Il Governo è preoccupato dai gravi ritardi di Open Fiber nelle aree bianche, mentre sul fronte della “rete a copertura nazionale” che deve essere “pubblica e garantire i livelli occupazionali”, secondo M5S e Pd, manca da parte del ministro Adolfo Urso una visione strategica chiara sul futuro, che vada al di là dell’andamento di Borsa del titolo Tim. E’ quanto emerge dall’audizione odierna del ministro per le Imprese e il Made in Italy (Mimit), in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera.
Urso: ‘Governo preoccupato da grave ritardo di Open Fiber’
Il governo è “preoccupato” per il “grave ritardo” nella attuazione del progetto “da parte del concessionario Open Fiber” nel cablaggio delle aree bianche. Lo ha detto il ministro per le Imprese e il Made in Italy (Mimit), Adolfo Urso, in audizione in commissione Trasporti alla Camera. “Il governo ha ereditato un fatto abbastanza noto a tutti gli operatori e tanto piu’ a questa commissione, quello del grave ritardo nella attuazione del progetto da parte del concessionario Open Fiber”, ha detto Urso. “L’originale piano prevedeva la chiusura dei lavori delle tre gare tra giugno 2020 ed aprile 2022. Tra il 2019 e il 2022 quindi Open Fiber ha presentato 4 diversi piani di avanzamento e l’ultimo prevede il completamento di 12 regioni entro il 2023 e le rimanenti entro il 2024. Tutto ciò a causa di una iniziale sottovalutazione del tema dei permessi e di errate politiche industriali nella quantificazione delle offerte e nell’avvio dei lavori e anche per responsabilità politiche”.
Urso: ‘Azioni su Open Fiber per rispettare il cronoprogramma‘
“E’ un ritardo che ovviamente ci preoccupa e sul quale il ministero ed il governo sono pienamente coinvolti, attraverso diverse azioni, che mettano nelle migliori condizioni possibili il concessionario di realizzare quanto dovuto da un lato con una azione di stimolo verso Open Fiber a rispettare il cronoprogramma dei lavori, dall’altro lavorando a stretto contatto con le regioni e la Conferenza delle regioni per consentire alle stesse di spendere i fondi comunitari entro i termini previsti dalla Commissione europea. Non possiamo, non dobbiamo fallire”, ha detto il ministro in audizione.
Per assicurare il rispetto del cronoprogramma “è stato attivato un monitoraggio rafforzato delle attività per rilevare gli avanzamenti e gestire nei giusti tempi le anomalie e i ritardi di attuazione e definire le azioni correttive da intraprendere”, ha spiegato il ministro. “Infratel – ha aggiunto Urso – ha costituito una sorta di war room congiunta per singole regioni nella quale si analizzano in dettaglio gli avanzamenti di tutti i comuni e si affrontano eventuali criticità che dovessero rilevarsi. Grazie all’azione di stimolo in atto si ritiene possa essere realistica una data presumibile di fine lavori a giugno 2023 relativamente ai comuni cofinanziati dalle regioni con fondi Fesr per assicurare la certificazione della spesa comunitaria prevista dai piani regionali e progressivamente tra dicembre 2023 e settembre 2024 la conclusione dei lavori finanziati con altri fondi”. L’obiettivo primario è non perdere i finanziamenti.
Urso, ‘Governo sostiene progetto rete nazionale’
Per quanto riguarda la rete nazionale, (termine peraltro coniato per la prima volta dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Digitale e alle Tlc Alessio Butti in audizione alla Camera lo scorso 13 dicembre riferendosi alla rete unica), Adolfo Urso si è limitato a dire che ”Il governo intende sostenere la realizzazione di una rete di telecomunicazioni a copertura nazionale che consenta al Paese di realizzare al più presto gli obiettivi che si è prefisso un sistema ad alta competitività internazionale, salvaguardando i livelli occupazionali”.
Poche parole, alle quali hanno fatto seguito alcune considerazioni borsistiche su Tim.
“Nel corso dell’ultimo mese si sono svolte proficue riunioni con tutti gli attori coinvolti per avere una fotografia chiara della situazione cosa che prima tale non era, e per approfondire tutti gli strumenti che il governo può mettere in campo per sostenere il comparto oggi fortemente sotto pressione delle telecomunicazioni.
I colloqui proseguono in modo franco e cordiale con tutti gli attori come confermato positivamente dai mercati che nell’ultimo mese hanno premiato il titolo di Telecom Italia con un aumento del 18% e un aumento di capitalizzazione di un miliardo”, ha detto Urso, che nel corso dell’audizione ha rimandato a febbraio la prossima convocazione del tavolo Tlc, che a questo punto sembra aver esaurito la sua spinta.
Antonino Iaria (M5S): ‘Urso chiarisca su rete unica e CDP’
Considerazioni finanziarie, quelle del ministro, che non hanno soddisfatto i membri dell’opposizione presenti in Commissione, che nella sessione di domande hanno incalzato Urso. Antonino Iaria, deputato M5S, ha detto che l’intervento di Urso “è stato labile sulla rete unica – ha detto Iaria – il tema della rete unica sta diventando un chiacchiericcio negli ultimi tempi. Per questa Commissione che il titolo Tim vada bene dopo il tavolo Tlc non è una notizia. Il precedente MoU (fra CDP, Tim e Open Fiber per un’offerta sulla rete Tim ndr) si è fermato su input del Governo. Ma ora state facendo confusione. State puntando sullo spezzatino di Tim, come ha detto anche Salvini. Ma spacchettare l’azienda ha delle conseguenze in primo luogo sui lavoratori, per la possibile creazione di una bad company”. E infine Iaria ha posto due quesiti a Urso: “Può chiarire la vostra posizione sulla rete unica? Come evolverà il rapporto con CDP?”. Due domande dirette che sono rimaste inevase.
Roberto Morassut (Pd): ‘Quale strategia per superare il digital divide? E su di Tim?’
Sulla stessa linea d’onda l’intervento di Roberto Morassut, deputato del Pd, che ha incalzato Urso: “Qual è il profilo strategico che, appoggiandosi sul PNRR, possa creare un sistema per raggiungere in tempi rapidi il superamento del digital divide? – ha chiesto Morassut – Non c’è ancora chiarezza da parte del Governo, ma registriamo alcune dissintonie. Che fine ha fatto il fantomatico Progetto Minerva?”.
E ancora, Morassut rivolgendosi al ministro Urso ha contestato il fatto che “lei ha parlato di una crescita (in Borsa ndr) di Tim, ma c’è l’effetto mercato” della prospettiva di “una divisionalizzazione dell’azienda e di una riduzione del personale”. A questo proposito l’esponente del Pd sottolinea che “è necessaria un’azione sull’emergenza occupazionale di Tim, in un contesto molto delicato che riguarda la centralità dell’azienda nel quadro delicato fra CDP e Open Fiber”. Anche su questo il ministro Urso ha preferito glissare.
Andrea Casu (Pd): ‘Digitale e Tlc, chi fa che cosa nel Governo?’
Resta poi la sensazione, ribadita in audizione da parte di Andrea Casu, deputato del Pd in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni, di una certa difficoltà a comprendere l’interlocutore giusto (Urso o Butti?) per le molteplici materie che riguardano il mondo del digitale e delle Tlc. “Chi fa che cosa all’interno del Governo? Con chi ci dobbiamo relazionare per le diverse tematiche?”, ha chiesto Casu.