Unione Europea
“Abbiamo ottenuto quello che volevamo”, così il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha commentato l’accordo raggiunto ieri in seno al Consiglio europeo per lo stanziamento di 5 miliardi di euro destinati alla realizzazione di 39 progetti infrastrutturali, relativi all’energia, alle telecomunicazioni e alle zone rurali. Gli Stati membri parteciperanno con un contributo complessivo tra i 75 e 100 miliardi di euro.
Allo sviluppo delle infrastrutture a banda larga, è stato destinato 1 miliardo di euro con l’obiettivo di ridurre il digital divide delle comunità rurali.
Il Consiglio Ue ha quindi chiesto l’elaborazione di una strategia condivisa e ha sottolineato “il ruolo fondamentale delle telecomunicazioni e dello sviluppo della banda larga in termini di investimento europeo, creazione di posti di lavoro e ripresa economica globale”.
Facendo propria la posizione del cancelliere tedesco Angela Merkel, il Consiglio ha poi ribadito alla Commissione la necessità di tenere conto dei rischi assunti dalle aziende che investono nel settore e di “promuovere l’efficienza di investimenti e l’innovazione delle infrastrutture nuove e rafforzate”.
Tra le richieste presentate alla Commissione, dunque, quella di agevolare la cooperazione tra investitori e operatori, “in modo da diversificare il rischio di investimento, mantenendo comunque la struttura concorrenziale del mercato del mercato nel suo insieme e il principio di non discriminazione”.
Presentando a gennaio il proprio piano per l’infrastrutturazione delle aree rurali, la Commissione ha spiegato che il raggiungimento di una copertura del 100% entro il 2010 è “un imperativo economico e sociale”, ma l’incertezza economica che caratterizzerà l’intero 2009 e la conseguente riduzione degli investimenti da parte degli operatori pongono in essere nuove sfide.
Se non si intervenisse, le conseguenze sociali ed economiche derivanti dall’ulteriore isolamento tecnologico oltre che geografico delle comunità rurali non sarebbero più facilmente recuperabili.
Ieri, intanto, il Vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro e Gianni Pittella, Presidente della delegazione italiana al PSE, hanno inviato una lettera congiunta al presidente Barroso e ai Commissari Viviane Reding e Neelie Kroes (Società dell’Informazione e Concorrenza) sottolineando proprio l’urgenza di un quadro regolamentare che favorisca gli investimenti nella banda larga.
“L’industria delle comunicazioni elettroniche e, più in generale, dell’Information and Communication Technology – scrivono Mauro e Pittella – riveste un ruolo di primo piano per la crescita dell’economia dell’Unione europea. In questa fase di recessione, riteniamo che sia necessaria l’elaborazione di una strategia di lungo periodo sul ruolo che questo settore deve occupare per contribuire al rilancio dell’economia. Infatti, un solido sviluppo dell’industria delle comunicazioni elettroniche permette innovazione tecnologica, nuovi servizi ai consumatori e aumento della produttività dell’economia nel suo complesso”.
I due parlamentari ritengono che alcune delle misure attualmente in fase di approvazione da parte delle Istituzioni Ue possano ripercuotersi negativamente sul settore. Tra queste, quella relativa al taglio delle tariffe di terminazione, che “rischia di privare il settore europeo delle TLC di forti risorse finanziarie, minacciando quindi la capacità di investire nello sviluppo delle reti di nuova generazione”.
L’Italia può ben dirsi soddisfatta dell’accordo raggiunto dal Consiglio, dal momento che i fondi previsti per i piani energetici di interesse nazionale sono saliti da 420 a 450 milioni di euro (un bel passo avanti rispetto ai 220 milioni di euro iniziali) e andranno a finanziare il cavo sottomarino tra Sicilia e Calabria (da 100 a 110 milioni), il gasdotto Itgi che collegherà l’Azerbaigian all’Italia attraverso Turchia e Grecia (100 milioni); l’interconnessione elettrica Italia-Malta (20 milioni) e l’impianto di cattura e stoccaggio di Co2 a Porto Tolle (100 milioni).
Il premier ceco Mirek Topolanek, presidente di turno della Ue, ha assicurato che il meccanismo di finanziamento sarà trasparente.
“E’ un accordo non solo di principio, ma anche sul meccanismo di finanziamento, i criteri e la lista concreta delle opere”, ha aggiunto quindi il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, sottolineando che “Tutti gli stati membri ne beneficeranno”.
Per accedere ai fondi – così come richiesto da Germania, Spagna, Romania e Ungheria – bisognerà dimostrare la ‘maturità’ del progetto presentato, che dovrà essere operativo entro il 2010, per avere un impatto positivo sulla congiuntura economica.