Una settimana fa, su queste colonne della rubrica “ilprincipenudo” che IsICult – Istituto italiano per l’Industria Culturale cura per il quotidiano online “Key4biz”, denunciavamo per primi (assieme a Marco Zonetti di “VigilanzaTv” / “Dagospia”) la scandalosa dinamica che ha caratterizzato il Festival di Sanremo, con una televisione pubblica che ha consentito a Facebook alias Meta di penetrare in modo prepotente nel palinsesto di una trasmissione che ha potuto vantare eccezionali livelli di audience (vedi “Key4biz” del 10 febbraio 2023, “Sanremo 2023, la Rai si (s)vende a Instagram?”)…
Questa volta, la nostra modesta intrapresa solitaria ha sortito effetti (sia ben chiaro, non siamo così presuntuosi da sostenere che esista un nesso causa/effetto determinato soltanto dalla nostra sortita su “Key4biz”…): il nostro piccolo lancio del sasso nello stagno sembra aver smosso assai le acque, che sono divenute improvvisamente agitate, e su più fronti, e variegati assai.
Sinteticamente: la questione è stata affrontata in occasione della riunione del Consiglio di Amministrazione di Viale Mazzini di mercoledì scorso, soprattutto per iniziativa di Riccardo Laganà (rappresentante dei lavoratori Rai)… in sede di Corte dei Conti, qualcuno ha ipotizzato danno erariale… se ne è “ovviamente” interessato Pinuccio di “Striscia la Notizia”… e – udite udite – un qualche parlamentare s’è destato dal sonno ed ha finanche invocato l’esigenza di rendere finalmente operativa la Commissione parlamentare di Vigilanza…
Sarà interessante verificare se tutta questa improvvisa agitazione produrrà effetti concreti, oppure se, passata la tempesta, si tornerà alla solita quiete conservativa.
Procediamo con ordine: martedì 14 febbraio, il Consigliere Riccardo Laganà ha dichiarato che “i grandi numeri di Sanremo, che producono doverosi e sentiti ringraziamenti a tutte le maestranze impegnate, non riescono a nascondere gli svarioni editoriali che hanno danneggiato l’immagine della Rai, anche a livello internazionale…”. Quel che Laganà definisce “svarioni editoriali” sono in verità marchiani errori: dalla operazione Chiara Ferragni invadente “promoter” di Instagram alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla prima serata di cui il Cda avrebbe avuto notizia soltanto all’ultimo momento, per arrivare alla vicenda dell’intervento del Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, dapprima prospettata in presenza, poi con videomessaggio ed alla fin fine derubricata a lettura di un’epistola (verso le due di notte!)… Con incidenti annessi e connessi, come la denuncia del Codacons (la creativa associazione per la tutela dei diritti dei consumatori) nei confronti di Blanco per l’atto vandalico (addirittura definito “rosicidio”!) sul palco dell’Ariston…
Ha dichiarato Laganà: “ci è stato detto che: “il CdA dovrebbe solo ringraziare” ed in egual misura chiedo, di grazia, se, come amministratori del Servizio Pubblico, possiamo ancora chiedere conto su eventuali responsabilità per come è stata trattata la vicenda del Presidente Ucraino, oppure per la promozione di profili privati in Eurovisione. La politica social dell’azienda affidata ad influencer, agenti e artisti? Ho atteso la conclusione del Festival per evitare facili accuse di strumentalizzazione di mie dichiarazioni durante l’evento…”. Non ci risulta che le richieste di chiarimento del consigliere abbiano ricevuto risposte adeguate e chiare.
Si ha notizia che mercoledì prossimo 22 febbraio, la questione Ferragni+Instangram sarà all’ordine del giorno dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, per una verifica dell’esistenza o meno di pratiche di pubblicità occulta e per violazione delle tutele dei diritti dei minori (per i casi Blanco, Rosa Chemical, Fedez, ecc.). La questione del mistero della pubblicità selvaggia è stata posta anzitutto dal commissario Agcom “in quota” Lega Salvini, Massimiliano Capitanio. Ha precisato il già parlamentare della Lega: “secondo indicazioni europee il minore va tutelato fino alle ore 23. In caso di violazione la Rai rischia una sanzione fino a 600mila euro”; quanto all’ipotesi di pubblicità occulta, “noi non abbiamo visto scritte in sovraimpressione, non è stato comunicato”. E ancora, commentando con il tg satirico di Canale 5 “Striscia la Notizia” le dichiarazioni dei vertici sull’assenza di un accordo tra le parti, “se questo non fosse vero, o se ci fossero degli accordi pubblicitari paralleli, sarebbe grave, perché certificherebbe che c’era un accordo commerciale di cui il telespettatore non è stato informato”.
