Come vedi il futuro del settore della connettività in Europa? Questo il tema della consultazione che a breve sarà lanciata in Europa, per ridisegnare le priorità della industry delle Tlc nei prossimi 10 anni, in vista dell’esplosione del traffico che in futuro crescerà ancora di pari passo con l’emergere dei metaversi e di nuovi mondi digitali. Abbiamo spulciato l’ultima bozza del questionario pubblico in via di ultimazione, ed emergono alcuni temi che vale la pena segnalare.
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Come gestire gli investimenti
La Commissione vuole suggerimenti su come gestire gli investimenti per garantire le nuove reti del futuro, fibra e densificazione delle antenne 5G. Vuole sapere quali sono le priorità condivise sul mercato in vista di questi obiettivi così sfidanti. Come sia meglio allocare le risorse, se è il caso o meno di far contribuire anche le Big Tech alle spese per le nuove reti. Un dibattito ormai datato, che potrebbe avere un senso rinnovato soltanto se le telco Ue accettassero di rinunciare ai privilegi della loro dimensione locale a favore di un consolidamento verso il quale Bruxelles sembra più favorevole, rispetto alle chiusure del passato.
Frequenze verso sistema centralizzato?
E sul fronte dello spettro radio, se non si il caso di prevedere un sistema unico e centralizzato di gestione delle frequenze, sottraendo così la gestione di questo bene scarso dalle mani dei diversi stati.
Infine, Bruxelles vuole capire se c’è spazio per immaginare un mercato unico digitale vero e proprio, che dia la possibilità agli operatori di entrare in altri paesi e concorrere a livello continentale. Immaginare così una Orange che entri nel nostro paese, magari con l’appoggio di un operatore locale (Fastweb?) per fare concorrenza fuori casa ad altri player.
Telco Ue rinuncino ai loro privilegi
Rompendo così i “walled garden”, i giardinetti locali in cui si muovono i tanti (troppi) operatori Tlc che affollano il mercato europeo e impediscono la nascita di pochi, grandi soggetti in grado di competere a livello internazionale con le grandi Big Tech, che a casa nostra trovano buon gioco ad imporre le loro regole giocando su una scala improponibile per la nostra iper frammentata indutry delle Tlc.
Verso l’Open RAN
Scorrendo il questionario, si legge che concetti come sovranità digitale, sicurezza cibernetica, riduzione delle emissioni sono in cima alle preoccupazioni della Commissione Ue. Il contesto è quello di un mondo delle infrastrutture che va verso la progressiva disaggregazione della componente hardware da quella software (preludio di una maggior diffusione dell’Open RAN), verso la virtualizzazione e cloudificazione dei network.
Nuovi modelli di business e nuovi tipi di operatori (come le tower company indipendenti) stanno rapidamente prendendo piede mentre un nuovo trend di consolidamento si fa sempre più urgente.
Quale sarà la killer application del futuro?
La prima domanda che viene posta è quale sarà l’innovazione tecnologica che più inciderà nei prossimi 10-20 anni. Fra le possibili risposte, virtualizzazione delle ret, Edge cloud, 6G, Intelligenza Artificiale, blockchain, tempo di vita delle batterie più lungo.
Ci sono poi domande che riguardano il ruolo delle reti nell’abbattimento del CO2 e sugli sviluppi futuri del mercato (private networks?).
Quale ruolo per i Verticals
C’è una domanda sul ruolo dei Verticals legato al finanziamento delle nuove reti. E’ auspicabile? In quale percentuale?
C’è poi tutto un capitolo che riguarda l’adeguamento del servizio universle alle mutate condizioni di mercato. Banda larga a portata di tutti, come diritto, ma come finanziare le nuove reti? Qui la domanda sulle Big Tech: devono contribuire? E nel caso, in che modo?
Un fondo Ue dedicato al finanziamento delle nuove reti è auspicabile?
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