Prospettive

Democrazia Futura. Il piano d’azione per il rilancio del cinema euromediterraneo

di Giacomo Mazzone, direttore responsabile Democrazia futura, esperto di Internet Governance |

Le conclusioni della Conferenza tenutasi alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia sulle prospettive future del grande schermo in chiave di transizione digitale.

Giacomo Mazzone

Giacomo Mazzone, Direttore responsabile di Democrazia futura presenta le conclusioni riassunte in un Piano d’azione in otto punti della 24esima Conferenza euromediterranea sul cinema tenutasi parallelamente alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia dopo aver esaminato alcuni temi sollevati  in un convegno promosso dal Consiglio Internazionale del Cinema e della Televisione CICT dedicato alla trasformazione digitale in atto nel cinema, soffermandosi nella fattispecie su due portali lo statunitense Picticular e l’italiano Serially.

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La 79ema edizione della Mostra del Cinema di Venezia, la prima vera edizione post COVID, è tornata ai suoi fasti consueti: motoscafi, starlettes, passeggiate sul tappeto rosso, anche se il contorno tradiva che qualcosa di profondo è cambiato e forse si è rotto per sempre nel meccanismo dei festival cinematografici.

Netflix divenuta piu importante delle majors e Amazon Prime più corteggiata dei produttori tradizionali erano i segni dei tempi cambiati, e cosi – anche se la Terrazza Martini era sempre al suo posto e se i cronici problemi di disponibilità di sale si sono drasticamente ridotti rispetto al passato- si percepiva un’atmosfera diversa.

Il segno lo si è visto anche e soprattutto nel moltiplicarsi di iniziative parallele e di microeventi che hanno ripreso a proliferare intorno al Palazzo del Cinema, con una concentrazione soprattutto al Padiglione Italiano (gestito da Cinecittà Luce) e al vicino Padiglione della Regione Veneto, entrambi all’Hotel Excelsior.

Nel primo si è svolta l’undicesima cerimonia di consegna dei premi del Green Drop Award[1], da  parte di Green Cross Italia[2], la branca italiana della fondazione  istituita molti anni fa da Michail Gorbaciov, che però quest’anno hanno assunto un sapore particolare a causa della scomparsa del loro fondatore. Il premio 2022 è andato al film in concorso White Noise di Noah Baumbach, “per aver saputo trattare il tema dell’apocalisse ambientale in maniera realistica e inquietante, con una satira capace di abbracciare vari aspetti della società contemporanea, dove il potere dei media e il consumismo generano una serie di psicosi che rischiano di alterare la percezione dei problemi“.

Il premio speciale dei Green Drop awards, in collaborazione con Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è andato a Siccità di Paolo Virzì (una produzione Netflix), film fuori concorso, con la motivazione seguente: “Per la rappresentazione, drammatica e concreta di un futuro che confina col presente, descrivendo un’aridità ambientale che finisce per rendere altrettanto aride le coscienze di alcuni dei protagonisti, lasciando tuttavia germogliare il seme della speranza“.

Entrambi i film sono accomunati da un approccio paradossale al problema: cercare di far riflettere attraverso un riso amaro, che obbliga a pensare. Una tattica che la commedia all’italiana (di cui Virzi si vuole l’erede) ha affinato nel corso dei decenni.

Mentre questo accadeva all’Italian Pavillion, pochi passi piu in là sulla Terrazza dell’Excelsior, un altro premio collaterale della Mostra – quello dell’UNESCO dedicato alla memoria di Enrico Fulchignoni[3] – è stato assegnato a un altro film che (senza nessuna concessione alla risata) si occupa di sostenibilità, Nuclear di Oliver Stone. Un documentario destinato a far discutere, che rilancia – da un’ottica di sinistra e comunitarista – l’energia nucleare come complemento delle energie alternative rinnovabili. Basato sul libro di Joshua S. GoldsteinA Bright Future[4], il documentario di Stone affronta il tema del nucleare nella stessa maniera, ideologica e unilaterale con cui il regista esamina di solito qualsiasi tematica si trovi a trattare.

Anche qui c’è un complotto internazionale (le grandi sorelle del petrolio e del carbone che attaccano l’energia nucleare, vista come un terribile concorrente), c’è una verità nascosta da rivelare (e cioè che l’energia atomica è la soluzione ai problemi energetici del mondo), ci sono dei cattivi (scienziati venduti e propagandisti al soldo delle energie fossili) e dei buoni (gli scienziati che lavorano al nucleare pulito).

