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Dossier IsICult sulla “cultura” nei programmi elettorali: deserto di idee e carenza di visione strategica

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Anche la giornata odierna conferma distrazione e rimozione, complessiva disattenzione ed insensibilità. Il leader dei Subsonica si schiera (a sinistra), ma prende una cantonata e provoca una polemica.

Questa odierna di venerdì 23 si pone come ultima puntata del dossier dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult per il quotidiano online “Key4biz” sul tema “cultura” nei programmi elettorali, nelle more della giornata campale di domenica 25: confidavamo che qualcosa di interessante emergesse dalla rassegna stampa e media di oggi, ma purtroppo… nulla di nulla.

Anche l’analisi dei servizi dell’agenzia stampa specializzata AgCult conferma questa deprimente constatazione: certo, segnala la notizia di un incontro, ieri, di Luciano Ciocchetti di Fratelli d’Italia (candidato alla Camera dei Deputati nel collegio Roma 6) con alcune associazioni dello spettacolo (Ueci, Cna Cinema e Audiovisivo, Atip…), in occasione del quale ha sostenuto – tra l’altro – l’esigenza di “potenziare i sostegni alle sale”; o una dichiarazione di Daniela Sbrollini, Responsabile Cultura e Sport di Italia Viva (candidata al Senato nel collegio Veneto 2 per il Terzo Polo), che propone di “sostenere la cultura con detrazioni e credito di imposta”, ma francamente ci sembrano sortite estemporanee e dell’ultima ora.

Abbiamo effettuato un’analisi quantitativa sul database dei servizi di monitoraggio mediale (tra l’Eco della Stampa e DataStampa), e cercando nei motori di ricerca “cultura + programmi elettorali” (e termini simili) emergono, nell’ultima settimana – a livello complessivo tra quotidiani nazionali e testate online – soltanto una cinquantina di articoli, di cui un decimo sono quelli che abbiamo pubblicato noi su “Key4biz”. Ulteriore conferma che il “tema cultura” è veramente rimasto ai margini del dibattito elettorale.

Questa distrazione ovvero “rimozione” (così l’abbiamo definita su queste colonne) è confermata anche per altri settori di attività: tra essi, lo sport (che pure una qualche connessione con la cultura – in senso lato – la ha). Oggi Lorenzo Vendemiale, sulle colonne de “il Fatto Quotidiano”, firma un lungo articolo in argomento, dal sintomatico titolo: “Lo sport per i partiti: i programmi sono un libro dei sogni. Tutti d’accordo sui problemi, nessuno spiega dove trovare le risorse”.

Analisi oggettiva. Va osservato che oggettivamente nessuna forza politica, fatta salva l’eccezione del Partito Democratico, ha promosso un incontro pubblico di ampio respiro con esponenti della comunità culturale nazionale: il Pd ha promosso l’iniziativa “Con la cultura si cresce”, presso il Teatro Vascello, giovedì della scorsa settimana 15 settembre, con la regia della ex Presidente della Commissione del Parlamento Europeo Silvia Costa, e con protagonisti soprattutto Dario Franceschini attuale Ministro della Cultura e Roberto Gualtieri Sindaco di Roma (ne abbiamo scritto su queste colonne).

L’unica altra iniziativa degna di nota è stato l’incontro promosso dall’associazione “CulturaIdentità” e dalla rivista omonima diretta da Edoardo Sylos Labini, ovvero “Liberare la cultura”, tenutosi martedì scorso 20 settembre, sempre a Roma, presso la Sala Umberto (ed anche di questo abbiamo scritto): questa seconda iniziativa è senza dubbio in ambito centrodestra, ma la rivista di Sylos Labini viene comunque considerata da alcuni una sorta di corrente culturale attiva nell’ambito di Forza Italia, per quanto l’unico esponente partitico che è intervenuto ci sembra sia stato stato il Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia Federico Mollicone.

Per il resto, nulla, se non sortite estemporanee appunto ed approfittando di occasioni pubbliche: per esempio, ieri il Presidente della Regione Lazio il “dem” Nicola Zingaretti, in occasione della presentazione della imminente edizione della Festa del Cinema che si terrà dal 13 al 23 ottobre a Roma (uno dei “presidi” della sinistra ovvero una delle macchine culturali “occupate” dalla sinistra, secondo l’opinione del centrodestra)…

Max Casacci (fondatore dei Subsonica) si schiera a sinistra, apprezzando la “legge delega sullo spettacolo”, ma omette di osservare che è frutto di mobilitazione trasversale

