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Francia e Spagna sono al 22%. Germania a zero. Già incassati 65,89 miliardi
Il Pnrr italiano è in affanno, ce lo ricordano media, politici e soprattutto la Corte dei Conti, che nell’ultimo report semestrale sulla sua attuazione sottolinea come più di metà delle misure siano in ritardo. La situazione è decisamente preoccupante al punto che dentro i partiti di maggioranza ci si comincia a porre la domanda: forse è il caso di rinunciare ad una parte dei finanziamenti europei piuttosto che realizzare progetti Pnrr inutili. Il dubbio l’ha espresso a chiare lettere Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera. Perché, si sa, una parte dei 191,5 miliardi devono essere restituiti: 68,9 miliardi sono a fondo perduto (grants) e 122,6 sono finanziamenti (loans) appunto, da restituire.
I progetti Pnrr della Germania sono ancora fermi al palo
Per avere una visione d’insieme su quanto è stato fatto e quanto resta da fare è però utile guardare anche allo Scoreboard della Commissione Europea, che traccia l’andamento delle riforme, dei progetti e degli esborsi a ogni Stato. Lo scoreboard evidenzia come l’Italia abbia finora raggiunto il 18% dei target e dei milestone previsti, esattamente il doppio della media Ue pari al 9%, come si vede dalla nostra infografica sopra. Altri Paesi non hanno ancora cominciato ad attuare nulla, come, per esempio, la Germania, il Belgio, l’Austria, la Svezia, il Lussemburgo, l’Irlanda, la Finlandia, la Danimarca. Incredibile? No, è che essendo i più ricchi e i meno colpiti dall’emergenza Covid, avevano fatto ricorso a Next Generation Eu molto meno di noi. E siccome i soldi che devono spendere in progetti Pnrr sono pochi e hanno tempo fino al 2026 se la prendono, diciamo, un po’ più comoda di noi che abbiamo quasi 200 miliardi da investire nello stesso lasso di tempo.
Quanti fondi del Pnrr sono stati assegnati
Basti pensare che la Germania, il Paese Ue più importante sia dal punto di vista economico che della popolazione, ha richiesto solamente 25,61 miliardi, contro i 191,5 dell’Italia. A ognuno degli altri Stati citati come “ritardatari” spettano invece meno di 10 miliardi. All’Irlanda, addirittura, meno di uno. Stiamo parlando solo delle risorse dello strumento principale di Next Generation Eu, ovvero il Recovery and Resilience Facility (Rrf), del valore complessivo di 723,8 miliardi di euro. Oltre a questo esistono poi anche altre linee di finanziamento, come React-Eu, Horizon Europe, più specifiche, che mettono a disposizione ulteriori fondi.
Gli obiettivi di spesa in progetti Pnrr che l’Italia deve raggiungere sono divisi sia in milestone, ovvero traguardi qualitativi, per esempio riforme strategiche e strutturali da realizzare, che in target, cioè azioni quantificabili in modo oggettivo tramite indicatori. Nel caso del Pnrr italiano milestone e target sono 527 dei quali, secondo lo Scoreboard della Commissione Europea, 377 sono investimenti e 150 riforme. Per la Germania, invece, sono in tutto solo 129, ognuno dei quali, tra l’altro, meno impegnativo dal punto di vista finanziario e organizzativo.
Progetti Pnrr: Francia e Spagna sono più avanti di noi
Anche Spagna, Francia e Polonia, gli altri grandi Paesi maggiori destinatari delle risorse di Next Generation Eu, hanno un numero inferiore di milestone e target da completare, rispettivamente 416, 175 e 283. È anche questo il motivo per il quale il nostro Paese si trova ora più avanti degli altri: avendo più obiettivi e più denaro da spendere ha dovuto programmare un’intensa attività di attuazione dei progetti Pnrr fin dagli inizi, mentre altri hanno potuto permettersi di prendersela con maggiore calma. A dire il vero, però, se ci confrontiamo proprio con i Paesi il cui piano è corposo quasi quanto il nostro, come Spagna e Francia, scopriamo che il tasso di realizzazione del programma è in realtà maggiore, del 22% in entrambi i casi. Al contrario la Polonia è ancora a zero.
Quanti soldi del Pnrr abbiamo ricevuto finora
Queste grandi differenze all’interno della Ue a livello di entità del programma di riforme e dei progetti del Pnrr spiegano in parte anche quelle nell’ambito delle risorse erogate. L’Italia ha già ricevuto 65,89 miliardi, che corrispondono al 34,4% dei 191,5 che ci spettano, ma soprattutto al 45,2% di quelle versate finora a tutti i Paesi.
Ci è stato erogato molto più degli altri, e nonostante questo ci superano alcuni Stati che hanno ricevuto meno, come la Spagna che ha avuto 31,04 miliardi, meno della metà di noi, e la Francia, solo 12,52. Visto che tutto è da considerare in termini relativi, però, dobbiamo considerare anche che gli spagnoli hanno avuto il 44,7% dei fondi a loro spettanti, più del nostro 34,4%, e anche più del 31,8% dei francesi.
Potremmo quindi affermare che è la Francia, almeno tra i Paesi più coinvolti da Next Generation Eu, che finora sembra essersi comportata in modo più efficiente: ha realizzato la porzione maggiore degli obiettivi pur ricevendo meno fondi di noi e di molti altri, sia in termini assoluti che in proporzione a quanto le spettasse.
Per i progetti Pnrr sono stati erogati solo 6 miliardi
Ricevere denaro, del resto, non vuol dire automaticamente utilizzarlo e farlo arrivare a destinazione alle imprese che si stanno occupando dei progetti del Pnrr. Vi è nel mezzo un complesso processo che comprende appalti, assunzione di personale, autorizzazioni da parte di numerosi enti. È proprio qui che si annidano le cause che stanno provocando i ritardi evidenziati dalla Corte dei Conti e dal Governo stesso per metà dei target e dei milestone programmati. Di fatto lo Stato è riuscito a erogare solo 6 miliardi tra quelli ricevuti da Bruxelles, se escludiamo i crediti automatici per il mondo dell’edilizia. Tra le cause del problema sicuramente vi sono i rincari delle materie prime che si sono verificate a partire dalla ripresa post-Covid e che si sono poi esacerbati con l’invasione russa dell’Ucraina.
Perché siamo lenti: il problema sono i tecnici
Le amministrazioni pubbliche, in particolare quelle locali, non sono riuscite a reclutare tutto il personale specializzato necessario per la realizzazione di molti dei progetti del Pnrr. In totale dovrebbero essere 15mila le nuove assunzioni, ma finora sono state solo 2.500. Il problema è quello evidenziato fin dall’inizio da molti: si tratta di contratti a tempo determinato e non permanenti, per competenze che spesso sono pagate molto meglio nel settore privato.
Ora la questione più urgente riguarda la tranche da 19 miliardi che Bruxelles ha congelato, esprimendo riserve su alcuni progetti. È comunque il Governo italiano stesso che avrebbe intenzione di modificare alcuni piani, ritenuti non realizzabili, a favore di altri, ma, appunto, anche su questo serve l’ok della Commissione Europea. Un tema sembra essere fuori dal contenzioso, il nuovo codice degli appalti, che non a caso prevede deroghe proprio per i progetti legati al Pnrr italiano. Questi continueranno a seguire le regole varate negli ultimi due anni proprio in vista dei corposi lavori finanziati dal piano europeo.
I dati si riferiscono al: 2023
Fonte: Commissione Europea