Matteo Salvini: “la televisione pubblica non può essere libera, gratis, senza gravare sul portafoglio dei cittadini? Mediaset va egregiamente in onda senza chiedere un quattrino”. Giancarlo Giorgetti: “dal 2024, canone Rai fuori dalla bolletta elettrica”
E che dire di Matteo Salvini, che ha approfittato della “tempesta” Sanremo per ri-colpire Viale Mazzini?!
Secondo alcuni, emergerebbe in una parte del centrodestra addirittura l’idea radicale di una privatizzazione della Rai. Martedì 14, il leader della Lega, intervenuto alla trasmissione di Rete 4 “Fuori dal Coro”, ha proposto una formula ibrida, con una tesi che può essere interpretata ambiguamente: “una cosa su cui ragionare sarà la Rai. Quanto costa agli italiani, valutare l’opportunità di togliere il canone dalla bolletta della luce, che è già abbastanza pesante, e pensare se anche in Italia, come in altri Paesi europei, la televisione pubblica non possa essere libera, gratis, senza gravare sul portafoglio dei cittadini. Mediaset va egregiamente in onda senza chiedere un quattrino”.
E come commentare la sortita del Ministro leghista Giancarlo Giorgetti, il quale intervenendo qualche giorno fa ad un evento elettorale della Lega a Roma, ha sostenuto a chiare lettere che il canone Rai, dal 2024, non sarà più nella bolletta elettrica? “Quest’anno – ha sostenuto il Ministro dell’Economia – io mi sono preso la responsabilità enorme, e ho preso un sacco di critiche chiaramente da tutti, perché siamo arrivati ed è rimasto in bolletta… se no saltava tutto, ma diventa chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire e quindi l’anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento”.
Questa affermazione determina un incremento dell’alea crescente che riguarda il futuro – non soltanto economico – del servizio pubblico mediale in Italia: come si può definire seriamente un “piano industriale” (peraltro in gestazione da molto – troppo – tempo a Viale Mazzini), se non si ha la minima certezza delle risorse disponibili?!
Il Partito Democratico chiede (finalmente) l’avvio dei lavori per la Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Forza Italia sostiene che il ritardo è dovuto alle liti tra Pd e M5s e Italia Viva
Ed è di ieri giovedì 16 febbraio, il risveglio improvviso del Partito Democratico, che ha finalmente comunicato la composizione della propria squadra in Commissione Vigilanza (7 parlamentari sul totale di 42 componenti) ed ha sollecitato l’avvio dei lavori…
Il Pd sarà rappresentato a San Macuto da Ouidad Bakkali, Annamaria Furlan, Stefano Graziano, Antonio Nicita, Vinicio Peluffo, Francesco Verducci, Nicola Zingaretti, i quali – in una nota congiunta – hanno dichiarato: “gli ultimi dati Agcom sul pluralismo radiotelevisivo e, segnatamente, sull’informazione Rai, confermano pesanti squilibri a favore di governo e maggioranza. in violazione dell’art. 6 del Contratto di servizio, del Tusma e della Legge 28/2000… Questa situazione di squilibrio e di vuoto di vigilanza non può durare oltre, al fine di ripristinare un rapporto corretto tra maggioranza e minoranza parlamentare. Gli altri partiti designino i propri componenti rappresentanti in Commissione e si proceda nei prossimi giorni alla costituzione di un organo importantissimo per il pluralismo informativo e il buon funzionamento del confronto democratico”.
Questa sortita è comunque collegata alla intesa di massima che sarebbe stata finalmente raggiunta tra i partiti rispetto ad un complessivo “pacchetto” di nomine di ben 16 “commissioni bicamerali”: delle rispettive presidenze, 7 andrebbero a Fratelli d’Italia (tra le quali l’Antimafia, l’inchiesta sul Covid – sulla quale punta molto anche Matteo Renzi –, vigilanza Cassa Depositi e Prestiti, Anagrafe Tributaria, Comitato Schengen), 4 alla Lega, 3 o 4 a Forza Italia, 1 o 2 ai centristi di Maurizio Lupi. Da decidere, invece, tra FdI e Lega, la presidenza della commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi. Al partito di Matteo Salvini, dovrebbe andare, tra l’altro, la guida della bicamerale sul Federalismo Fiscale e quella sulle Ecomafie. Secondo questo schema spartitorio, a Forza Italia andrebbe, tra le altre, la presidenza della Commissione parlamentare per le Questioni Regionali e gli azzurri rivendicherebbero per sé anche quella sui Femminicidi. La presidenza della Commissione sul caso di Emanuela Orlandi dovrebbe andare a M5s, che ha presentato il disegno di legge
All’opposizione andrà sicuramente – come da prassi parlamentare – la Vigilanza Rai e a giocarsi la presidenza sono quindi il Movimento Cinque Stelle ed Italia Viva Azione (il Pd si deve “accontentare” del Copasir affidato alla guida del suo Lorenzo Guerini, già Ministro della Difesa).
