Da tempo il design italiano è caratterizzato principalmente dall’attenzione all’estetica, ma non è sempre stato così. Nei primi decenni del secolo scorso l’Italia era nota nel mondo anche per la sua tecnologia. Il Paese aveva una buona reputazione, se non per la condotta delle sue guerre, almeno per la qualità del suo design militare, in particolare nel campo dell’aviazione.
La ‘star’ fu il trentino Giovanni Battista ‘Gianni’ Caproni. I bombardieri strategici trimotori da lui disegnati vennero impiegati nel corso della Prima guerra mondiale dalle forze armate italiane, francesi, inglesi e statunitensi. Furono prodotti anche all’estero – su licenza – a partire dal 1914. Caproni era talmente ammirato negli Usa che si dice che i Presidenti Roosevelt e Truman tennero il suo ritratto nella Casa Bianca accanto a quello dei fratelli americani Wright, gli inventori del primo aeroplano.
Finita la Grande Guerra, l’aeronautica militare fu smobilitata sia in Italia sia negli altri paesi vincitori. Caproni non finì sul lastrico, ma dovette cambiare un po’ mestiere, rivolgendo la sua attenzione all’impiego degli aerei per il trasporto civile – un utilizzo da lui previsto già nel 1913, quando in un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui previde lo sviluppo di “aeroplani capaci di cento e più passeggeri”, in grado di sorvolare l’Atlantico in 20 ore. All’epoca, a soli dieci anni dal primo volo dei Wright, parve assurda fantascienza.
Nel 1919, ebbe inizio la costruzione del mezzo che avrebbe dovuto rendere il suo sogno una realtà: il Caproni Ca.60 Transaereo, un enorme idrovolante con nove ali e otto motori, in grado di trasportare per l’appunto cento passeggeri al di là dell’oceano. Il velivolo appare qui sopra in un’immagine scattata nel 1921 sul lago Maggiore. Volò solo due volte. Durante il suo secondo collaudo, il 4 marzo 1921, andò completamente distrutto. Il progetto finì e non fu più ripreso. Non tutte le ciambelle riescono col buco…