Italia
Siamo proprio certi che far uscire la Rai dal bouquet Sky sia un vantaggio per viale Mazzini?
Siamo proprio certi che dal cilindro di Sky non esca una soluzione che comporti danni e beffe all’emittente di Stato? Ma soprattutto, qualcuno si ricorda che in questa guerra esiste anche un soggetto chiamato consumatore – utente – cliente, che dovrebbe essere in cima ai pensieri degli stakeholder?
Lo stato dell’arte della trattativa vede oggi fortemente a rischio la presenza di Rai su Sky per la diffusione, sulla piattaforma di Murdock, dei canali Rai sia per l’offerta “pay” (Extra, Premium, Cinema, Smash Girls e Yo Yo) che quella “free” la quale, nell’ultimo periodo, si è arricchita di Rai 4, Rai Gulp, Rai Storia, attualmente visibili solo sulla piattaforma digitale terrestre.
Il tutto partirebbe dalla convinzione che il vantaggio di posizione dato a Sky dalla presenza dei canali Rai nel bouquet sia enorme, maggiore di quando corrisposto in termini economici, circa 125 milioni.
Al netto che non si capisce come faccia una TV a pagamento ad essere competitor di una TV che vive, a parte il canone, essenzialmente di pubblicità; realmente il vantaggio di questa contropartita è solo per Sky?
Cosa ci guadagna la Rai una volta rinunciato ai 50 + 75 milioni dell’offerta Sky, a scomparire da una piattaforma con 4 milioni di abbonati? Come li recupera questi soldi? Esiste un piano per cui l’abbandono della piattaforma Sky comporti, ipotizzo, 130 milioni di nuove revenues?
E qualcuno ha pensato alle ricadute per il consumatore, unica certa, almeno sino ad oggi, vittima designata di questa guerra che, in soldoni, si svolge nei nostri salotti?
Ricordiamo peraltro che questa guerra vede solo marginalmente i consumatori che, oltre Sky, ricevono correttamente il segnale TV via digitale terrestre. Per questi, circa l’85% della popolazione, tutta questa polemica si risolve con l’acquisto di un decoder da 26 euro quando non già risolta da uno dei televisori di nuova generazione. E’ una rogna dover passare da una piattaforma all’altra ma l’italiano subisce e si abitua velocemente.
Rimane quel 15% con il cerino in mano, quelli che prima del satellite non vedevano nulla, o poco o male e che, grazie al satellite, hanno potuto superare un gap che la Rai non ha sino ad oggi completamente risolto.
A questi, che sono anche presumibilmente i clienti Sky più affidabili, visto che quando vivi sperduto tra le montagne la sera non è che ci sia molto da fare, oggi la risposta che si vorrebbe la Rai desse è “consumatore: metti mano al portafoglio e comprati un altro decoder”? I consumatori ringraziano.
Speriamo almeno che il decoder abbia almeno il connettore di uscita del segnale, così da poterlo comunque collegare, in cascata, a Sky, altrimenti toccherà mettere ulteriore mano al portafogli per far scendere un secondo cavo. La spesa per il decoder sarà comunque da ripetere quando la Rai partirà con i canali Sat-Hd (circa altri 150 euro).
Soldi, soldi e ancora soldi.
E se Sky, sempre che non esista una legge contraria, venga incontro al consumatore con la realizzazione di un decoder “unico” con dentro
Con i 125 milioni annui risparmiati Sky potrebbe quindi permettersi il lusso di cambiare i decoder a tutti gli abbonati in tre anni (ho ipotizzando 80 euro a decoder, visto che 49 già vengono chiesti per l’upgrade), risolvendo il problema della transizione all’HD con il valore aggiunto di un decoder TiVù compatibile.
Fantasie da anacronismo fantascientifico? Forse, ma se l’ipotesi si trasformasse in realtà la Rai subirebbe, oltre al danno dei 125 milioni in meno, la beffa di essere stabilmente e per sempre “de facto” accessibile dal telecomando Sky. Una nuova legge di Murphy.
Come andrà a finire? Difficile dirlo, è una partita comunque incredibilmente complicata, che si vorrebbe solo non risolta con il solito consumatore comunque costretto a mettere le mano al portafogli per qualcosa che ora già possiede.