Stalking: crescono le segnalazioni, sempre più uomini tra le vittime. Al via primo sportello Adoc del sud Italia

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Sarà inaugurato il 24 luglio prossimo il primo sportello anti-stalking del Sud Italia, presso la sede Adoc di Potenza. Per l’Adoc sarà il terzo sportello attivo, dopo quello virtuale di Roma e il territoriale di Perugia.

 

“Dall’attivazione dello sportello anti-stalking, sia online che a Perugia, abbiamo ricevuto centinaia di segnalazioni – ha dichiarato Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc – e dal prossimo 24 luglio sarà attivo anche il primo sportello del Sud, presso la sede Adoc di Potenza. Dalle rilevazioni finora effettuate, risulta che il 22% delle persone che si sono rivolte allo sportello online sono proprio stalker”.

 

“Molti persecutori non sanno di esserlo, e ci chiedono se loro azioni da ritenersi un reato o meno”, ha aggiunto Pileri, secondo cui “il 95% degli stalker sono persone normali, che non presentano nessuna patologia psichica grave. C’è quindi una difficoltà a rendersi conto di essere un persecutore”.

 

Altro dato interessante citato da Pileri, è il fatto che il 15% delle vittime sono uomini.

“Riteniamo sia un dato sottostimato, data la reticenza dell’uomo ad ammettere di essere vittima di tale reato”.

 

Per quanto concerne la tipologia di atti persecutori, ha aggiunto Pileri, “nel 35% dei casi lo stalking si è manifestato attraverso telefonate, sia quelle andate a buon fine che quelle senza risposta, i cosiddetti squilli”.

“Su questo campo sorge un problema non di poco conto, in quanto i gestori telefonici conservano, per un congruo tempo di 5 anni, i dati di tutte le chiamate ad esclusione proprio di quelle senza risposta. Come conseguenza, la Polizia non può risalire allo stalker da queste chiamate. E’ un problema serio, che va affrontato con urgenza, dato che molti utenti hanno denunciato questa modalità di persecuzione”, ha sottolineato Pileri.

 

Per i restanti casi, il 10% è costituito da appostamenti e citofonate presso l’abitazione di proprietà e/o l’ufficio, un altro 10% è rappresentato da diffamazioni e dichiarazioni di scherno e offensive lasciate su blog e social network.

“In questi casi, la maggior parte degli episodi riguarda problemi sorti tra condomini. Nel 25% dei casi la molestia è avvenuta tramite mail e sms. Sono episodi difficili da catalogare, in quanto poche mail o messaggi possono non essere considerati reato, ma una moltitudine degli stessi potrebbe essere intesa come persecuzione”.

 

Su questo tipo di atti persecutori si concentra la maggior parte delle informazioni richieste dagli stalker agli operatori Adoc, che chiedono quando l’invio di messaggi possa ritenersi un reato.

Il restante 20% dei casi riguarda episodi vari, tra cui il furto d’identità o personalità, un fenomeno sempre più diffuso e grave.

“Pensiamo alla possibile creazione di pagine false su blog o social network come Facebook. In questo caso le opinioni espresse o le foto condivise dal falso proprietario potrebbero provocare un forte disagio sociale alla vittima, tanto da sfociare in stress, ansia o depressione”, ha aggiunto Pileri.

 

Per Adoc è importante operare soprattutto sull’informazione e sull’educazione.

 

“Vogliamo porre l’attenzione non solo sul fattore punibilità del reato ma anche sulla sua prevenzione – ha concluso Pileri – è importante far sviluppare questa cultura nei cittadini, far capire loro che determinati comportamenti sono sbagliati o possono costituire reato, al fine di far ravvedere per tempo le persone che si comportano in tale maniera. Vorremmo, in tal senso, che si attivassero campagne condivise con Enti nazionali e locali per l’informazione e l’educazione in materia, fin dalle prime classi della scuola, dove già sono presenti episodi di bullismo. Il bullo di oggi potrà essere lo stalker di domani, è bene quindi evitare l’insorgere di tale possibilità e fermare la diffusione del fenomeno stalking e del bullismo stesso.”

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