Terminata la IV Conferenza sulla TDT si tirano le somme: l’Italia procede, ma risorse limitate e per lo switch-off servono almeno 70 mln 

di Raffaella Natale |

Corrado Calabrò (Agcom): in Italia non esiste più il Far West nel settore televisivo e grazie “ad una normativa trasparente oggi possiamo pianificare la transizione al digitale con un chiaro orientamento”. 

Italia


Paolo Romani

L’Italia si prepara al grande avvento della Tv digitale terrestre. Tutti pronti al traghettamento verso la nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva che segnerà il definitivo abbandono del segnale analogico.

E’ quanto emerso nel corso della IV Conferenza sulla TDT organizzata dall’associazione DGTVi, dove istituzioni e operatori si sono confrontati sullo stato dell’arte e le prospettive future.

Un evento di grande successo, come hanno testimoniato i mass media, che ha permesso di tracciare le linee di questo percorso che modificherà profondamente il panorama audiovisivo, sulla scia di quanto sta avvenendo in altri Paesi Ue.

Il 2009 sarà, quindi, l’anno della svolta. E l’Italia ha già cominciato. La Sardegna è stata la prima regione ha effettuare lo switch-off, adesso man mano toccherà alle altre regioni, a partire dalla Valle d’Aosta.

Nei prossimi mesi sicuramente bisognerà risolvere alcune questioni principali: la prima è il contenzioso aperto con la Commissione Ue.

 

Il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha annunciato che l’Italia ha risposto ai quesiti formulati da Bruxelles che minaccia la definitiva apertura di una procedura di infrazione, con un corposo documento. All’interno di queste proposte c’è l’impegno a realizzare un dividendo digitale nel passaggio dalla tv analogica a quella digitale che metterà a disposizione di operatori nuovi entranti 5 multiplex, ciascuno con disponibilità di 5-6 canali di trasmissione. I multiplex saranno assegnati tramite una gara pubblica, le cui caratteristiche saranno messe a punto dall’Agcom e che sarà gestita dal ministero dello Sviluppo Economico.

 

In sostanza il governo italiano vuole superare quella che è sempre stata l’obiezione principale della Ue sulle modalità dello switch-off nel nostro Paese: il fatto che le frequenze rimanessero in mano ai ‘soliti noti’ senza aperture a nuovi operatori.

“…In questo modo cerchiamo di coniugare l’apertura a nuovi attori con i diritti acquisti degli incumbent che hanno investito sulle frequenze in tutti questi anni“, ha spiegato Romani. Ora bisognerà attendere la risposta definitiva della Ue alle proposte italiane e quindi se la procedura di infrazione sarà chiusa o se invece proseguirà.

 

L’altra novità emersa durante la ‘due giorni’ della Conferenza nazionale è la nascita di Tivù, la società creata da Rai e Mediaset (48% ciascuna) e con una quota di minoranza in mano a TI Media. Mission della nuova struttura, promuovere lo sviluppo della tv digitale tramite la cooperazione tra le diverse emittenti, ma anche la nascita, a giugno 2009, di una piattaforma satellitare comune, che ritrasmetta i programmi irradiati con il digitale terrestre. Secondo le dichiarazioni ufficiali il satellite servirà a coprire quelle zone non raggiungibili con il segnale terrestre digitale. In realtà si concretizza l’ipotesi circolata in questi mesi che Rai e Mediaset siano pronti a togliere a Sky i loro canali in chiaro che ora fanno parte del bouquet dell’emittente che fa capo al magnate Rupert Murdoch.

Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha affermato che parlare di ‘guerra’ a Sky è sbagliato ma che siamo di fronte “a una sana concorrenza che è la linfa dell’economia“, ma non ha mancato di lanciare una frecciata alla concorrenza: “…la verità è che i maggiori ascolti sul satellite li facciamo noi e la Rai. Forse è stato uno sbaglio dare a Sky i nostri programmi“.

 

La Rai da parte sua, con l’attuale Cda in uscita, è in fase attendista anche se a giugno scade l’accordo con Sky per la fornitura non solo dei tre canali nazionali ma anche del bouquet satellitare di Rai Sat che vale circa 60 milioni.

“…Visti gli ultimi avvenimenti spetterà a qualcun altro decidere – ha sottolineato il Dg Claudio Capppon – la collaborazione con Sky può essere un’opportunità o meno. Dipende dalle valutazioni che si fanno”.