Unica notizia degna di nota appare quella pubblicata ieri dalla qualificata testata specializzata sulla musica e sull’industria musicale “Rockol”, che merita essere segnalata: ieri mattina un artista non particolarmente famoso ma qualificato qual è Max Casacci (chitarrista e fondatore e produttore dei Subsonica) ha deciso di assumere posizione in modo chiaro e netto, rispetto alla campagna elettorale. Va anche notato che l’impegno politico di Casacci non è una novità: lo scorso autunno, si candidò nella lista civica (a sostegno della coalizione di centro-sinistra) Torino Domani in occasione delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre 2021, senza riuscire ad essere eletto (ottenne oltre 500 preferenze). La presa di posizione di Casacci merita essere segnalata, anche perché in verità non sono molti gli artisti italiani che hanno il coraggio di “schierarsi” in modo esplicito. I più si nascondono dietro il dito di una presunta apoliticità dell’arte. Un caso diverso è invece rappresentato, per esempio, da Pino Insegno, che ieri ha presentato il comizio di Giorgia Meloni a Piazza del Popolo…

Dedichiamo attenzione al “caso Casacci” – per così dire – perché lo riteniamo stimolante da diversi punti di vista. E sintomatico, anche…

Casacci ha postato sui propri canali “social” un lungo intervento introdotto dalle parole “C’è un voto utile alla musica ma tranquilli, nessuno ve lo dirà mai”, focalizzando la propria attenzione sulla legge delega relativa alla discontinuità delle professioni creative, frutto di una proposta firmata dai “dem” Francesco Verducci e Mario Orfini (sulla base di elaborazioni della Fondazione Centro Studi Doc insieme ai coordinamenti di lavoratori Unita e La Musica che Gira, Forum Arte e Spettacolo, Bauli in Piazza…).

Si tratta della legge n. 106 del 15 luglio 2022 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 4 agosto e quindi in vigore dal 18 agosto), ovvero la legge che delega il Governo al riordino ed alla revisione degli ammortizzatori e delle indennità, introducendo una “indennità di discontinuità” per i lavoratori del settore dello spettacolo… La proposta di legge ha registrato il voto favorevole prima al Senato (il 18 maggio) e poi alla Camera (il 13 luglio).

Come spiega bene nell’articolo Davide Poliani, il provvedimento è stato approvato dalle Commissioni Cultura e Lavoro al Senato (insieme a quello sul riconoscimento giuridico dei live club) per poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 4 agosto (qui il testo completo, qui una sintesi).

Pur entrando tecnicamente in vigore, l’effettiva applicazione della legge è naturalmente subordinata alla promulgazione degli specifici decreti attuativi da parte dell’esecutivo in carica.

Sostiene Casacci su Fb: “stiamo assistendo al tutto e al contrario di tutto in una campagna tanto accesa nell’enfasi quanto staticamente priva di contenuti. Anche per questo motivo, l’altro ieri mi sono recato ad un incontro da Off-Topic, per capire a che punto fossimo con le proposte di legge sui lavoratori della musica e sui luoghi del live, quelli che in mezza Europa vengono riconosciuti e sostenuti come veri spazi di cultura mentre qui da noi, niet… Ho scoperto una cosa sconvolgente… A seguito di due anni di lavori di confronto reale (…), è stata prodotta una misura fondamentale per la tutela dei lavoratori dello Spettacolo (i cosiddetti intermittenti messi in ginocchio durante la pandemia) che comprende ‘l’indennità di discontinuità’ e per la valorizzazione dei luoghi della musica. La legge delega che contiene questa misura (Verducci-Orfini) è stata pure approvata il 13 luglio del 2022! Peccato che il 20 luglio sia caduto il Governo, e che i decreti attuativi restino attualmente in sospeso”.

Sostiene il musicista: “cosa ci dice questo? 1) La sinistra ha problemi seri di comunicazione, se permette che il dibattito sulla musica in periodo elettorale ruoti esclusivamente intorno alla questione “Bella Ciao” e a una malcapitata Laura Pausini. Esiste un risultato tangibile in grado di cambiare la vita ai lavoratori dello spettacolo e di far compiere un salto di decenni in avanti all’Italia della musica indipendente e non…e in campagna elettorale ci si sorvola! Roba da matti… 2) Indovina chi si è astenuto durante la votazione della legge delega? La destra di Fratelli di Giorgia”.

