadcaster. “DGTVi ha voluto mantenere un decoder unico per tutti – ha spiegato Papini – per tutte le piattaforme della TDT, portando avanti accordi con i produttori di decoder e riuscendo a definire uno standard unico che è il bollino blu. Una garanzia importantissima per il cittadino-consumatore che ha visto l’adesione del 90% delle case produttrici e un 70% di dispositivi venduti nel
In Sardegna nella fase cruciale della vera e propria organizzazione della transizione sul territorio, data la complessità del processo, è stato necessario conciliare, ha sottolineato tra l’altro Manca, due esigenze parimenti importanti e delicate: assicurare la fattibilità tecnica dell’operazione, puntare sulla chiarezza e semplicità della comunicazione, al fine di minimizzare i disagi per gli utenti .Una delle questioni di maggior rilievo, soprattutto nel complesso scenario italiano, è la politica di gestione dello spettro radioelettrico che rappresenta per sua natura una risorsa limitata: “…È quindi indispensabile – ha spiegato ancora Manca – che la transizione avvenga in maniera ottimizzata, secondo le linee di intervento che, nell’ambito delle proprie competenze, il Ministero e l’AGCOM mettono a punto e perseguono“. Infine, sempre parlando della Sardegna, Manca ha sostenuto come l’impegno della Fondazione si è articolato anche nel sostegno di tutte le iniziative a favore dei cittadini e all’addestramento tecnico degli operatori di call center: “…Di particolare rilievo e interesse è il ciclo informativo promosso e organizzato dalla Fondazione in moltissime scuole che ha consentito di riscontrare un vivacissimo ed intelligente interesse dei giovani e giovanissimi per tutte le implicazioni legate alle trasformazioni del passaggio al Digitale“. “Vorrei inoltre sottolineare – ha quindi concluso Manca – come, dal lavoro svolto fino ad oggi dalla Fondazione, emerge l’indicazione che per portare al successo una operazione così complessa, come quella di far transitare un intero Paese verso una nuova tecnologia come quella del digitale terrestre, sia innanzitutto necessario fare squadra ed esprimere una grande capacità di condivisione, informazione, coesione. Sulla base di questi convincimenti
Nella seconda e conclusiva giornata sono stati coinvolti i governatori delle regioni prossime allo switch-off digitale e tutto il mondo dell’emittenza televisiva con i grandi broadcaster, che per primi alimentano la diffusione del digitale terrestre nel Paese. Presentati dal popolare conduttore televisivo Bruno Vespa, hanno subito preso la parola il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò e quello di Confindustria Emma Marcegaglia, dando il via ad una giornata densa di interventi e di contenuti. Per Calabrò: “…Niente è come prima, certo, ma non bisogna dimenticare il lungo cammino percorso dal 2005 che ci ha finalmente portati nell’era del digitale, con tutte le difficoltà, a livello territoriale, di risorse, di ritardi accumulati in quarant’anni di televisione senza regole certe e con un disomogeneo allocamento delle risorse“. L’autorità, spiega il presidente, ha ripreso in mano la situazione con forza e decisione, pianificando ad esempio l’uso dello spettro frequenziale e delineando le garanzie di base per tutti i soggetti in campo. “L’integrazione verticale dei mercati per gli operatori – ha continuato Calabrò – ha significato investimenti certi e ritorni adeguati alle spese, anche grazie agli introiti derivati da sottoscrizioni di abbonamenti ai servizi e contratti nuovi con i fornitori di contenuti. Una scena quindi in continua evoluzione, in cui l’offerta televisiva sarà caratterizzata da qualità e gratuità, perché l’etere deve rimanere un bene pubblico, di tutti, sulla strada tracciata della televisione del Novecento in cui grande e ineguagliabile è stato il ruolo educativo e di alfabetizzazione tenuto nel Paese“.
