Microplastiche nell’acqua, nel cibo e nell’aria. Ecco le principali fonti d’inquinamento
Le microplastiche le mangiamo, le respiriamo, ci piovono in testa e le ritroviamo praticamente ovunque, anche sulle superfici dei materiali. I neonati le ingeriscono direttamente dal latte della madre. Una situazione di assoluta emergenza sanitaria, perché se anche non ne conosciamo con certezza il danno, sappiamo bene che queste particelle inquinanti riescono ad arrivare in profondità nei nostri organi vitali.
Il problema è che le fonti di microplastiche sono innumerevoli ormai: dai prodotti dell’industria della cosmetica a quelli per la cura e il benessere del corpo, dalle vernici, dagli pneumatici, dai tessuti, dal pellet, da tutti i prodotti in plastica, dagli imballaggi per alimenti ai prodotti monouso (usa e getta), soprattutto tutti quelli che non rientrano in un nessun percorso di circolarità.
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che ogni anno mandiamo giù con cibo e bevande (tra cui l’acqua, ma anche vino e birra) tra 40 e 52 mila particelle di microplastica, mentre considerando anche quella che respiriamo il totale delle particelle inquinanti che entrano nel nostro corpo in un anno sono tra 74 e 121 mila.
Se restringiamo l’analisi alla sola acqua, chi la beve in bottiglia di plastica ne assume altre 90 mila l’anno di particelle di microplastica, mentre chi la beve dal rubinetto circa 4 mila.
L’impatto delle microplastiche sulla nostra salute (e quella degli altri esseri viventi)
Il dato è quindi diverso a seconda delle fonti di assunzione, ma nel complesso l’allarme per la salute umana e degli altri esseri viventi su questo pianeta è assoluto. Già in laboratorio test sui topi hanno evidenziato un impatto molto negativo sulla salute delle cavie e in particolare sul funzionamento del cervello (specialmente la memoria).
Ulteriori dati sono emersi dall’esposizione quotidiana ad una fonte di microplastiche, come la plastica e altre sostanze, che hanno effetti negativi comprovati sulla fecondità e la fertilità, la salute del cervello, sull’obesità, sul diabete e alcuni tipi di tumori. Gli effetti più vistosi sono quelli sui bambini e i giovanissimi.
Gli effetti più profondi sul nostro organismo sono considerati irreversibili e lungo termine.
Per evitare di accumulare ulteriori volumi di queste microplastiche è necessaria un’azione normativa forte, corale e rigorosa. L’industria della plastica nel suo insieme non sembra essere in grado di darsi delle regole in maniera autonoma, per cui è richiesto da più parti l’intervento delle Istituzioni.
La Risoluzione delle Nazioni Unite, verso il trattato internazionale del 2024
Un anno fa, a marzo del 2022, l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (United Nations
Environment Programme) ha adottato all’unanimità la Risoluzione 5/14, con l’obiettivo di “porre fine all’inquinamento da plastica: verso uno strumento internazionale giuridicamente vincolante”.
Una risoluzione che è già considerata una vera e propria pietra miliare per la transizione industriale e un grande passo verso un oceano senza più plastica.
Il quadro sarà negoziato attraverso una serie di incontri a livello mondiale e dovrebbe entrare in vigore entro la fine del 2024. Il preambolo della risoluzione sottolinea che “l’inquinamento da plastica include le microplastiche“, quindi il Comitato intergovernativo di negoziazione dovrà considerare come affrontare inquinamento da macro e microplastiche nell’accordo globale.
l secondo ciclo di negoziati sul previsto Trattato delle Nazioni Unite sulla plastica si svolgerà il prossimo maggio a Parigi. Un momento chiave per provare a stabilire misure vincolanti per l’industria, in particolar modo per quella della plastica, con l’obiettivo di togliere di mezzo quella usa e getta.
Nuovo Rapporto della Commissione europea
Entro l’anno in corso, inoltre, la Commissione europea dovrebbe pubblicare un nuovo rapporto sulle microplastiche e sulle misure legislative che intende adottare per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale contenuti nel Green Deal dell’Unione, in cui è prevista la riduzione delle microplastiche nell’ambiente almeno del 30% entro il 2030.
I settori industriali che più saranno interessati, almeno all’inizio dall’azione regolatoria saranno quelli dei tessibili, degli pneumatici e dell’industria delle vernici (da cui oggi trae origine il 58% delle microplastiche che riempiono mari, oceani, laghi e fiumi di tutto il mondo).
Sul contributo delle vernici a questo tipo di inquinamento particolarmente pericoloso per la nostra salute (anche per la prossimità tra la fonte e i nostri corpi) si concentrerà l’aggiornamento del Rapporto “Breaking the Plastic Wave” del 2020 che dovrebbe arrivare sempre quest’anno ad opera di Pew Charitable Trusts.