Italia
“…Il popolo della Rete faccia un salto culturale: se il web non è regolato può favorire interventi repressivi”: a pochi giorni dalla relazione annuale il Garante della Privacy, Francesco Pizzetti, torna a parlare di internet e lo fa al convegno “Confrontarsi e affrontare la pirateria” digitale, organizzato dal Comitato per la promozione del cinema italiano all’estero presieduto da Alessandro Battisti, a cui hanno partecipato anche l’ex ministro della Cultura Francesco Rutelli e l’avv.
“L’Autorità della Privacy è interessata alla proprietà intellettuale perché quando entriamo in Rete, anche per comprare una canzone, lasciamo dei dati che consentono la nostra individuazione. E a noi interessa chi e in che modo può controllare questi dati – ha spiegato Pizzetti -. Non si può pretendere, anche se per un obiettivo del tutto accettabile come conoscere chi scarica illecitamente, controllare il comportamento di un utente sul web. E, soprattutto, le compagnie telefoniche non possono dare a società commerciali il percorso su internet di un utente: quel tracciamento può essere fornito solo per due motivi, per la fattura o se lo chiede un giudice”.
Per il Garante, “Per far pagare la proprietà intellettuale non si può dunque esercitare il controllo totale di tutta l’attività svolta in Rete. Trovare la giusta via di mezzo, la giusta regola e trovarla a livello mondiale, renderla condivisa, perché oramai la proprietà intellettuale ha una dimensione mondiale, è una sfida particolarmente rilevante“.
“Il punto di equilibrio deve essere trovato ed è proprio compito della politica – ha detto Rutelli -. Non è una griglia di proibizioni ma è una a serie di misure legate alla tecnologia e una maggiore coscienza che il diritto d’autore deve essere tutelato nell’interesse dei fruitori non meno che dei creativi. Il suo azzeramento sarebbe un impoverimento dell’industria culturale e più in generale della nostra società”.
“Stiamo ridefinendo le royalties da assegnare alla Siae per la copiatura – ha detto l’avv. Gambino – per questo è stata istituita una Commissione che intende inserire anche il tema della ‘memoria’, per le copie private. La commissione finirà i lavori il 30 settembre: il risultato sarà la base di un decreto che verrà valutato dal Ministro dei Beni culturali’.
Giusto alcuni giorni fa, in occasione dell’incontro ‘Nuovi contenuti, nuove piattaforme‘ tenutosi nell’ambito del convegno internazionale ‘Strategie e politiche per l’audiovisivo del terzo millennio‘, il Commissario Ue per la Società dell’Informazione Viviane Reding ha commentato che “i giovani non sono disposti a pagare per un servizio televisivo. Piuttosto preferiscono scaricare gratuitamente ciò che vogliono vedere”.
“Se il settore – ha precisato – non riuscirà a diventare una multipiattaforma, consentendo tra l’altro ai giovani di pagare i contenuti a prezzo modico, perderemo una grossa partita. Dobbiamo dimostrare che scaricare illegalmente significa rubare. Alcuni Stati membri (come la Francia, ndr) stanno procedendo con il metodo repressivo, ma è giunto il momento di riflettere su come trasformare le norme adattandole al nuovo mondo. Per settembre, comunque, presenteremo delle proposte concrete su come adottare nuove politiche nell’era digitale”.
Il Commissario ha anche annunciato che sempre a settembre sarà avviato un tavolo europeo per la regolamentazione del copyright: partirà ‘una piattaforma online con la quale – ha spiegato – gli esperti si confronteranno sui vari metodi per difendere i contenuti e introdurre, laddove è il caso, la necessaria regolamentazione. Metteremo sul tavolo le diverse opzioni e le diverse possibili direzioni, senza imporre modelli dall’alto’.
Intanto il senato francese ha approvato l’Hadopi 2, la legge contro la pirateria così come modificata dopo la censura del Consiglio costituzionale.
Le novità riguardano le norme che affidavano all’Hadopi (Alta Autorità per la Protezione del Copyright su Internet) la comminazione delle sanzioni a carico degli utenti colpevoli.
Il nuovo provvedimento affida infatti al giudice, e non più all’autorità amministrativa, la possibilità di intervenire con il taglio della linea internet ai pirati. L’Hadopi sarà invece chiamata a trasmettere ai giudici i dati sui quali sarà pronunciata la sentenza.
In base alle ultime disposizioni, s’è deciso che se un abbonato consente a un terzo di usare il proprio accesso internet, per piratare opere protette da diritto d’autore, rischierà fino a 1.500 euro di multa e un mese massimo di sospensione del proprio abbonamento.
Nel caso in cui detto abbonato ricorresse a vie traverse, pagando per esempio un altro fornitore d’accesso, incorrerebbe in una sanzione di 3.750 euro. Il testo originale prevedeva fino a un anno di prigione.
L’Isp avrà 15 giorni di tempo per intervenire col taglio della connessione dopo la decisione del giudice, qualora non desse seguito alla sentenza, dovrebbe versare allo Stato 5.000 euro.
Il giudice potrà decidere per tre tipi di sanzione: sospensione dell’abbonamento per una durata massima di un anno; multa che può arrivare fino a 300.000 euro; due anni di galera.
Le ultime due condanne, che puniscono il reato di contraffazione, erano già previste dal codice penale ma difficilmente utilizzate.
Tra i 15 emendamenti adottati dalla Commissione, figura la non iscrizione della condanna di sospensione dell’abbonamento internet nel casellario giudiziario.
L’Hadopi dovrà eliminare i dati personali dell’utente sanzionato una volta che il suo accesso sarà ripristinato.