Se da una parte bisogna trovare gli strumenti più validi per gestire la crisi economica che ha investito i mercati globali, dall’altra non bisogna smettere mai, né tanto meno oggi, di parlare di innovazione e di economia. Questo il messaggio del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, per la quale bisogna assolutamente pianificare nei dettagli l’azione delle Istituzioni, coinvolgendo il mondo delle imprese nei nuovi scenari tecnologici e innovativi, come nella pianificazione delle infrastrutture critiche del Paese. “Aumentare il paniere dei servizi e delle tecnologie – ha sostenuto Marcegaglia – è fondamentale per il mondo delle imprese, che nell’era della dematerializzazione e della fabbrica diffusa si trovano a lavorare lungo una filiera produttiva in cui le informazioni che corrono su web vengono ad essere sempre più delle risorse da cui non si può prescindere. Molti operatori hanno investito nel settore per 60 miliardi di euro, con apporti ad alto contenuto tecnologico che hanno permesso di mettere insieme la rete, l’accesso alla banda larga e la televisione digitale“. “Il Paese va infrastrutturato – ha continuato Marcegaglia – formato nel sapere e nella cultura digitali. Se non si farà questo, se non si seguirà tale strada, si rischia di disincentivare gli ulteriori apporti del mondo industriale e imprenditoriale che non vendono positivamente la scarsa alfabetizzazione della popolazione e la bassa penetrazione della banda larga“. “Confindustria dal canto suo – ha concluso il presidente – ha messo in campo un notevole impegno sia di mezzi che si risorse, puntando l’attenzione sulle infrastrutture e l’innovazione tecnologica come fattori primari dello sviluppo economico, dei mercati, delle imprese, della Pubblica Amministrazione stessa e per la banda larga. Solo in questo modo si potrà assicurare al Paese intero crescita e futuro sui mercati“.
Per capire perché “Nulla è come prima” bisogna però partire dalle tre conferenze nazionali precedenti. Da Cagliari, Napoli e Torino in cui sono avvenuti dei passaggi fondamentali: dai primi protocolli d’intesa per
Riprendendo la presentazione di Sigismondi sul Rapporto TDT, Ambrogetti ha evidenziato ancora il grande cammino del digitale terrestre che in Europa ha compiuto nel 2008 un doppio e definitivo sorpasso, per cui: “… Non solo ha praticamente raggiunto le case dotate di vecchi televisori analogici, ma ha definitivamente superato il satellite“. C’è poi il laboratorio Sardegna dove l’attenzione dei media in questo periodo si è rivolta quasi esclusivamente verso gli ascolti dopo lo switch-off. Dati significativi, ci ha spiegato il presidente di DGTVi, soprattutto per quello che riguarda la crescita degli ascolti delle nuove offerte digitali, peraltro pienamente in linea con gli altri Paesi europei. Dati che segnano un significativo assestamento su valori assai vicini alla media nazionale già nello scorso mese di dicembre: “… Meno si sono però sottolineati altri aspetti ancor più importanti. Uno su tutti: la moltiplicazione delle offerte. Siamo passati da 26 programmi locali e nazionali a 92 programmi gratuiti di cui 64 locali senza contare l’aggiunta delle offerte a pagamento, dei canali in alta definizione, dei nuovi servizi“. Ha quindi affrontato il ruolo e del futuro dei broadcaster, del servizio pubblico, delle emittenti private, vecchie e nuove, delle tv locali. Il futuro dell’offerta, dei canali, dei palinsesti, dei contenuti che andranno a comporre il nuovo ambiente digitale con decine, se non centinaia, di programmi. “Qual è il ruolo del servizio pubblico in un ambiente di decine di offerte?” Si chiede Ambrogetti: “… Un servizio pubblico indispensabile, in Italia come in tutta Europa, per il passaggio al digitale e che ha visto