I candidati più accreditati per la Vigilanza restano quelli che abbiamo già identificato su queste colonne da settimane e settimane: Alessandra Todde e Riccardo Ricciardi per il M5s e Maria Elena Boschi per Italia Viva Azione. Secondo alcuni osservatori, Matteo Renzi sostiene in modo intenso Boschi e vorrebbe a tutti i costi che fosse il suo partito a guidare la Commissione, ma sarebbe disponibile a rinunciare a questo obiettivo, se Italia Viva Azione potesse vedersi assegnata la Commissione di inchiesta sul Covid.
Non si domandi, il cittadino “comune”, quali siano le “logiche” di queste spartizioni partitocratiche.
A fronte della sortita dem sulla “urgenza” di attivare la Vigilanza Rai, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri (Vice Presidente del Senato) ha replicato con la sua abituale vis polemica, sostenendo che la Commissione non sarebbe stata finora costituita soltanto a causa delle dinamiche interne alle opposizioni, ovvero per una loro perdurante lite interna: “è paradossale che siano i parlamentari della sinistra a invocare la costituzione della Commissione. Per prassi, giustamente, la presidenza è riservata alla minoranza. Poiché non trovano accordo tra di loro, il Pd, i grillini e i renziani, non si designa il presidente e, quindi, c’è un rallentamento nell’attività”.
Poco importa, alla fin fine, di chi sia la responsabilità politica di questa stagnazione: non resta che augurarsi che la settimana prossima sia quella giusta per il perfezionamento della composizione ed il concreto avvio delle attività. E che magari la Commissione cominci a chiedere a Ministero e Rai che fine ha fatto la segretissima “bozza” del “contratto di servizio” 2023-2027.
Appello di 30 associazioni della società civile per trasparenza e partecipazione nella gestazione del prossimo “Contratto di servizio” Rai: ricaduta mediale e politica? Zero
Soltanto il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha pubblicato – ieri giovedì 16 febbraio 2023 – un “appello per piena trasparenza e partecipazione nel definire il nuovo Contratto di Servizio Rai”, sotto forma di “lettera aperta” al Direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio.
Chi cura questa rubrica ha lamentato, da molto tempo, l’assenza di voci della società civile rispetto a questa scandalosa gestazione “segreta” del contratto tra Ministero per le Imprese e il Made in Italy (Mimit) e Rai: l’iniziativa, promossa da Compubblica (associazione italiana comunicazione pubblica e istituzionale) e da Infocivica Gruppo di Amalfi, è quindi certamente apprezzabile e condivisibile, per quanto forse troppo moderata nei toni e nella sostanza.
Ha avuto ricaduta mediale l’indomani, ovvero oggi venerdì 17 febbraio 2023?! No. Zero assoluto.
Nessuna altra testata su carta o su web l’ha rilanciata, e già questo evidenzia la debolezza del sistema informativo italiano, che dedica lenzuolate alle polemiche… trash di Sanremo e nessuna attenzione ad un documento stimolante e strategico come questo.
Scrivono i promotori dell’inascoltato appello che “il nuovo contratto di servizio Rai debba essere portato all’attenzione dei cittadini e che diventi oggetto di dibattito e confronto trasparente tra i diversi operatori (sociali, professionali, tecnologici) che siano interessati a renderlo non solo uno strumento di orientamento dell’azienda, ma un indispensabile strumento di servizio pubblico nella trasformazione digitale nel nostro Paese”.
E quindi chiedono: “1) Trasparenza dei processi decisionali, attenzione dei media e avvio di un serio dibattito pubblico sul rinnovo del Contratto di Servizio, in modo che questo superi le passate routine e porti la Rai a un sollecito rinnovamento, estendendo, il più possibile, il suo sguardo e la sua offerta alle giovani generazioni; 2) Il presupposto di “servizio pubblico” per la Rai divenga assolutamente prioritario, pur restando l’azienda una realtà che opera sul mercato della comunicazione digitale a tutto campo, passando dal concetto di “media digital company” a quello di “media digital company di servizio pubblico’; 3) Alla rilevanza dei compiti affidati alla concessionaria corrisponda, contrattualmente, una valutazione, altrettanto seria e oggettiva, di tutti i contributi pubblici necessari ad attuarli, anche attraverso l’individuazione di strumenti di misurazione e operativi che consentano la verifica, reciproca, della loro realizzazione”.
Richieste assolutamente condivisibili. Semplicemente, buon senso. Ma l’Italia spesso sembra aver perso il concetto stesso di “buon senso”.
