Gli investimenti americani nell’IA cinese, lo studio
Negli ultimi sei anni gli investitori americani hanno deciso di versare miliardi di dollari nelle tasche di molte aziende cinesi specializzate in soluzioni di intelligenza artificiale (IA). Secondo il rapporto pubblicato dal Center for Security and Emerging Technology (CSET) della Georgetown University, parliamo di 40,2 miliardi di dollari tra il 2015 ed il 2021.
Si tratta di 167 investitori americani e di un volume di 401 transazioni che ha rappresentato il 37% del totale raccolto a livello mondiale dalle aziende cinesi di soluzioni IA negli ultimi sei anni.
Qualcomm Ventures e Intel Capital sono state coinvolte, rispettivamente, in 13 e 11 investimenti in società cinesi di intelligenza artificiale, mentre il podio più alto spetta a GGV Capital, che ha collezionato 43 investimenti.
La lista ovviamente è lunga e ci sono anche altri grandi nomi, come Silicon Valley Bank e il gruppo di investimenti Wanxiang American Healthcare, GSR Ventures e Goldman Sachs.
L’imbarazzo di Washington
Secondo il CSET, solo una società cinese di IA, che ha ricevuto finanziamenti dagli investitori statunitensi, è coinvolta nello sviluppo di applicazioni di intelligenza artificiale per usi militari o di pubblica sicurezza.
Ma certo l’imbarazza a Washington rimane forte, vista la politica di forte contenimento dell’espansione tecnologica, commerciali e militare cinese da Donald Trump a Joe Biden.
Hans Nicholes, l’autore di “Axios Sneak Peek”, ha spiegato che la guerra in Ucraina, le interruzioni della catena di approvvigionamento causate dalla pandemia da Covid 19 e il comportamento più aggressivo della Cina nel Pacifico occidentale, hanno portato a un nuovo consenso bipartisan sul fatto che gli Stati Uniti dovrebbero fare di più per troncare immediatamente la crescita militare e tecnologica della Cina.
Ma i dati raccontano di un’altra storia, fatta di una profonda interdipendenza tecnologica e commerciale.
Paura per la crescita del potenziale tecnologico e militare cinese
L’amministrazione Biden potrebbe essere molto propensa a rendere l’ordine esecutivo di contenimento degli investimenti statunitensi in Cina decisamente più mirato su alcune tecnologie strategiche, come l’IA, di quanto suggerito in precedenza.
L’imposizione di restrizioni a società ed investitori, disposti a sviluppare o sostenere progetti cinesi, si potrebbe tradurre in un’ulteriore escalation della tensione tra USA-Cina.
Il timore di Washington, è che oltre alle ingenti risorse finanziarie dirottate verso un altro Paese, invece che distribuite nell’industria tecnologica nazionale, si possa trasferire anche tanta conoscenza, tante competenze e troppo know-how.
Non solo, altra paura americana è che l’IA, magari assieme alle tecnologie quantistiche, ai semiconduttori, all’automazione, possa essere sfruttata per potenziare le capacità militari cinesi.
La spesa delle due superpotenze nell’IA militare
Sempre secondo il Cset, la Cina spende ogni anno tra 1,6 e 2 miliardi di dollari in soluzioni di IA per diversi impieghi militari.
Il Dipartimento della Difesa USA, invece, ha speso nel 2020 tra 800 milioni e 1,3 miliardi di dollari per l’intelligenza artificiale, e tra 1,7 e 3,5 miliardi di dollari per i sistemi e apparecchi a guida automatizzata. Ulteriori 800 milioni di dollari, infine, sono stati spesi dal Governo americano per progetti di ricerca sempre relativi agli impieghi dell’IA nel settore militare.