Circa il 10% degli elettori italiani (per la precisione 4,9 milioni di cittadini – secondo i dati raccolti nel libro Bianco “Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”) studia e/o lavora in luoghi diversi dal paese o dalla città di residenza e, durante le tornate elettorali, una buona fetta di queste persone ha impedimenti di diversa natura per tornare a casa e votare. Questo fenomeno è il cosiddetto astensionismo involontario.
Il PD “compatto” ha, di recente, depositato alla Camera e al Senato la proposta di legge che punta proprio a ridurre l’astensionismo involontario di studenti e lavoratori fuorisede e per chi è in cura lontano dal luogo di residenza: l’obiettivo è dare loro la possibilità di votare nel Comune in cui sono domiciliati, se in una Regione diversa da quella di residenza.
“Disposizioni per l’esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura”, è il nome del disegno di legge, che vede Maria Anna Madia prima firmataria alla Camera e Andrea Giorgis al Senato.
“Il disegno di legge non presenta nessun dubbio di costituzionalità”, ha spiegato il senatore Giorgis durante la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge.
“Votare dove si vive”. La proposta di legge per ridurre l’astensionismo involontario di studenti e lavoratori fuorisede. Le novità previste:
- In occasione dello svolgimento delle elezioni della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica e dei membri del Parlamento europeo e per i referendum, coloro che, per motivi di studio, di lavoro o di cura, hanno temporaneamente domicilio in un Comune situato in una Regione diversa da quella in cui si trova il Comune nelle cui liste elettorali risultano iscritti possono esercitare il diritto di voto nel Comune in cui sono domiciliati.
- Per avere questa possibilità, la proposta di legge prevede di inviare la domanda (allegando certificato iscrizione all’Università o copia del contratto di lavoro o certificato medico) al proprio Comune di residenza anagrafica attraverso SPID. Il testo non definisce i dettagli della piattaforma con cui l’elettore può inviare questa domanda e non prevede né la Carta d’identità elettronica (CIE) né la Carta Nazionale dei Servizi (CNS) come altre identità digitali per inoltrare la richiesta. È una forte limitazione e non è consentita dalla normativa vigente.
- Se accettata la domanda, il Comune di domicilio invierà all’elettore un certificato elettorale munito di tagliando staccabile e gli comunicherà dove recarsi per votare. E il voto non è previsto nei giorni in cui votano tutti gli altri italiani, ma nei giorni prima e in luoghi pubblici, come Comuni, Prefetture e Questure. I firmatari della proposta di legge propongono così di istituire il “voto anticipato presidiato”, “già presente in altri ordinamenti”, precisano.
È come se si votasse nel proprio seggio di origine e con le stesse schede, ma alcuni giorni prima
È questa la principale novità contenuta nella proposta di legge per favorire il voto agli studenti e lavoratori fuori sede e a chi è in cura fuori Regioni. Il loro voto avverrebbe prima e in un seggio elettorale diverso da quello del Comune di residenza, e con le stesse schede elettorali che troverebbero se votassero nel Comune di residenza. Ecco perché è necessario che loro votino prima, per consentire poi l’invio delle schede alla sezione elettorale del Comune di residenza per essere conteggiate insieme alle altre.
È come se si votasse nel proprio seggio, ma in realtà si è in un altro luogo, presidiato dallo Stato. E poi le schede votate arriveranno in tempo per essere scrutinate nella sezione elettorale di residenza.
È, oggettivamente, una riforma facile da applicare con 1 milione di euro l’anno, questa è copertura finanziaria prevista nella proposta di legge.
Per approfondire:
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