Al netto di queste caratteristiche – che sono comunque la “cifra” di tutti i film di Stone – il film è comunque molto interessante perché presenta una vasta ricognizione delle varie esperienze che si stanno conducendo nel mondo sul nucleare pulito. Come lo stesso regista precisa:

Dal mio punto di vista, questa è la più grande storia del nostro tempo: raccontare la parabola dell’umanità dalla povertà alla prosperità e la sua capacità di padroneggiare la scienza per rispondere alle moderne esigenze di avere a disposizione sempre più energia.”

Per poi aggiungere e precisare:

 “Il cambiamento climatico ci ha costretto brutalmente a ripensare i modi in cui produciamo energia come comunità globale. A lungo ritenuta pericolosa nella cultura popolare, l’energia nucleare è di fatto centinaia di volte più sicura dei carburanti fossili e gli incidenti sono estremamente rari. Come possiamo liberare dalla povertà milioni di persone e, allo stesso tempo, ridurre rapidamente gas serra quali l’anidride carbonica, il metano e, in molti paesi, quelli derivati dalla combustione del carbone? Le ‘rinnovabili’, come l’energia eolica e solare, possono certamente contribuire a questa transizione, ma sono limitate dal clima e dalla geografia. Se, da un lato, non sono in arrivo batterie miracolose per salvarci, dall’altro, gli ingegneri stanno mettendo in commercio progetti per nuovi reattori nucleari di dimensioni ridotte che possono essere prodotti in serie a basso costo. Dobbiamo fare questo passaggio, e in fretta”

Il film, come già il libro, concentra infatti gran parte della sua attenzione sui nuovi reattori nucleari di piccole dimensioni, capaci di produrre energia nucleare a costi contenuti, con investimenti minori e soprattutto tempi di realizzazione ridotti. Si tratta dei cosiddetti Smr o small modular reactors, reattori di piccole dimensioni e produzione energetica ridotta – nell’ordine dei 3-400 megawatt, meno rispetto ai 1000-1200 di una centrale tradizionale – ma caratterizzati da una maggiore flessibilità. Di essi esistono anche versioni più piccole, che potrebbero produrre energia anche per comunità collocate in aree dove non esiste la possibilità di produrre energia da fonti rinnovabili.

Il film – cosi come già accadde per il libro – è destinato a riaccendere le polemiche e il dibattito sulle nuove forme e tecniche di energia nucleare, sperando che si vada oltre le chiacchiere da caffè che hanno caratterizzato questa discussione nel corso della recente campagna elettorale italiana.

Il convegno sulla trasformazione digitale in atto nel cinema. Il caso dei portali Picticular e Serially

Il premio UNESCO dato a Stone arrivava a chiusura di un’interessante giornata di convegno, organizzata dal Consiglio Internazionale del Cinema e della Televisione (CICT), sempre nell’ambito delle iniziative collaterali della Mostra del Cinema, dal titolo L’evoluzione del cinema nell’era digitale, 24esima edizione della Conferenza Euromediterranea del Cinema organizzata dall’UNESCO. Un’occasione per riflettere sulla trasformazione digitale in atto anche nel cinema, all’interno della piu generale trasformazione digitale mondiale[5].

Di particolare interesse una dettagliata presentazione, a cura del Direttore del Centro indiano per il cinema educativo, Rizwan Ahamd, che ripercorre tutta la transizione dalla pellicola al digitale nelle varie componenti della filiera in sala, nella distribuzione e nella produzione, letta da una prospettiva bollywoodiana.

A rappresentare la sponda opposta, dal matrimonio della Hollywood tradizionale con la Sylicon Valley, è arrivata la presentazione del nuovo portale che si presenta come il “Booking.com” del cinema, chiamato Picticular, e presentato dal suo cofondatore e CEO dell’onomima start up, Todd Courtney[6]. 

Un’idea molto semplice a dirsi, ma dietro cui c’è una sofisticatissima interfaccia e molta intelligenza artificiale: e cioè come accedere a un milione e mezzo di titoli (film, serie televisive, animazione, eccetera) attraverso un’unica app. Consente di

  • Accedere ai film in sala, attraverso accordi con le grandi catene di cinema, per comprare i biglietti dall’app per poi vedere i film nei cinema.
  • Accedere ai film delle grandi piattaforme di streaming (Amazon Prime, Disney Plus, Netflix, HBO+) con un unico accesso pay-per-view, ma senza doversi abbonare.
  • Accedere ai film disponibili per la visione gratuita su Internet, ovunque essi si trovino.
  • Accedere alle banche dati di informazione sul cinema, per conoscere le schede, le recensioni, le filmografie e ogni altra notizia si possa desiderare.
  • Accedere ai siti personali di attori, registi, case di produzione, fan club e quant’altro.