Hanno aderito all’appello una trentina di associazioni (la gran parte delle quali non beneficiano di particolare notorietà, a parte Usigrai e Ucsi e Aiart), molte di area cattolica: Age(Ass. Italiana Genitori), Aiart(Associazione Cittadini Mediali) onlus, Aicab (Associazione Italiana Cabarettisti) aps, Aimc (Associazione Italiana Maestri Cattolici), Aisdet (Associazione Italiana della Sanità Digitale e Telematica), Aiis(Associazione Italiana per l’Integrità della Salute), Articolo 21, Centro Culturale San Paolo onlus, Cnba (Coordinamento Biblioteche di Architettura), Copercom(Coordinamento per la comunicazione), Cime (Consiglio Italiano del Movimento Europeo), Eurovisioni, Farerete Bene Comune aps, Fondazione Anna Maria Catalano onlus, Fondazione Salvatore Crucitti onlus, Forumsad (Forum Permanente per il Sostegno a Distanza) onlus, Libenter Masci (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), Media Aid onlus, Period Think Tank asp, Raduni (Associazione italiana degli operatori e dei media universitari), Sgi(Stati Generali dell’Innovazione), Uciim (Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Educatori, Formatori), Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana), Usigrai (Unione Sindacale Giornalisti Rai), Weca (Associazione Web Cattolici Italiani). Clicca qui, per aggiornamenti sulle adesioni all’Appello.
Ricaduta stampa e web: zero.
Unica eccezione, ancora una volta, “Key4biz”: vedi l’intervento odierno a firma di Giacomo Mazzone, Segretario Generale di Eurovisioni (nonché giornalista, mediologo e dirigente Rai, già direttore delle relazioni esterne dell’Ebu), “Democrazia Futura. Lettera aperta a un giornale della sera cinquant’anni dopo”.
Reazioni da parte di parlamentari della Repubblica? Zero. E ciò basti.
Nessuna reazione registrata nemmeno da parte del titolare del Mimit Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), che sulle vicende Rai continua a mostrare un impressionante anzi incredibile silenzio totale. Nonostante sua debba essere la firma sul “contratto di servizio”…
Carlo Melzi d’Eril e Giulio Enea Vigevani (su “Il Sole 24 Ore”): sulla “governance” della Rai intervenga la Corte Costituzionale… Massimo Bernardini (“Tv Talk” Rai): “rimprovero alla destra l’incapacità di mettere in campo dissensi o contributi davvero importanti, culturalmente fondati”
Da segnalare che il quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore” pubblica oggi un articolo di Carlo Melzi d’Eril e Giulio Enea Vigevani, intitolato provocatoriamente “La governance della Rai è materia per la consulta”, nel quale si invoca addirittura l’intervento della Corte Costituzionale per superare le contraddizioni tra norme e prassi, in relazione all’ingerenza della partitocrazia nella gestione del servizio pubblico: “che fare? Certo non osiamo nemmeno invocare una “riforma della Rai”, fantasma che da decenni circola nei dibattiti politici e che quando ha superato la consistenza dell’ologramma, prendendo la forma di progetto di legge, magari poi approvato, ha prodotto risultati pessimi. La speranza è che questa contraddizione arrivi finalmente sul tavolo della Corte costituzionale, magari grazie alla resistenza dell’attuale vertice nel caso di revoca. Ed è una speranza a cui non sappiamo rinunciare”.
Merita anche essere segnala la “lettera aperta” che Massimo Bernardini, giornalista e mediologo e conduttore del programma settimanale “Tv Talk” su Rai 3 ha pubblicato oggi su “Libero”: nel manifestare un apprezzamento complessivo sul Sanremo (segnalando come i cosiddetti momenti “trasgressivi” sarebbero stati “gocce quantitativamente irrilevanti nel mare di un rispettabile – seppur per qualcuno insopportabile – show popolare”), invita la destra culturale italiana ad essere più attiva, che reattiva: “rimprovero alla destra l’incapacità di mettere in campo dissensi o contributi davvero importanti, culturalmente fondati. Di cui per esempio era capace, da uomo di sinistra profondamente libero, il Gaber de “Il potere dei più Buoni”, “Quando è moda è moda”, “Destra-Sinistra”, “Il conformista””… E, ancora: “sinceramente, nonostante tante personalità che stimo, da Gennaro Sangiuliano a Gianmarco Mazzi, da Vittorio Sgarbi a Marcello Veneziani, insistano nel sottolineare la piena cittadinanza e intelligenza di una cultura diversa, fra l’altro non rivendicando la nascita di nuove egemonie ma seminai la fine di tutte, vedo ancora un deficit profondo, culturale e strategico”. Riteniamo molto stimolante questa riflessione di Bernardini e ci piacerebbe provocasse un dibattito ampio.
