Decarbonizzazione

Data center sostenibili, il ‘green by design’ di Aruba

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Ricci (Aruba): “L’uso di fonti rinnovabili, l’acquisto di impianti idroelettrici, l’ampissimo uso del fotovoltaico e la presenza di dotazioni a basso consumo (dynamic free cooling e componenti efficienti), consentono di reindirizzare il fabbisogno richiesto dal centro, senza abbassare le performance dei servizi”.

Data center, sempre più necessari ma consumano ancora troppo

Il numero di data center a livello mondiale è in costante aumento. Il numero complessivo varia a seconda degli studi, ma gli Stati Uniti sono la nazione che ne ha realizzati e attivati di più, con più di 2.750 unità. Seguono Germania e Regno Unito che assieme non raggiungono le 1000 unità. Più indietro la Cina, con circa 450 data center. Più o meno 130 in Italia, che comunque si piazza in Top 15, anche se in ultima posizione.

Queste infrastrutture, così centrali per la transizione digitale in atto ed il futuro di internet e di tutte le reti di comunicazione, consumano oggi circa il 3% dell’energia elettrica offerta in Europa. Entro il 2030, però, le stime indicano un aumento considerevole, di circa il 28%.

Stando ai dati del Joint Research Centre, il Centro comune di ricerca della Commissione europea, le emissioni di anidride carbonica dei data center sono paragonabili a quelle dell’industria aeronautica.

La vera svolta a questo punto è il percorso di decarbonizzazione degli stessi data center, con l’impiego di tecnologie a basso consumo energetico che consentano di raggiungere maggiori livelli di efficienza energetica e di ottimizzazione delle risorse, alimentati da fonti rinnovabili.

Il green by design del Gruppo Aruba

Un esempio è l’approccio di Aruba Enterprise che realizza data center “green by design”, cioè ideati, progettati e costruiti secondo standard di efficienza energetica molto elevati, per essere alimentati al 100% da energie rinnovabili e per raggiungere l’obiettivo zero emissioni.

La cosa più importante, dal punto di vista operativo, è che “l’uso di fonti rinnovabili, l’acquisto di impianti di produzione idroelettrico, l’ampissimo uso del fotovoltaico e la presenza di dotazioni a basso consumo (dynamic free cooling e componenti efficienti), consentono di reindirizzare il fabbisogno richiesto dal centro, senza abbassare le performance dei servizi”, ha spiegato Diego Ricci, Enterprise Solution Manager di Aruba dal palco del convegno conclusivo dell’Osservatorio Cloud Transformation 2022.

Riguardo al processo di raffreddamento dei rack, dei server e delle altre apparecchiature, il sistema utilizzato da Aruba permette di contenere in maniera efficace i flussi di aria fredda in ingresso e di aria calda in uscita.

Aruba, inoltre, si avvale di marchi hardware riconosciuti, sempre di ultima tecnologia al fine di sfruttare al meglio tutta l’esperienza che i maggiori produttori hanno maturato in anni di ricerca, per ridurre i consumi e aumentare l’efficienza dei propri prodotti. Questa scelta è un vantaggio per i clienti e non toglie nulla alle prestazioni o all’affidabilità dei server”, ha aggiunto Ricci.

Dal 2011 i data center di Aruba sono alimentati esclusivamente da energia rinnovabile certificata GO, che assicura che una quantità di potenza è effettivamente generata da fonti rinnovabili.

Data center alimentati da fonti energetiche pulite e rinnovabili

Un esempio tra tutti è il Global cloud data center del Gruppo a Ponte San Pietro (BG), con i suoi 200 mila m² di superficie, oggi ancora tra i campus più grandi d’Italia, e 60 MW di potenza, prodotti in modalità autonoma grazie ad impianti fotovoltaici ed idroelettrici.

Entro la fine del primo trimestre del prossimo anno, infine, dovrebbe nascere l’Hyper Cloud Data Center di Roma, anch’esso alimentato al 100% da fonti energetiche rinnovabili.

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