Picticular promette tutto questo e il suo CEO a Venezia è venuto per presentare qui in anteprima il suo prodotto per testare il terreno fuori dagli Stati Uniti e vedere come muoversi in un terreno molto accidentato e frammentato come quello del cinema europeo, e in particolare del cinema d’autore che ha casa proprio alla Mostra del cinema di Venezia.

La ricetta è semplice. Un portale di cinema inventato da nerds della Sylicon Valley appassionati di cinema, per rendere l’esperienza cinematografica facile di accesso esattamente come lo è oggi prenotare una stanza d’albergo in tutto il mondo attraverso “Booking.com”, cui il nuovo portale esplicitamente si ispira.

Sulla stessa scia anche l’esperienza di Serially[7], stavolta tutta italiana – presentata da Alessandro Mandelli fondatore di un altro portale che garantisce l’accesso a migliaia di serie televisive di tutto il mondo, che dopo appena un anno di esistenza ha ormai oltre duecentomila utenti registrati.

La formula di Serially è molto semplice: offrire serie televisive non disponibili sul mercato italiano, acquisirne i diritti con accordi di “revenue sharing” sulla base dei visionamenti, produrre i doppiaggi o i sottotitoli in italiano e poi trovare degli sponsor che paghino in cambio di pubblicità. L’equivalente nel mercato streaming di quello che era la televisione commerciale degli anni Ottanta. Una formula che sembra funzionare, visto che ciascun utente registrato ha consacrato in media alla visione di Serially piu di un’ora al giorno.

Una formula che ha il suo successo nel doppiaggio di buona qualità, indispensabile per un mercato come quello italiano dove le lingue sono una barriera molto importante. Un successo legato anche al COVID? secondo Mandelli, no, come dimostra il fatto che le sale – anche dopo essere state autorizzate a riaprire i battenti – conoscono ancora una flessione del 50 per cento di frequentazione rispetto a prima della pandemia e che anche la televisione tradizionale ha perso il 30 per cento degli ascolti, mentre le piattaforme streaming continuano ad andare a gonfie vele.

L’evoluzione della fruizione cinematografica dalla sala collettiva allo streaming individuale

Tutte queste diverse esperienze hanno sviluppato un dibattito a piu voci svoltosi durante la conferenza sul cambiamento della fruizione cinematografica dall’era della sala cinematografica alla realtà di oggi dello streaming individuale.

Il consumo di audiovisivi è nato come esperienza collettiva di centinaia di persone nelle sale cinematografiche, poi si è spostato nelle case con la fruizione televisiva che investiva intere famiglie, oggi è arrivato sugli schermi dei telefonini, con un impatto altamente personalizzato, quasi individuale.

La fruizione cinematografica in sala consentiva la condivisione di emozioni forti, il cui impatto era amplificato dalla loro condivisione con gli altri spettatori, dallo scambio di opinioni all’uscita dalla sala, dai commenti con gli amici nei giorni successivi. C’erano delle comunità locali dall’altra parte dello schermo cinematografico[8].

Con la televisione queste comunità si sono espanse fino ad abbracciare comunità piu ampie (nazionali), poi grazie al satellite anche mondiali, messe in grado di condividere la stessa emozione nello stesso momento.

Con Internet e col digitale invece le comunità sono esplose e la fruizione si avvia a diventare sempre più individuale.

Adesso si sta cominciando a studiare per capire come impatta questo cambiamento sulla produzione, sulla distribuzione, sul consumo di cinema e televisione. Le sceneggiature stanno cambiando, lo storytelling è diverso, gli algoritmi lavorano a pieno ritmo per immaginare l’evoluzione delle storie da raccontare.

Ma questo cambiamento – finora ampiamente studiato per i suoi aspetti di mercato – è destinato a incidere profondamente anche sulla capacità del cinema e della televisione di produrre un impatto emotivo e di produrre cambiamenti nei comportamenti delle persone.