Riparte il progetto “PerChiCrea”: il 10 % dei compensi da “copia privata”, gestiti da Siae, verrà nuovamente destinato ai giovani autori e creativi, imminente la 4ª edizione dell’iniziativa
Come è noto, dal 1° gennaio 2023 la guida della Società Italiana degli Autori e Editori (Siae), una “macchina culturale” centrale nell’economia dell’immaginario italiano (poco meno di 600 milioni di fatturato nell’esercizio 2021, oltre 106mila associati, oltre 1.000 dipendenti, 356mila utilizzatori…), ha il giovane ingegnere Matteo Fedeli come Direttore Generale, dopo essere stata guidata per un decennio da Gaetano Blandini (la nomina di Fedeli risale al luglio del 2022, ma il neo Dg è entrato nella pienezza dei poteri soltanto dal 1° gennaio 2023, anche per consentire un passaggio di consegne “soft”: vedi “Key4biz” del 5 luglio 2022, “Nuovo direttore generale in Siae: da gennaio 2023, il giovane Matteo Fedeli subentra al veterano Gaetano Blandini”).
Questa nomina determina un nuovo corso della Siae, anche a seguito del passaggio di consegne, nell’ottobre scorso, tra Giulio Rapetti alias Mogol ed il veterano Salvatore Nastasi (già Segretario Generale del Ministero della Cultura) nella veste di Presidente (vedi “Key4biz” del 9 settembre 2022, “Salvo Nastasi eletto all’unanimità presidente della Siae”).
Alcuni segnali di cambiamento sono già emersi: per esempio, è stata Siae, a Sanremo, venerdì scorso 10 febbraio 2023, nell’economia del suo progetto “CasaSiae”, a promuovere gli “Stati Generali della Musica”, prima occasione pubblica di incontro del Sottosegretario del Mic Gianmarco Mazzi (che ha la delega giustappunto per la musica) con i rappresentanti del settore. A confrontarsi con il delegato del Mic al settore musica, oltre al Presidente Siae Salvatore Nastasi, sono stati Paolo Franchini (Consigliere di Gestione Siae e Presidente Fem), Francesca Grimaldi (Direttore Relazioni Istituzionali e Associative di Fimi), Andrea Miccichè (Presidente Nuovo Imaie), Sergio Cerruti (Presidente Afi), Mario Limongelli (Presidente Pmi) e Vincenzo Spera (Presidente di Assomusica). È stato presentato anche un documento unitario, che Nastasi ha così commentato: “si tratta di un comparto che, passato il tragico periodo pandemico, sta ritrovando numeri importanti sia nel mercato nazionale che in quelli esteri. Con il documento unitario, presentato oggi al Sottosegretario Mazzi, l’industria musicale italiana, rappresentata in tutte le sue componenti, desidera portare all’attenzione del Ministro e del Governo alcune istanze condivise e inderogabili riguardanti il diritto d’autore, che siamo fiduciosi troveranno la necessaria attenzione e le adeguate risposte”. Torneremo presto su questo documento unitario.
Come ha scritto Davide Poliani sulla più qualificata testata giornalistica del settore, “Rockol”, “il Sottosegretario Gianmarco Mazzi, in conclusione dell’incontro, ha spiegato di avere in programma – come primo provvedimento del suo mandato – un atto di indirizzo, firmato dal ministro Sangiuliano, che stabilisce che il 10 % dei proventi della “copia privata” siano devoluti al sostegno degli autori”.
Questa affermazione ci è parsa un po’ curiosa, perché in verità, nel silenzio di tutti – fatta salva la sempre attenta agenzia giornalistica Cult alias AgCult (diretta da Ottorino De Sossi) – il 9 febbraio 2023 (il giorno prima rispetto alla sortita del Sottosegretario) sul sito web del Ministero della Cultura è stato pubblicato l’“Atto di indirizzo per la promozione culturale nazionale e internazionale dei giovani autori”, a firma del Ministro Gennaro Sangiuliano.
La “copia privata” e la quota del 10 % a favore dei giovani autori e creativi: genesi dell’iniziativa e sua evoluzione storica
Di cosa si tratta?!
Il “dossier copia privata” merita approfondimenti, sui quali andremo a concentrarci in prossime edizioni della rubrica IsICult per “Key4biz”, perché è tema piuttosto… complesso, controverso e finanche scottante. Da segnalare, in argomento, anche una recente sentenza del Consiglio di Stato del 3 febbraio 2023 che rigetta alcune tesi Siae sui criteri di esenzione dall’obbligo di applicazione della “copia privata” per gli usi professionali dell’hardware.
