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L’Europa farà la fine dell’Africa? Nessun allarmismo, sono i numeri che parlano. Le esportazioni africane in Cina, ovvero di alcuni importanti Paesi dell’Africa subsahariana dipendono dagli alti e bassi del Paese asiatico. A prima vista è un bene, ma a lungo andare ciò significa che Pechino può influenzare a suo piacimento l’andamento economico di intere nazioni.
Le esportazioni dall’Africa alla Cina
La cartina sopra mostra quanto pesano le esportazioni africane in Cina per ciascun Paese africano, calcolate in percentuale rispetto all’export complessivo. Guardiamo Mauritania, Gambia, Eritrea, Sud Sudan, Gabon, Congo, Repubblica democratica del Congo, Angola e Zambia: le loro esportazioni africane in Cina pesano per il 30% sul totale. Ciò significa che se domani Pechino decidesse di interrompere i rapporti commerciali, questi Paesi non saprebbero più a chi vendere un terzo delle proprie merci. Una condizione di subalternità che inevitabilmente ne influenza le politiche economiche e gli accordi strategici.
Sempre in Africa subsahariana gli Stati con un export verso la Cina compreso fra il 15 e il 30% sono Guinea, Sierra Leone, Repubblica Centrafricana e persino il ricco Sudafrica. Poi ci sono Niger, Sudan, Etiopia e Mozambico, tutti al 10-15% e il gruppo composto da Ghana, Camerun, Chad, Tanzania e Madagascar al 5-10%. Il Madagascar si è “salvato” dall’influenza cinese anche perché è una specie di “colonia” americana. Infine ci sono quei Paesi che hanno mantenuto le esportazioni verso il Dragone inferiori al 5% (è il caso di quelli che si affacciano sul Mediterraneo).
Il neocolonialismo della Cina in Africa
Ma c’è un altro modo attraverso il quale la Cina si sta “comprando” l’Africa. Mentre gli investimenti statunitensi ed europei nel Paese in Africa sono spesso subordinati alla realizzazione di riforme nel campo dei diritti umani e della democrazia, la Cina non pone condizioni e, in cambio dello sfruttamento delle risorse presenti sul suolo africano, Pechino mette sul piatto miliardi di dollari in infrastrutture, scuole, ospedali, investimenti industriali. Un sistema che però ha creato una vera e propria dipendenza commerciale. Lo possiamo chiamare neocolonialismo?
I dati si riferiscono al: 2016
Fonte: OEC