Secondo alcuni speakers presenti alla conferenza, proprio questo aspetto dovrebbe diventare una priorità per capire la profondità del cambiamento. Invece ad oggi sono solo i social network a studiare con attenzione l’impatto sugli individui e cercano di capirlo al meglio solo per ottimizzare le loro comunicazioni e i loro ritorni economici, mentre poco ha fatto la ricerca in questo senso. Un tema su cui farebbe bene l’UNESCO ad intervenire per favorire una riflessione generale su questo tema

Il Direttore generale aggiunto dell’UNESCO, Ernesto Ottone, intervenuto alla conferenza in video, invece ha messo l’accento sulla sfida e le opportunità che la trasformazione digitale porta al cinema, all’industria, ai suoi creatori e ha ricordato il ruolo della Convenzione UNESCO per la promozione e la difesa della Diversità culturale nel mondo.

E proprio su quest’ultimo punto si è sviluppato il dibattito della Conferenza: come evitare che l’esperienza cinematografica venga ridotta alla sua dimensione commerciale e ultracentralizzata dal lato del mercato e ultraindividuale dal lato della fruizione.

Ci si è interrogati su come fare in modo che una app come Picticular non diventi solo un acceleratore e un facilitatore dell’accesso a un solo modello di cinema: quello holliwoodiano.  Su come fare in modo che gli strumenti del digitale vengano messi invece al servizio della creatività e delle culture di tutto il mondo.

Il Piano d’azione approvato alla 24esima Conferenza euromediterranea sul cinema

La Conferenza si è conclusa con una proposta di piano d’azione in otto punti, che nei prossimi mesi verrà presentato all’UNESCO per la sua implementazione al fine di:

  • Favorire la cooperazione per operare una convergenza tra le piattaforme digitali esistenti del Sud e del Nord del mondo e i creatori, al fine di migliorare la diffusione dei film prodotti nelle regioni emergenti.
  • Sostenere i festival nella promozione delle nuove espressioni audiovisive, promuovendo a livello locale le sale cinematografiche e i club, e a livello globale una maggiore inclusione dei festival nel flusso digitale della comunicazione.
  • Rilanciare il Programma Mediterraneo, come prefigurato dall’UNESCO nel 1995, che ha generato iniziative di arricchimento tuttora operanti come la COPEAM, l’osservatorio OCCAM presso l’ONU, i festival MCM, Eurovisioni, l’UER, la CMCA e altri che hanno riunito le varie componenti audiovisive – festival, emittenti, circuiti culturali ed educativi – che potrebbero convergere adesso in un nuovo network digitale.

Invita in particolare l’Unesco a:

  • creare ponti tra le piattaforme internet globali e le comunità culturali, artistiche e creative che si riuniscono intorno all’UNESCO, in particolare collaborando con loro per ottenere impegni sull’equa remunerazione del lavoro artistico e creativo, sulla protezione dei diritti degli autori e degli altri creatori, sulla promozione della diversità culturale e su altre questioni che sono prioritarie per la comunità artistica e culturale mondiale
  • sostenere questo piano d’azione promuovendo e diffondendo i valori culturali, scientifici ed educativi della sua missione con iniziative concrete, ad esempio creando una rassegna periodica dei film premiati nella sua sede di Parigi,
  • Promuovere una riflessione sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale (IA) sulle professioni creative e sulle creazioni artistiche e sui principi etici da rispettare nell’uso dell’IA applicata alla creazione e al lavoro intellettuale (cioè ai contenuti artistici generati al computer);
  • Promuovere ricerche e studi al massimo livello per misurare l’impatto e la fruizione del cinema dagli schermi cinematografici ai singoli schermi e dispositivi e la conseguente trasformazione dell’impatto dei contenuti audiovisivi.
  • Rilanciare il processo di cooperazione culturale nella regione del Mediterraneo, utilizzando come punto di partenza le raccomandazioni e le migliori pratiche emerse dalla conferenza Euromed.

[1] Si veda  https://www.greendropaward.org/.

[2] Cfr. https://greencross.it/.

[3] Comunicato finale e lista dei premiati sono pubblicati all’indirizzo: http://www.eurovisioni.it/premio-enrico-fulchignoni/.

[4] Joshua S. Goldstein e Staffan A. Qvist, A Bright Future: How Some Countries Have Solved Climate Change and the Rest Can Follow,  New  York, Public Affairs, 2019, 288 p.

[5] Per una lista completa dei partecipanti si veda il sito CICT UNESCO: https://www.cict-icft.org/latest-news.

[6] https://picticular.com/.

[7] https://www.serially.it.

[8] Quelle perfettamente rappresentate in « Nuovo cinema paradiso ».

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