Polo Strategico Nazionale

PSN. Labriola (TIM) scopre il ‘bug’ di Colao, messo già in evidenza da Key4biz un anno fa

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L’AD di TIM, Pietro Labriola, è preoccupato per il Polo Strategico Nazionale, chiede che il trasferimento dei dati delle PA sia obbligatorio verso la futura infrastruttura, altrimenti rischia di essere solo una casa di lusso per pochi, perché l’ex ministro Colao ha previsto solo una migrazione volontaria. Soldi del PNRR senza certezza di domanda?

Di recente l’AD di TIM, Pietro Labriola, sta cercando di far capire quanto già messo in evidenza da Key4biz un anno fa con questo articolo. Ossia, il futuro Polo Strategico Nazionale (PSN) potrà essere anche una “casa moderna per mettere in sicurezza i dati degli italiani”, come l’ha definita dall’ex ministro Vittorio Colao, ma non c’è nessuna certezza di domanda da parte delle pubbliche amministrazioni interessate a migrare i dati quando l’infrastruttura sarà pronta. Perché Colao per la migrazione verso il PSN non ha previsto un obbligo per nessuna Pa centrale e locale. Sarà un’opzione in più alle soluzioni attuali sul mercato. 

L’articolo di Key4biz del 12 Novembre 2021 in cui si mette in evidenza l’incertezza della domanda da parte della PA verso il PSN.

L’unico obbligo sarà il rispetto dei requisiti minimi di sicurezza, definiti dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale per i fornitori delle soluzioni cloud destinate al PSN e alle pubbliche amministrazioni locali.

L’ex ministro ha indicato solo una speranza, quella di portare nel PSN circa il 75% dei dati delle PA italiane entro il 2026.

I soldi del PNRR senza avere la certezza del numero dei beneficiari

L’infrastruttura del Polo Strategico Nazionale è pagata dal consorzio TIM, Leonardo, CDP Equity e Sogei, che la sta realizzando. Il bando era per la fornitura dei servizi alle amministrazioni. Nel PNRR è previsto un miliardo per favorire la migrazione al cloud nazionale delle Pa interessate, ma senza avere la certezza di quante PA andranno a beneficiare del futuro Polo Strategico Nazionale. 

E questo ‘bug’ di Colao, che non ha previsto l’obbligo, dopo un anno dalla nostra segnalazione, ora viene messo in evidenza anche dall’AD di TIM. 

Labriola (TIM) chiede di correggere il ‘bug’ di Colao

Una volta che costruisco le infrastrutture ci sarà la domanda per utilizzarla? Questa è la vera sfida”, ha detto Pieto Labriola di recente, da qui la sua proposta di “fissare per legge la migrazione della P.a. sul cloud: serve una normativa che la obblighi”.

Dunque, per Labriola c’è la necessità di innovare “by law“, contribuendo a creare la domanda e, nel caso del Polo Strategico Nazionale, costringere le Pa a migrare i dati.

Il PSN “disegnato” da Colao è stato presentato il 7 settembre 2021. Ad oltre un anno di distanza non è stato ancora pubblicato il bando con i fondi a disposizione per le PA interessate a migrare i dati nei futuri 4 data center del Polo Strategico Nazionale, che TIM, Leonardo, CDP Equity e Sogei stanno realizzando, in attesa del verdetto del Tar del Lazio.

Dunque, TIM si è resa conto, ora, che c’è il rischio che spendano soldi privati per andare, realmente, a soddisfare una scarsa domanda di cloud affidabile e resiliente da parte delle PA.

Il PSN solo un’opzione per le PA, che potranno scegliere anche soluzioni alternative presenti sul mercato (possono affidarsi anche alle in-house regionali)

In teoria, il PSN è rivolto a custodire i dati e servizi strategici e critici di:

  • tutte le amministrazioni centrali, 
  • circa 200, delle aziende sanitarie locali (ASL) 
  • e delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane e Comuni con più di 250mila abitanti).

E le amministrazioni centrali, circa 200, potranno adottare uno di due modelli:

  • migrare sul Polo Strategico Nazionale – PSN, la futura infrastruttura dedicata cloud (completamente “privata” o “ibrida”), localizzata sul territorio nazionale e “all’avanguardia in prestazioni e sicurezza”
  • oppure migrare sul cloud “public” di uno tra gli operatori di mercato opportunamente certificati.

Più chiaramente, la partita del cloud nazionale e del Polo Strategico Nazionale è questa:

Le PA, anche locali, che non avranno conformità ai requisiti minimi di sicurezza, definiti dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, devono mettersi in regola. Questo è l’unico obbligo previsto.

In che modo?

O hanno le risorse per essere autonomamente sicure oppure migrano a infrastrutture in grado di garantire la sicurezza dei dati.

Le Infrastrutture sicure sono:

1. Il PSN.

2. Altre amministrazioni pubbliche sicure.

3. Cloud pubblico offerto da operatori sul mercato. 

Infine,

4. Una piccola parte può usare Sogei.

Quindi, come emerge, il futuro Polo Strategico Nazionale non sarà la casa moderna per mettere in sicurezza i dati di tutti gli italiani. Tutt’al più, sarà una casa di lusso per pochi, perché il mercato potrà essere più conveniente dei prezzi indicati dal Polo Strategico Nazionale realizzato con i fondi del PNRR.

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