Il 2022 è stato l’anno peggiore da parecchio tempo per molte cose, e tra queste, senza sorprese, c’è anche il mercato degli smartphone. Secondo l’ultimo rapporto di Counterpoint Research, infatti, il mercato globale dei telefonini è diminuito come numero di consegne del 18% rispetto all’anno precedente, fino a 304 milioni di unità nell’ultimo trimestre, il dato più basso dal 2013.
Le cause sono facilmente intuibili: la guerra in Ucraina, l’inflazione, l’incertezza economica diffusa e le tendenze macroeconomiche che puntano in modo preoccupante verso la recessione un po’ in tutto il pianeta, e che hanno fatto rimandare a molti consumatori il cambio di dispositivi ormai di durata sempre più lunga. Oltre che per la situazione non rosea dal punto di vista degli indicatori economici, questo scarso entusiasmo per i nuovi prodotti – difficilmente conciliabile con le file davanti ai negozi nel giorno del lancio solo pochi anni fa – arriva anche dal fatto che le vere innovazioni scarseggiano: da anni si dice che “il prossimo anno sarà quello buono” per il mercato dei pieghevoli, che crescono nei numeri ma i cui risultati non sono sufficienti a scacciare il sospetto che rimarrà sempre una nicchia, più che lo standard per il futuro. E allora, perché cambiare proprio ora?
Crollano le consegne, ma anche il costo della telefonia mobile
Paragonando l’ultimo trimestre del 2022 all’ultimo del 2021, i dati sono chiari per tutti i cinque maggiori produttori: nelle consegne, Xiaomi è crollata addirittura del 26%, Vivo del 20%, ma non sorridono nemmeno Samsung (-16%), Apple (-14%) e Oppo (-13%). Il tutto mentre il costo per i canoni della telefonia mobile, almeno in Italia, continuano a scendere, come ha dimostrato la nuova indagine dell’Osservatorio Tariffe di SOSTariffe.it e Segugio.it, secondo i quali a gennaio 2023 il canone medio delle offerte mobili è pari a 9,74 euro al mese, con un calo del -8% rispetto a gennaio 2022, quando la media era di 10,59 euro al mese; continuano invece a crescere i gigabyte di traffico inclusi nelle tariffe, dove il dato è addirittura di 115 GB inclusi rispetto agli 81 GB di un anno fa (+42%). Per confrontare tra loro le offerte più convenienti attualmente disponibili nel campo della telefonia mobile basta utilizzare il comparatore di SOSTariffe.it, e si potrà verificare come il mercato, da questo punto di vista, sia decisamente favorevole per i clienti.
Non per tutti scende il fatturato
Se l’offerta telefonica va quindi a gonfie vele, l’”hardware” – gli smartphone – obbliga molte grandi aziende a rivedere i propri piani, anche perché la concorrenza non accenna a diminuire. Lo stesso ambito dei foldable è stato di fatto creato da Samsung insieme a Huawei, ma il gigante sudcoreano sta perdendo posizioni: nel 2021 in Nord America aveva il 29% del mercato dei pieghevoli, quota che nell’ultimo trimestre è scesa addirittura al 7%. Dal canto suo, Apple ha interrotto una serie di 14 trimestri consecutivi di crescita dei ricavi perché dei problemi alle catene di approvvigionamento dei componenti dalla Cina hanno fatto rallentare le consegne dei nuovi iPhone proprio nel momento più delicato, ovvero nel periodo natalizio.
La logica conseguenza del calo delle consegne è quello del fatturato, anche se in questo caso i risultati sono stati meno impressionanti. In realtà, il prezzo medio degli smartphone è addirittura diminuito del 5% rispetto all’anno precedente, a causa di una politica più insistente dei produttori verso le offerte speciali e i cartellini del prezzo scontati. La riduzione del -9% del fatturato si è tradotta in un totale di 409 miliardi di dollari, la più bassa dal 2017. Ma qui c’è chi ha fatto meglio, ed è addirittura in positivo: Apple, l’unica tra i cinque maggiori produttori di smartphone a essere cresciuta come fatturato, anche se solo dell’1%.
I vantaggi del mercato premium
Com’è possibile che la casa di Cupertino possa (moderatamente) festeggiare, se la diminuzione delle consegne in momenti cruciali dell’anno l’ha colpita allo stesso modo degli altri produttori? Secondo il Research Director di Counterpoint Research, Jeff Fieldhack, «avendo gestito abilmente i problemi di produzione, Apple è riuscita a superare un anno già funestato da turbolenze economiche e geopolitiche meglio di altri importanti operatori del settore smartphone. La serie iPhone Pro ha continuato a registrare buoni risultati e la sua quota di spedizioni di iPhone avrebbe potuto essere ancora più alta se non fosse stato per i problemi di produzione causati dall’esplosione del COVID-19 nello stabilimento di Zhengzhou, che produce la maggior parte dei volumi della serie Pro. Di conseguenza, alcuni volumi della serie Pro sono stati posticipati a gennaio». Se infatti il numero delle consegne è diminuito del 14%, la quota totale è aumentata, visto che gli altri produttori hanno avuto perdite maggiori: così, nel 2022 Apple ha fatto registrare i suoi risultati migliori in termini di percentuali sul totale nelle consegne (18%), nel fatturato (48%) e nei profitti (85%), a dimostrazione di un modello di business che, pur nella crisi generale, continua a funzionare a dovere. E c’è anche da dire che il costo elevato dei dispositivi Apple l’ha paradossalmente aiutata, visto che chi compra questi smartphone di solito ha un margine almeno un po’ più ampio per affrontare le difficoltà economiche: il mercato premium, come sempre, è più protetto degli altri dai chiari di luna.
Aspettando l’erede di Huawei
Non stupisce che proprio con i pieghevoli – pur con le difficoltà di cui si è parlato più sopra riguardo alla concorrenza – anche Samsung stia cercando di seguire questa strategia di puntare sui prodotti premium, e per questo il suo fatturato l’anno scorso, malgrado i dati negativi nelle consegne e nei profitti, è riuscito a crescere dell’1%.
E la Cina? I lockdown a cui il colosso asiatico è stato sottoposto per la pandemia ancora per tutto il 2022 non ha certo aiutato la produzione, sommandosi alle difficoltà condivise con il resto del mondo. Inoltre, il fatto che aziende come Oppo, Xiaomi e Vivo non puntino tanto sul settore premium ma più sugli smartphone di costo medio-basso, ha contribuito a una diminuzione dei profitti a due cifre percentuali. Il declino di Huawei non si è ancora tradotto nell’incoronazione di un nuovo re. Almeno per il momento.