In sintesi, per quanto qui interessa:
- la cosiddetta “Copia Privata” è il compenso che si applica sui “supporti vergini”, “apparecchi di registrazione” e “memorie” (smartphone, smart tv, pc, tablet, ecc.), in cambio della possibilità di effettuare registrazioni, esclusivamente a uso privato, di opere protette dal diritto d’autore: per questo utilizzo, l’ordinamento italiano riconosce agli aventi diritto un “equo compenso”; Siae riscuote questo compenso e lo ripartisce ad autori, produttori e artisti, interpreti…
- va ricordato che secondo associazioni come Anitec-Assinform e Confindustria Digitale “la copia privata non esiste più, resa obsoleta dallo streaming” (così sosteneva nel giugno 2020, in occasione dell’aumento dei prelievi sulle tecnologie digitali atte alla riproduzione di opere audio-video); ricordava Luigi Mansani su “Il Sole 24 Ore” dell’11 febbraio scorso, “il compenso per copia privata fu introdotto quando il file sharing era un fenomeno di massa e fu legato alla capacità di memoria dei dispositivi. Sono passati 25anni, la musica si ascolta gratis o pagando pochi euro su varie piattaforme, ma il balzello è rimasto e anzi è più alto perché la memoria degli apparecchi è centuplicata”; la questione è controversa, ma dovrebbe essere comunque affrontata in una prospettiva di ecologia mediale, piuttosto che di “pro” e “contro” tra autori e produttori di hardware…
- nel 2021, la raccolta Siae del settore “Copia Privata Audio e Video” è stata di 147,7 milioni di euro, a fronte dei 126,7 milioni del 2020, con un incremento di 21 milioni, corrispondenti a circa un +17 %; se nel 2008, la raccolta era stata di 62 milioni di euro, nel periodo tra il 2015 ed il 2018 ha registrato una oscillazione di pochi milioni di euro intorno a 130 milioni di euro l’anno; l’incremento del 2021 è da attribuire, in gran parte, ad un aumento della raccolta riferibile ad alcuni prodotti specifici acquistati dai consumatori (peraltro nel 2020 la tassazione dei “device” è aumentata, a fronte delle resistente dei produttori e distributori di hardware), attribuibile al protrarsi degli effetti dell’emergenza sanitaria, che ha inciso sulla frequenza di utilizzo di alcuni prodotti tecnologici (tablet, pc, smartwatch, eccetera);
- la Legge di Stabilità per il 2016 ha previsto (su iniziativa del Partito Democratico, fortemente sostenuta dal Ministro Dario Franceschini; formalmente a partire da un emendamento del deputato Roberto Rampi, non rieletto nell’attuale legislatura) che una quota del 10 % dei compensi per la “Copia Privata” gestiti da Siae venisse destinata ad attività che favoriscano la creatività e la promozione culturale nazionale e internazionale dei giovani;
- sono stati quindi avviati da Siae i bandi “Sillumina” (1° anno: 2016) e poi “PerChiCrea” (anno 2° e 3°, quindi 2017-2018); nell’arco di un triennio, Siae ha destinato 28 milioni di euro per sostenere 927 iniziative; la media di contributi destinati da Siae, nel triennio 2016-2018, è stata quindi nell’ordine di 9,3 milioni di euro l’anno;
- per la prima volta in Italia, la Siae stessa ha deciso di affidare ad un centro di ricerca indipendente (IsICult) la “valutazione di impatto” dei primi 3 anni di questa iniziativa, pubblicata sul sito web della Società a fine gennaio 2020 (vedi “Key4biz” del 3 febbraio 2020, “Siae, ricerca IsICult valuta il fondo creatività giovanile ‘under 35’ Siae-Mibact”);
- a causa delle conseguenze della pandemia Covid, il Governo ha poi deciso che la destinazione della quota del 10 % dei ricavi da copia privati degli anni 2019 e 2020 e 2021 venisse riservata direttamente ad autori, artisti, interpreti e esecutori associati alla Siae ed ai mandatari della società: quindi il progetto “PerChiCrea” è stato conseguentemente sospeso per 3 anni (dal 2019 al 2021);
- venerdì 9 febbraio 2023, è stato pubblicato (nella sezione “Atti a firma del Ministro” del sito web del Mic) il nuovo “Atto di indirizzo” del Ministro, che torna a vincolare l’allocazione del 10 % (proventi da copia privata relativi all’anno 2022) a favore dei giovani autori e creativi; da segnalare che curiosamente il decreto è stato segnalato soltanto dall’agenzia stampa AgCult nell’edizione di martedì 14 febbraio; nessuna traccia nemmeno sul sito della competente Direzione Generale del Ministero; nessuno (incredibile ma vero) ha rilanciato la notizia, se non noi oggi qui su “Key4biz”;
- tra breve, Siae andrà a pubblicare i nuovi bandi, che rappresenteranno quindi l’edizione n° 4 dell’iniziativa a favore dei giovani autori e creativi italiani (clicca qui, per il sito web Siae dedicato a “PerChiCrea”, che è ovviamente “congelato” all’anno 2019, ovvero alla terza edizione).