E così riassume: “Sintesi 1: anche se il mondo della musica non lo sa, perché qualcuno si dimentica di comunicarlo (non lo sanno i big della musica, che faticano a prendere posizione; non lo sanno band, artisti indie o rapper, che si esprimono a stento e in ordine sparso, non lo sanno nemmeno molti dei lavoratori stessi), è stato finalmente prodotto un serio lavoro di confronto, di percorso parlamentare e di scrittura della legge. Quello che la politica dovrebbe sempre fare, oltre ad agitare aria con la bocca durante i talk show; Sintesi 2: se siete musicisti, amanti della musica, lavoratori dello spettacolo, se frequentate club, locali da concerto e non sapete perché dovreste votare (barconi e immigrati? … misure economiche a misura di consenso ma senza coperture reali? …mo’ in Europa je famo vede noi? … promesse che non si capisce perché ora sì, ma come mai prima no?) almeno su questo ora avrete un motivo. Un governo di coalizione di sinistra attuerebbe subito i decreti. Mentre chi a destra sull’argomento, ha già mostrato indifferenza… ciao”.

Genesi e sviluppo della delega al Governo per il riordino del settore spettacolo: “no partisan”

Non siamo così pessimisti (e soprattutto… manichei) come Casacci.

Se forse è anche vero che Giorgia Meloni non si è pronunciata specificamente in argomento, va segnalato che il centrodestra non è certo insensibile al tema… se è vero – come è vero – che questa legge è stata sostanzialmente sostenuta anche dalla Lega, così come da Forza Italia, e finanche da Fratelli d’Italia.

Ci limitiamo a segnalare che in occasione dell’approvazione definitiva del disegno di legge “Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo” (che prevede, tra l’altro, la redazione di un vero e proprio “Codice dello Spettacolo”, la definizione di nuove norme in materia di contratti di lavoro nel settore dello spettacolo e di equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo, il riconoscimento del ruolo professionale degli attori, l’introduzione dell’indennità di discontinuità e altri benefici previdenziali…), esultò senza dubbio il Ministro Dario Franceschini, ma non fu da meno la “sua” Sottosegretaria, la leghista Lucia Borgonzoni. E la deputata forzista Patrizia Marrocco (candidata alla Camera circoscrizione Lazio 2) si espresse apprezzando l’approvazione della legge, sostenendo che “rimangono alcune criticità, ma confidiamo che possano essere eliminate con i decreti attuativi”.

In particolare, Lucia Borgonzoni dichiarò il 13 luglio che si trattava di una “giornata storica per i lavoratori dello spettacolo e per l’Italia. Il voto in aula sancisce finalmente diritti fino ad ora negati a chi vive di cultura e a chi racconta attraverso l’arte il nostro Paese. Ringrazio tutti i gruppi parlamentari per l’impegno profuso. Sono certa che questo sarà solo il primo passo verso sempre maggiori tutele per tutti i professionisti del settore”.

E, se si vuole ricostruire la “vera verità” di alcune dinamiche in modo preciso e trasparente, segnaliamo a Casacci che, sulla legge cui tanta attenzione dedica, si è registrata oggettivamente una “mobilitazione trasversale”, come ha sostenuto a chiare lettere (e testualmente) lo stesso Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia Federico Mollicone in sede di dichiarazioni di voto, che, pur criticando il Ministro della Cultura, ha manifestato la sostanziale adesione del suo partito alla proposta di legge.

Suggeriamo quindi a Casacci di ascoltare l’appassionato intervento di Federico Mollicone (uomo di riferimento della “Giorgia” sul tema cultura) giustappunto in sede di dichiarazione di voto, il 13 luglio 2022. Mollicone dichiarò una “astensione propositiva” da parte del proprio partito, che – in politichese – si traduce in “la proposta mi va anche bene, ma non voglio darti la soddisfazione di consentirti di poter dichiarare che l’ho sostenuta pienamente anche io”. In effetti, l’esponente di FdI (partito all’opposizione – si ricordi – rispetto al Governo Draghi) apprezzò che una serie di emendamenti proposti dal suo partito fossero stati accolti dal Governo, lamentando che altri no (per esempio, la trasformazione del Fondo Unico dello Spettacolo in Fondo per le Arti Nazionali, aprendolo meglio ai soggetti non storici, e l’abbassamento dell’Iva al 4 % sui consumi culturali, ecc. …).