Un altro aspetto toccato dalla relazione di Ambrogetti è stato quello delle risorse: “… Le risorse pubbliche devono accompagnare il sostegno alle fasce deboli della popolazione ma anche finanziare le campagne di informazione a livello locale. In ogni Paese si destinano centinaia di milioni di Euro ogni anno a supporto di questo processo, il nostro non può e non deve essere da meno. Tutti sappiamo quanto il Sottosegretario Romani si stia battendo per individuare, pur in una fase economica così complicata, tali finanziamenti. Sa Romani e sa il Governo che senza tali fondi sarà difficile, se non impossibile, portare a compimento questo processo anche per l’effetto moltiplicatore che queste risorse generano per l’intero sistema. Ma parlare di risorse significa anche parlare di mercato. Un mercato, quello italiano, che se è leader europeo per le risorse derivanti da tv a pagamento sul digitale terrestre è ancora debole, troppo debole sul piano della raccolta pubblicitaria riferita alla nuova piattaforma digitale. Le ottime potenzialità, anche in termini di ascolto, possedute dai nuovi canali digitali devono essere utilizzate per raggiungere, anche in termini di raccolta pubblicitaria, il livello degli altri Paesi europei“. Concludendo Ambrogetti invita tutti a persistere sulla strada fin qui percorsa, ricordando che: “…Il passaggio al digitale è un grande processo collettivo a cui partecipano piccole e grandi imprese, istituzioni e amministrazioni nazionali e regionali, associazioni, utenti e consumatori. Un processo collettivo, una delle cui ricette di successo è stata quella di avere saputo stare insieme, di essere riusciti a farlo. È forse la prima volta che questo succede nella storia del settore televisivo: insieme il servizio pubblico, le grandi emittenti private e quelle meno grandi, le emittenti locali, tutte le aziende“.
È poi giunto il momento delle Istituzioni e quindi delle regioni che durante il 2009 si vedranno coinvolte nel passaggio al digitale: Lazio, Piemonte, Campania, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige. Per il governatore del Lazio Piero Marrazzo c’è bisogno di individuare le criticità strutturali del processo di digitalizzazione e affrontarle tutti insieme, enti pubblici, imprese e aziende: “…Il Lazio ha un grande tessuto economico legato al mondo dell’audiovisivo. Un distretto dedicato che rappresenta per la regione una ricchezza grandissima e che ci spinge a sostenere con il massimo impegno la migrazione al digitale del Lazio, che da subito ha stanziato 800 milioni per le Piccole e Medie Imprese (PMI) regionali“. Lo stesso sindaco di Roma Gianni Alemanno non ha nascosto l’importanza epocale che rappresenta
Del 2009 e delle sfide che ci attendono hanno parlato anche i broadcaster nazionali, con Claudio Cappon della Rai che agli alti costi degli investimenti affianca “L’importanza di una funzione pubblica imprescindibile, esercitata in un contesto tecnologico sicuramente cambiato rispetto al 1954, su nuove piattaforme multicanali e gratuite“. Fedele Confalonieri di Mediaset ha evidenziato il ruolo fondamentale dei broadcaster che ognuno a modo suo, concorrendo e in competizione, hanno contribuito: “… Alla realizzazione di un mercato autoregolamentato e avanzato, fino alla televisione digitale terrestre, in cui hanno investito tantissimo e reso possibile questo evento epocale“. Un mercato che secondo l’imprenditore Tarak Ben Ammar: “…È sempre stato molto importante, libero e aperto, una vera e propria miniera di opportunità, soprattutto nel settore free, in cui certo Murdock non credo abbia voglia di entrare al momento con l’acquisto dell’emittente La7“. Sul ruolo degli operatori e sulla qualità assoluta del mercato televisivo italiano, ha insistito proprio Franco Bernabè di La7, per il quale: “… Il digitale è un universo tecnologico e culturale in continua espansione, alimentato dall’innovazione e in cui bisogna essere in grado di gestire un flusso di informazioni e dati sempre più grande. L’IPTV e la piattaforma tecnologica della rete sono state le scelte dell’emittente La7, un polo prettamente tecnologico che ha scelto una piattaforma diversa dalla TDT e dal Satellite, con 6 milioni di utenti potenziali. Un grande risultato e un messaggio forte ai due grandi broadcaster di riferimento, con cui vogliamo evidenziare l’assoluta non subordinazione della piattaforma IPTV, in cui la rete investirà altri 7 miliardi di euro“.