Si ricordi anche – en passant – che nel maggio 2022 il Ministero della Cultura cadde su una vera e propria buccia di banana, perché il Ministro Dario Franceschini firmò un decreto che prevedeva il riavvio del progetto “PerChiCrea” – ovvero la destinazione del vincolo del 10 % a favore dei giovani autori ed artisti – allorquando il Decreto cosiddetto “Cura Italia” (ovvero il Decreto Legge n. 18/2020, entrato in vigore il 18 marzo 2020 e divenuto definitivamente legge dello Stato il 30 aprile 2020) aveva originariamente stabilito, all’articolo 90, che “eccezionalmente” – causa effetti della pandemia Covid – la quota del 10 % dei compensi incassati nell’anno 2019 per la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi (la cosiddetta “copia privata”, appunto) fosse destinata al sostegno degli autori, degli artisti interpreti ed esecutori e dei mandatari colpiti dalla grave crisi in atto nel settore culturale e dello spettacolo… La misura emergenziale veniva rinnovata anche per l’anno successivo: a fine settembre 2021, si aveva notizia dell’avvenuta pubblicazione del Decreto n. 311 del 13 agosto 2021 del Ministro della Cultura, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, previsto dall’articolo 90 del Decreto Legge n. 18-2020 “Cura Italia”, che attribuiva nuovamente – “eccezionalmente” – ad autori, artisti e mandatari le risorse finanziarie provenienti dalla quota del 10 % della “copia privata”, insieme al provvedimento con le modalità per le relative domande che dovevano essere presentate entro il 21 ottobre 2021… “Eccezionalmente” valeva quindi non soltanto per i flussi del 2019 e del 2020, ma anche per quelli del 2021. Interpretando correttamente la normativa vigente, la quota di ripartizione a favore direttamente di autori ed artisti e dei mandatari valeva anche per il flusso relativo all’anno 2021, e quindi… se ne sarebbe riparlato per il 2023, per i flussi relativi all’anno 2022. Il decreto “sbagliato” è scomparso dai radar, ed immaginiamo sia stato annullato – per così dire – in… “autotutela”!
Se ne sarebbe riparlato nel 2023, scrivevamo: e così è stato, con il decreto ministeriale del 9 febbraio scorso firmato da Gennaro Sangiuliano.
Siamo stati gli unici in Italia a denunciare questo grossolano errore del Mic: vedi “Key4biz” del 10 giugno 2022, “Mic, ritirato bando “10 % della copia privata”, ed anche “Key4biz” del 5 ottobre 2022, “Diritto d’autore, alla Siae il 10% della copia privata. Si scalda il toto-ministri”.
L’errore è stato comunque superato, il decreto del maggio 2022 è scomparso, ed il nuovo decreto del febbraio 2023 rimette in moto il meccanismo del 10 % a favore di creativi “under 35”…
Il decreto firmato da Gennaro Sangiuliano prospetta modificazioni significative rispetto a quelli firmati dal suo predecessore Dario Franceschini?
Sostanzialmente no, ma ad un osservatore attento non può sfuggire che è stata eliminata una tipologia, tra i progetti che il Ministro definiva come… “privilegiati” (ovvero da privilegiare nella selezione da parte della Commissione nominata da Siae)…
10 % da “copia privata” per i giovani: l’“indirizzo” 2023 del Ministro Gennaro Sangiuliano: non si privilegiano più le iniziative “multiculturali” ma quelle che esaltano la cultura della “Nazione”
Questo l’assetto attuale dell’“indirizzo”, come settori “privilegiati” nel 2023:
- l’ampliamento dell’offerta e della domanda culturale, attraverso azioni volte al superamento del ‘cultural divide’;
- la specializzazione delle professionalità artistiche, anche attraverso il sostegno alla creazione, composizione, edizione, diffusione, esecuzione e promozione di nuove opere di giovani autori;
- l’internazionalizzazione, attraverso il sostegno alla diffusione di opere di giovani autori nel mercato internazionale;
- il coinvolgimento di più istituzioni o che siano realizzati sulla base di accordi di partenariato tra più soggetti proponenti;
- l’inclusione sociale.