La legge delega sullo spettacolo: rivendicazioni multiple di paternità/maternità, tra Pd e M5s (Verducci-Orfini, Airola, Montevecchi, Catalfo, Rampi, Gribaudo, Carbonaro…)

È interessante (e finanche divertente, ovvero deprimente, , dipende dal punto di vista) osservare le reazioni di alcuni esponenti politici rispetto alla sortita di Casacci…

Va segnalato anzitutto il commento del grillino Alberto Airola (senatore uscente del M5s) rispetto alla presa di posizione di Casacci: scrive Airola in un post su Facebook: “essendo stato in commissione cultura, vorrei chiarire solo due cose. Questo era il ddl Verducci che non è mai stato esaminato in quanto il governo ha messo il tema del welfare dentro alla legge delega per lo spettacolo. La maggior parte dei contenuti è stata elaborata e proposta dal M5S. La delega è stata esaminata da comm Cultura e comm Lavoro congiunte. Ora dovrebbero essere proprio Franceschini e Orlando a fare decreti legislativi di attuazione della delega subito. Quello sì sarebbe una bandierina del Pd. Non è per fare polemiche e col sen Verducci abbiamo lavorato in sintonia ma per smorzare questi toni da ultras, comprensibili in campagna elettorale ma non realistici”.

E sempre su Fb, Francesco Verducci (candidato per il Partito Democratico al Senato nel Collegio Piemonte 1) replica ad Airola: “Alberto, tu sei entrato in Commissione Cultura solo nelle ultime settimane di legislatura, come sai e come è negli atti parlamentari. Mi pare tu sia stato per la quasi totalità della legislatura in Commissione Esteri, fino alle dismissioni del Presidente m5s filo russo. Detto questo, che ha una sua importanza, l’indennità di discontinuità è entrata nella delega esattamente come era scritta e proposta nel ddl presentato da Orfini alla Camera e dal sottoscritto al Senato. Ci sono gli atti parlamentari. E quel che più conta è il risultato ottenuto e le cose ancora da conquistare. Non vedo clima da ultras, ma un post che ricostruisce la vicenda per come è andata e di cui ringrazio enormemente Max Casacci. La nostra proposta, di Matteo Orfini e mia, su indennità di discontinuità poi entrata in legge, nasce dal lavoro fatto con le associazioni citate da Max e dal loro ascolto”.

La grillina Michela Antonia Montevecchi (senatrice uscente) commenta invece: “il suo post corrisponde a ciò che Lei vorrebbe fosse vero. La realtà invece è:

– 2019 Camera dei deputati – in commissione cultura si avvia una indagine conoscitiva sul Lavoro nel mondo dello Spettacolo. La forza politica che la promuove, la organizza ed elabora un documento finale talmente fatto bene da finire in un libro e da essere base di lavoro per la legge delega è il Movimento 5 Stelle!

– Settembre 2020 Camera dei deputati – inizia in comm Lavoro l’esame di un disegno di legge a firma Chiara Gribaudo (Pd) e Alessandra Carbonaro (Movimento 5 Stelle!). Un disegno di legge che rimane arenato sa perché? Perché sembra che dentro al Pd abbiano iniziato a litigare come per la merendina a scuola 3 parlamentari di 3 correnti diverse. 3 volpi insomma.

– Agosto 2021 – Inizia esame Legge Delega Spettacolo in comm Cultura e Lavoro del Senato. Relatori Nunzia Catalfo M5s e Roberto Rampi Pd. In quella legge oltre all’indennità di discontinuità che viene prevista con un emendamento dei Relatori (quindi M5s e Pd) c’è anche l’introduzione del riconoscimento dei Live Club – una cosa attesa “da secoli” – grazie ad un emendamento della sottoscritta (M5s) che ha fatto un lavoro enorme con tutte le associazioni di categoria.

– Settembre 2022 – Decreto Aiuti Bis – la sottoscritta (M5S) ha raccolto l’appello di Stage e ha fatto assumere al governo una gran parte degli impegni per la musica contenuti nell’appello. Il voto utile per la musica è quello dato al M5s, mi creda”.

Si suggerisce ai lettori più appassionati di leggere gli oltre 200 commenti scatenati dalla presa di posizione di Casacci… Tra questi, uno dei più interessanti (e provocatori) ci sembra quello che risulta firmato Tamarro Gutierrez: “sarebbe comunque una legge monca e di fatto inutile, che si occupa di tutelare chi ha già contratti riconoscibili in essere, o commissioni da parte di enti, e si rifiuta di vedere che il tema grosso della musica in Italia è che si svolge all’85 % fuori da perimetri fiscali regolarizzati. Non per spirito criminale, ma per impossibilità di sopravvivenza altrimenti. È una legge di facciata che tutela gli orchestrali, che hanno già dieci volte le tutele degli altri, e le grosse tournee. Non certo la musica di base. Non è meglio di niente, è niente. Il tema italiano è cento km a monte. Ed è la sostenibilità del fare e proporre musica di base, nei piccoli club, nei bar, in strada”…

Al di là di queste simpatiche rivendicazioni tra Pd e M5s (polemica senza dubbio accentuata dal clima elettorale), riteniamo che non esista una contrapposizione così netta tra “sinistra” e “destra” su alcuni temi sensibili della politica culturale, ormai finalmente entrati nelle agende partitiche.

