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Tim, cosa dice il report HSBC che ha contribuito al crollo del titolo

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Per gli analisti sul titolo pesa fra le altre cose l'iper frammentazione del mercato italiano, considerato il più sfidante d'Europa, e l'incertezza politica.

Dopo il crollo di venerdì scorso, quando il titolo Tim ha perso l’8% a Piazza Affari toccando i minimi di 0,18 euro, oggi il trend è in ripresa del 5,71% a 0,19 euro. Un rimbalzo, dopo la debacle dello scorso fine settimana, in scia anche alla notizia dell’acquisizione del 2,5% di Vodafone da parte del patron di Iliad Xavier Niel, che rilancia l’interesse del mercato sul fronte del consolidamento in Europa.

Ma cosa ha causato il crollo?

Il motivo è ascrivibile a due report internazionali usciti in rapida successione, quello di HSBC giovedì scorso e quello di Barclays venerdì stesso.

Il report di HSBC in primis ha tagliato il rating del titolo da “buy” a “hold” e target price a 0,20 euro. Per gli analisti, su Tim pesa il fatto di “operare in un mercato sfidante, uno dei più sfidanti d’Europa, si legge nel report. Un mercato “iper frammentato”, con un “mercato al dettaglio deflazionistico a fronte di un mercato concorrenziale sul fronte dell’infrastruttura wholesale”.

HSBC aveva già discusso degli effetti nefasti sui ricavi e investimenti derivanti da un mercato sfavorevole, in occasione di un altro recente report del 15 settembre.

Gli analisti valutano rispettivamente la NetCo 18,7 miliardi di euro e la ServiceCo 7,3 miliardi.

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Mancanza di determinazione dei prezzi, nonostante l’inflazione elevata

“La possibilità di aumentare i prezzi può essere materialmente importante per gli operatori al fine di proteggere i margini mentre aumenta l’opex a causa di pressioni inflazionistiche”, si legge nel report di HSBC.

In Europa, prosegue il repert, ci sono pochissimi esempi di indicizzazione contrattuale (ad es. Regno Unito, Belgio, Austria – Paesi Bassi solo per dispositivi mobili). Al di là dell’indicizzazione, il fattore chiave che determina la capacità degli operatori di aumentare i prezzi è la struttura di mercato, poiché la sostenibilità delle azioni sui prezzi è in definitiva una questione di teoria dei giochi”.

“In Italia, dopo decenni di deflazione strutturale, la gestione dell’incumbent Telecom Italia ha segnalato la sua volontà di aumentare i prezzi e, anzi, alcuni limitati repricing sono stati introdotti nel 2022 (con conseguente perdita di clienti)”.

Tuttavia, l’operatore più piccolo Iliad (non quotato) è stato fermo nel dire che non ha intenzione di farlo indicizzando i suoi prezzi all’inflazione e che i suoi prezzi sono lì “per sempre”. La riluttanza di un cane sciolto a conformarsi rende difficile l’attuazione di aumenti di prezzo, a meno che gli operatori più grandi accettino le conseguenti perdite di clienti”, aggiunge HSBC.  

Risultati delle elezioni generali in primo piano

HSBC ribadisce il suo rating Hold con un prezzo target di 0,20 euro.

Nella valutazione, “continuiamo ad applicare un fattore di rischio politico del 5% sul prezzo per riflettere la possibilità che l’incertezza politica dal le recenti dimissioni del governo Draghi e la rotta dell’Italia in occasione delle prossime elezioni del 25 settembre 2022. Il risultato potrebbe incidere negativamente su TI, sia in termini di esecuzione della sua strategia strutturale di separazione e relativa gestione del debito e costi di rifinanziamento”, si legge nel report.

I principali rischi al rialzo includono lo Stato: “l’istituto di credito CDP lancia un’offerta pubblica di acquisto obbligatoria sul flottante di TI (Reuters, 25 agosto 2022) a condizioni vantaggiose. I principali rischi al ribasso includono: un aumento di capitale che lo farebbe essere fortemente diluitivo per gli azionisti esistenti; costi di rifinanziamento superiori alle attese, che potrebbero comportare o un maggior costo del debito o addirittura, in caso di proroga incertezza del mercato, problemi di liquidità”, si legge.

Rischi al rialzo:

(1) CDP lancia un’offerta pubblica di acquisto obbligatoria sul flottante di TI (Reuters, 25 agosto 2022) a condizioni vantaggiose;

(3) una dismissione della rete fissa o di altri beni significativi a una valutazione interessante

Rischi al ribasso:

(1) un aumento di capitale che sarebbe fortemente diluitivo per gli azionisti esistenti;

(2) costi di rifinanziamento superiori a quelli previsti che possono comportare un aumento del costo del debito o, in caso di prolungata incertezza del mercato, anche problemi di liquidità

(3) una dismissione della linea di rete fissa o di altri beni significativi a una valutazione poco interessante; (4) un lungo e incerto processo di regolamentazione e approvazione di qualsiasi transazione pertinente proposta;

(5) ulteriore deterioramento del contesto competitivo nel mercato italiano con i progressi di Iliad nella banda larga con la sua strategia mobile a banda larga.

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