Il testo è identico, fin qui, a quello firmato da Franceschini, ma ecco la modifica:
“Franceschini 2022” (settore che non viene più considerato tra quelli da “privilegiare”):
[ cassato ]
- il dialogo interculturale, attraverso iniziative che favoriscano un processo di scambio di vedute aperto e rispettoso fra persone e gruppi di origine e tradizioni etniche, culturali, religiose e linguistiche diverse, in uno spirito di comprensione e rispetto reciproco;
“Sangiuliano 2023” (nuovo settore da “privilegiare”)
[ introdotto ]
- la promozione e la diffusione degli aspetti più qualificanti della cultura italiana, nella sua dimensione artistica, letteraria e storica, per rafforzare tra i giovani il senso di appartenenza alla Nazione e il ruolo da questa svolto nello sviluppo culturale mondiale.
Si tratta di una modificazione non irrilevante, perché trasferisce la sensibilità del Ministro da un approccio multiculturale-interculturale ad un approccio nazional-nazionalistico, con “Nazione” evidenziata finanche nel “lettering”, con l’iniziale maiuscola (e manca soltanto – verrebbe da dire con la Premier Giorgia Meloni ed il suo apparato ideologico – il termine Patria).
Il Ministro Sangiuliano ha anche deciso di escludere dalla partecipazione ai bandi le “persone fisiche”, consentendo l’accesso a tutti i soggetti pubblici e privati “di cui al Libro I, Titolo II, Capo I e Capo II e Capo III del Codice Civile”: quindi… imprese di ogni tipo, associazioni, riconosciute e non, fondazioni, comitati… I bandi precedenti prevedano anche le “ditte individuali”, nel 2016, e dal 2017 al 2018 anche “le persone fisiche purché titolari di partita Iva”.
Altre modificazioni vengono apportate alla ripartizione interne dei fondi da allocare, ma di questo ed altro andremo a trattare in una prossima edizione di questa rubrica: torneremo presto su questa iniziativa, che ha rappresentato una preziosa iniezione di energia (anzitutto numismatica) a favore della creatività giovanile.
Si ricordi che le iniziative “Sillumina” e “Per Chi Crea” hanno infatti messo in moto un flusso notevole di energie creative, anche soltanto a livello di impegno ideativo e progettuale, considerando che nel triennio 2016-2018 sono stati presentati complessivamente ben 5.250 progetti, corrispondenti ad una media annua nell’ordine di 1.750 progetti: una media teorica di quasi 5 progetti al giorno nell’arco del triennio!
L’insieme dei progetti sostenuti da Siae ha determinato costi totali nell’ordine di 42,2 milioni di euro nell’arco del triennio.
Il contributo medio assegnato da Siae ai 927 progetti è stato di 29mila euro.
Il “perimetro” degli interventi Siae è stato ampio: arti visive, performative e multimediali, cinema, musica, teatro, danza, libro e lettura… Ben oltre quanto storicamente previsto dagli interventi tradizionali dello Stato (si pensi al Fondo Unico per lo Spettacolo, ed all’ormai parallelo Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo).
I 927 progetti vincitori nel triennio sono stati sviluppati nei seguenti settori: 45 % musica, 24 % cinema, 15 % teatro e danza, 8 % libro e lettura; 8 % arti visive, performative e multimediali. Nell’arco del triennio, sono stati sostenuti – per i 927 progetti vincitori – 823 “soggetti” (coloro che hanno presentato le proposte progettuali), di cui il 33 % sono state imprese (273), il 29 % associazioni (239), il 28 % scuole (234), l’8 % fondazioni (62), ed un 2 % (15) altri enti.
Mediamente, Siae ha quindi sostenuto 310 progetti all’anno, a fronte dei circa 2mila sostenuti ogni anno dal Ministero per la Cultura.
I soggetti vincitori sono stati 724 (“al netto” dei soggetti che hanno vinto in più edizione o più volte nella stessa edizione), per il totale di 927 progetti, iniziative nelle quali sono stati coinvolti altri 263 soggetti in regime di partenariato (dato “al netto” dei partner ricorrenti tra le edizioni), per un totale complessivo di 981 soggetti (tra promotori e partner).
Nell’arco delle tre edizioni dei bandi Siae-Mic “copia privata”, sono stati coinvolti attivamente quasi 8mila artisti, e, per quanto riguarda l’edizione 2018 (la prima con un bando dedicato esclusivamente alle scuole primarie e secondarie), quasi 27mila studenti…
Numeri impressionanti, che confermano la validità dell’iniziativa “10 % della copia privata” a favore della creatività giovanile…
Clicca qui, per l’“Atto di indirizzo per la promozione culturale nazionale e internazionale dei giovani autori” ai sensi dell’articolo 71-octies, comma 3-bis, della Legge 22 aprile 1941, n. 633, per l’annualità 2023 (cosiddetta quota del 10 % della “copia privata”), Decreto ministeriale n. 62 a firma del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, 9 febbraio 2023.