 

Telecom Italia punta invece sull’Iptv, la tv via internet, che dovrebbe “…avere più attenzione da parte dei broadcaster” secondo l’amministratore delegato Franco Bernabé. La7, tuttavia, “…è uno strumento che ci consente di dialogare con il sistema televisivo e che intendiamo mantenere”.

 

Cambia, inoltre, il calendario dello switch-off: in Valle d’Aosta, dove sono state già spente Raidue e Retequattro, è stato posticipato da maggio al periodo compreso fra 14-23 settembre; in Piemonte occidentale il passaggio delle due reti avverrà il 20 maggio, lo spegnimento definitivo tra il 24 settembre e il 9 ottobre (e non più a luglio): per la Provincia di Trento, stop a Raidue e Retequattro in analogico il 15 febbraio, a tutta la vecchia tv tra il 15 e il 30 ottobre, mentre quella di Bolzano passerà definitivamente al digitale terrestre tra il 26 ottobre e il 13 novembre; per il Lazio, switch-over di Raidue e Retequattro il 16 giugno, switch-off tra il 16 e il 30 novembre; per la Campania, switch-over il 10 settembre (solo per Napoli, Salerno e piccole parti delle altre province) e switch-off tra il primo e il 16 dicembre.

Lo slittamento considerevole dei tempi è dovuto a problematiche emerse in Piemonte, regione abbinata alla Valle d’Aosta nella fase di transizione.

I cambiamenti, ha sottolineato il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani, “…sono stati condivisi con tutti i governatori, di qualsiasi colore politico”.

 

Non buone sono le notizie per quanto riguarda i fondi per gli incentivi statali. Romani ha annunciato che nel 2009 a disposizione ci saranno solo 41 milioni, che dovranno servire sia per i contributi per gli acquisti dei decoder che per la campagna informativa. Si tratta di una cifra di 30 milioni inferiore alle necessità stimate per sostenere lo sviluppo del digitale tv.

 

Romani ha precisato che la Rai, che finora “…non ha mai lesinato risorse per il digitale terrestre”, confermando gli impegni anche nel nuovo budget nonostante la grave crisi economica, si aspetta che i propri sforzi “…siano accompagnati da risorse pubbliche. Tra i temi sul tavolo, il recupero dell’evasione dal canone e la base pubblica del canone stesso: penso che sia l’anno giusto per metterli in campo operativamente”.

 

E per procedere tranquillamente in questo traghettamento sono necessarie regole chiare, certe e trasparenti. Lo sanno gli operatori.

In Italia non esiste più il Far West nel settore televisivo e grazie “ad una normativa trasparente oggi possiamo pianificare la transizione al digitale con un chiaro orientamento”.

E’ quanto ha affermato il presidente dell’Autorità per le Comunicazioni, Corrado Calabrò.

“…Per fortuna ‘Niente è come prima’ – ha chiosato Calabrò giocando con il titolo della Conferenza – Ricordo infatti che quando l’attuale Consiglio dell’Autorità, nel 2005 (circa tre anni fa), è entrato in carica, la situazione frequenziale era alla deriva. Abbiamo ereditato quarant’anni di mancanza di regolazione dello spettro frequenziale radiotelevisivo: non sapevamo nemmeno quante frequenze fossero utilizzate nelle diverse aree del Paese, (per non parlare dell’allocazione tra gli operatori), nonché di quante fossero eventualmente disponibili per nuovi broadcaster. Una situazione, questa, che, a torto o a ragione, qualcuno definì come il far west dell’etere televisivo italiano. Giusta o sbagliata questa definizione – ha sottolineato ancora Calabrò – posso senz’altro affermare che oggi il Far West non c’è più. L’Autorità ha ripreso la barra della regolamentazione e del presidio sulle risorse frequenziali”.

 

Calabrò ha ricordato come l’Agcom abbia “definito, per la prima volta in Italia, con una vasta rilevazione, un catasto aggiornato delle frequenze radiotelevisive”. Inoltre è stato “…ridisegnato il Piano di assegnazione delle frequenze, in modo che si tenesse conto anche delle problematiche intervenute, che sono connesse al coordinamento internazionale e si sta realizzando il Piano di attuazione progressivo per aree geografiche (con la Sardegna che è già diventata l’area all digital più estesa in Europa), piano che prevede l’ingresso di nuovi operatori di rete e l’emersione ed attribuzione di un dividendo digitale. Solo tre anni fa questo scenario sarebbe stato francamente utopistico” ha evidenziato ancora il presidente dell’Authority.