Ancora spazio infine per le emittenti locali, un po’ da tutti chiamate in causa per la loro centralità nel processo di digitalizzazione televisiva del Paese, soprattutto in termini di potenziale comunicativo e informativo sul territorio. Il passaggio al digitale terrestre, la scelta dei dispositivi e degli apparecchi giusti, la capacità di utilizzo degli stessi, sono tutti fattori fondamentali nella fase di switch-off digitale che diversi milioni di utenti e cittadini stanno per affrontare. Le emittenti locali con le loro Associazioni di riferimento, Aeranti-Corallo e FRT, possono in tal senso contribuire in modo profondo e decisivo proprio grazie al loro carattere territoriale e di vicinanza con la cittadinanza: “…È per questo motivo – ha spiegato Maurizio Giunco di FRT – che le emittenti locali hanno e avranno finalmente uno spazio di assoluto rilievo a livello nazionale, proprio grazie al lavoro di informazione svolto a tappeto sul territorio di base“. Per Marco Rossignoli di Aeranti-Corallo, inoltre, il primo obiettivo: “…È ottenere che l’assegnazione delle frequenze sia giusta ed equa tra i soggetti sul mercato, facendo in modo che le emittenti locali si trasformino, come è successo in Sardegna, in operatori di rete“.
In conclusione della seconda giornata di incontri e della IV Conferenza Nazionale sulla Televisione Digitale Terrestre è stato chiamato ad intervenire l’on. Paolo Romani, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazione. DGTVi, ha sottolineato il sottosegretario, ha introdotto per la prima volta un meccanismo di condivisione dell’esperienza e delle responsabilità che finalmente ha funzionato: “…Una visione di intenti e di obiettivi comune senza la quale oggi non si può andare avanti“. “Confindustria ha parlato di investimento in infrastrutture e in banda larga – ha affermato Romani – e la risposta delle Istituzioni c’è già con 1 miliardo a disposizione per interventi mirati. Il Governo vuole una televisione digitale gratuita e per tutti, perché riguarda tutto il popolo italiano come evento, attraverso l’offerta di contenuti e servizi di alta qualità e di forte impatto tecnologico come mai prima visti“. “Ecco perché – ha continuato il sottosegretario – ci siamo impegnati a partire dalla Sardegna in un grande piano di comunicazione, formazione e informazione, teso ad un’adeguata preparazione della cittadinanza in attesa che il calendario segni le tappe dello switch-off digitale“. Riguardo ai problemi che il digitale e l’assegnazione delle frequenze hanno avuto in sede europea, Romani ha affermato che: “… Il caso di Europa7 è definitivamente chiuso con la sentenza del Consiglio di Stato, l’assegnazione delle frequenze e il risarcimento di 1 milione di euro. In sede di Consiglio europeo quindi non ci dovranno più essere fraintendimenti“. In conclusione, parlando delle emittenti locali, il sottosegretario ha affermato che: “… Se lo switch-off in Sardegna è andato bene molto lo si deve al lavoro svolto anche dalle emittenti locali alle quali saranno assegnati 40 milioni di euro per le infrastrutture di rete e per la digitalizzazione degli impianti. In questo modo, su questa strada, l’Italia si presenterà in Europa come esempio di lungimiranza e di progettualità nel campo della televisione digitale, al primo posto per i risultati raggiunti in termini di pianificazione delle risorse e grado di condivisone degli intenti tra tutti i soggetti in campo, pubblici e privati“.
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