In argomento, peraltro, proprio pochi giorni fa, il 13 settembre, in occasione dell’incontro sul documento “Cultura è futuro” promosso da ArtLab, Federico Mollicone ha dichiarato, giustappunto rispetto alla delega dello spettacolo, “recupereremo i ritardi sui decreti delegati previsti dal Codice, per cercare di renderli operativi entro i tempi stabiliti”. Sull’argomento, il Ministro Dario Franceschini ha dichiarato il 19 settembre: “abbiamo riformato il welfare dei lavoratori del settore. C’era un mondo di precarietà totale, senza protezioni sociali e tutele. Abbiamo introdotto una serie di misure, come l’indennità di discontinuità, che in parte sono già operative e in parte sono state approvate dal Parlamento e ora aspettano i decreti attuativi. I decreti li avremmo fatti se M5s, Lega e Fi non avessero fatto cadere il governo. Adesso i decreti li dovrà fare il prossimo esecutivo”.

Ecumenica convergenza ?

Insomma, ecumenica convergenza sostanziale, almeno in questo caso, non terribile divergenza.

Sarà senza dubbio interessante osservare che correzioni di rotta assumerà il Governo che verrà (anche rispetto alla delega in materia di riordino del settore dello spettacolo), ma ricordiamo ancora una volta che le politiche culturali degli ultimi due anni sono il risultato di una sostanziale diarchia tra il Ministro dem e la Sottosegretaria leghista.

Concludiamo questo dossier di monitoraggio ribadendo quel che abbiamo già scritto ieri l’altro 21 settembre… In sostanza, si nutre l’impressione che, tra qualche settimana, anche se saranno Federico Mollicone o Lucia Borgonzoni a guidare il Ministero della Cultura, non ci si deve attendere rivoluzioni o sconvolgimenti rispetto all’attuale assetto delle politiche culturali nazionali.

Ci saranno piccoli aggiustamenti gestionali, una qualche correzione di rotta, avvicendamenti ai vertici di alcune macchine culturali dello Stato…

Nessun sconvolgimento, nessun cambio di paradigma

Una riprova la si può avere dal governo, diarchico ma sintonico, che s’è visto in questi ultimi anni al Collegio Romano, nelle persone appunto del Ministro “dem” Dario Franceschini (in carica dal 2014, fatta salva la “parentesi” del grillino Alberto Bonisoli dal giugno 2018 a settembre 2019) e della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni (che è al Collegio Romano dal marzo del 2018, prima col Governo Conte fino al settembre 2019, e poi col Governo Draghi dal marzo 2021).

Hanno governato insieme, Franceschini e Borgonzoni e non si ha notizia di particolari dialettiche o di duri scontri nelle aree di rispettiva competenza. Il primo ha continuato per la sua via (tracciata da anni), la seconda ha investito energia e passione su temi come il sostegno alle industrie culturali e creative, l’educazione audiovisiva nelle scuole, la moda… Ha esercitato le sue deleghe in sostanziale sintonia con le politiche del “suo” Ministro. Come volevasi dimostrare.

Quel che ancora manca – a sinistra, a destra, al centro – è un salto di qualità nelle complessive politiche culturali: manca ancora una visione di insieme, organica e strategica, che superi gli interventi settoriali, parcellizzati e contingenti. E che coniughi sistemicamente “cultura” e “media” e “digitale”. Basterebbe ragionare, nella formazione del prossimo governo, su un Ministero per la Cultura, i Media, il Digitale…

Le precedenti “puntate” del dossier curato da IsICult per “Key4biz”,

sul tema “cultura” nei programmi elettorali:

22 settembre 2022

Salvini: eliminare il canone Rai. Letta commenta “Lega portavoce degli interessi Mediaset”

21 settembre 2022

Dossier “Cultura” nei programmi elettorali: altra puntata del monitoraggio IsICult


20 settembre 2022

Il programma cultura di Fratelli d’Italia e l’appello di ‘Cultura è futuro’: cultura alla deriva


19 settembre 2022

Salvini rilancia l’abolizione del canone Rai


16 settembre 2022

La cultura resta ai margini dell’agenda elettorale, fatto salvo il programma del Pd


 1° settembre 2022

Festival Venezia con cinema che soffre in sala e programmi elettorali senza cultura


12 agosto 2022

Poca attenzione alla cultura e nessuna al digitale nel programma del centro-destra

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