 

“…Ovviamente, sussistono ancora delle criticità che devono essere affrontate e risolte – ha però precisato Calabrò – Innanzitutto, è innegabile che il settore rimane ancora concentrato, ma non bisogna nemmeno scordare che si tratta di un ambito in cui la concentrazione ha le sue motivazioni di natura economica e tecnologica”.

“…Il nuovo scenario digitale dovrà essere contraddistinto da un’ampia offerta di contenuti di qualità, offerti, per lo più, in forma gratuita. Il digitale terrestre è, e deve rimanere (a differenza delle altre piattaforme trasmissive), una modalità accessibile all’intera popolazione italiana. Mentre gli altri mezzi si stanno caratterizzando per un’ampia offerta di contenuti a pagamento, è essenziale che l’etere rimanga un mezzo destinato a tutti, anche ai meno abbienti. Se oggi la grande maggioranza della popolazione intende perfettamente l’italiano e lo parla discretamente lo si deve alla televisione generalista – ha concluso – E’ indispensabile che nel nuovo contesto tecnologico la piattaforma terrestre permanga un veicolo di fruizione della televisione a disposizione di ogni cittadini italiano. L’incremento dei canali, l’ampliamento dell’offerta di servizi, il miglioramento della qualità della programmazione, la crescita pluralistica del sistema televisivo non possono essere appannaggio di pochi, ma devono essere a disposizione dell’intera nazione, per potersi tradurre in un reale momento di crescita economica, sociale e democratica dell’Italia”.

 

 Il bilancio di Andrea Ambrogetti, presidente di DGTVi (il consorzio che riunisce Rai, Mediaset, Ti Media, D-Free, Frt e Aeranti-Corallo), è più che positivo, sul piano tecnico ma anche politico: “…Fino a ieri il passaggio alla nuova tecnologia era letto come pro o contro Mediaset, oggi le due coalizioni hanno trovato un punto d’accordo sul digitale terrestre“. E se gli ascolti sono in crescita e il consumo di TDT “…è passato dal 4% del totale di un anno fa all’8%”, nel 2009 si stima che “…saranno venduti oltre 9 milioni di pezzi, tra decoder e televisori integrati” (obbligatori da aprile). Le sfide restano “la necessità di superare le rivalità territoriali” e “il reperimento delle risorse: senza fondi – ha detto Ambrogetti – è impossibile compiere questo processo“.

 

Interessanti gli interventi delle varie regioni. Il Presidente della Giunta della Valle d’Aosta, Augusto Rollandin, ha prospettato la possibilità di “…usufruire di incentivi per la rottamazione dei vecchi televisori per la sostituzione con apparecchi con il decoder incorporato in alternativa al bonus per l’acquisto di semplici decoder”.

 

“…Per noi la sfida è doppia, da un lato sosterremo i cittadini e dall’altra le piccole e medie imprese. Per i cittadini l’idea è realizzare una campagna d’informazione d’accordo col governo per non farli ‘soffrire’ nel passaggio dalla tv analogica a quella digitale. Per quanto riguarda le Pmi la regione sarà loro accanto attraverso credito e fondi agevolati”.

Lo ha detto il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, ricordando gli 80 milioni di euro previsti nei prossimi tre anni dalla Finanziaria per sostenere le Pmi e ha sottolineato che questi fondi serviranno anche per il settore dell’audiovisivo, che attualmente garantisce occupazione a circa 7-8 mila persone.

“…Sono molto preoccupato e motivato per la tv – ha aggiunto Marrazzo – perché i cittadini devono continuarla a vedere. La tv vuol dire essere liberi e conoscere”.

 

Dalla capitale, il sindaco Gianni Alemanno ha fatto sapere che “…Il 10% della popolazione di Roma avrà sovvenzioni per avere il decoder gratis affinché la fasce più deboli siano protette e non escluse”.

Secondo quanto riferito dal primo cittadino, il Comune vuole puntare sul “…significato sociale delle nuove tecnologie. E’ importante – ha aggiunto – che ci sia un salto in avanti nelle tecnologie soprattutto in un momento di crisi economica come questo”.

 

“…In un momento economicamente molto difficile era assolutamente necessario essere tra i primi a passare“, ha sottolineato Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, che vedrà oltre 3 milioni di abitanti, tra le province di Torino e Cuneo, interessati dallo switch-off.

Quanto alla Campania, “la diffusione dei decoder – ha detto l’assessore regionale alla ricerca scientifica Nicola Mazzocca – ha toccato già il 27%, grazie soprattutto alla passione per il Calcio Napoli: ma ora altri servizi dovranno supportare il digitale”.

 

 

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