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Le tecnologie mobili potrebbero consentire un risparmio energetico pari ad almeno 43 miliardi di euro all’anno e contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 per almeno 113 milioni di tonnellate entro il 2020.
Sono i risultati di uno studio condotto da Vodafone e Accenture, secondo cui questi obiettivi potranno essere raggiunti solo con la piena collaborazione dei governi e dell’industria.
Il report, intitolato “Carbon Connections: quantifying mobile’s role in tackling climate change” intende dimostrare che le tecnologie mobili possono svolgere un ruolo determinate nella riduzione delle emissioni di gas serra in molti settori industriali.
Per Mark Foster di Accenture, è chiara e immediata la necessità di adottare ulteriori misure per ridurre le emissioni globali e l’industria delle comunicazioni potrà svolgere un ruolo fondamentale, consentendo la transizione verso un’economia a basso tenore di carbonio.
“Poter accedere a una conferenza ad alta definizione da un dispositivo mobile, ad esempio, può ridurre la necessità di viaggiare”, ha spiegato Foster.
“Ogni azienda, piccola o grande che sia, dovrà fornire i suoi prodotti e servizi in modo tale da ridurre al minimo sia il costo che l’impatto sull’ambiente”, ha spiegato il Ceo di Vodafone Vittorio Colao.
“Questo rapporto dimostra l’importante ruolo che le tecnologie mobili, in particolare le soluzioni intelligenti come i servizi machine-to-machine, possono svolgere nella riduzione delle emissioni di carbonio, garantendo al tempo stesso un notevole risparmio finanziario”, ha aggiunto Colao, sottolineando che ora sta ai governi e all’industria trovare il modo di collaborare per creare “il necessario quadro politico e le condizioni atte a stimolare gli investimenti e la pronta diffusione di queste tecnologie”.
Le nuove tecnologie, oltre a consentire agli utenti di agire in maniera ‘proattiva’, permettono di gestire, monitorare, videosorvegliare e controllare da remoto gli impianti, migliorando i tempi di intervento e ripristino, in caso di problemi.
Il rapporto identifica 2 categorie di tecnologie in grado di contribuire in maniera sostanziale alla riduzione delle emissioni di carbonio: i servizi M2M (machine-to-machine) e la dematerializzazione.
I servizi M2M, in pratica, consentono di collegare tra loro diversi apparecchi senza fili e rappresentano l’80% del potenziale di risparmio di carbonio.
Essi includono:
Le griglie smart, in grado di migliorare l’efficienza delle reti elettriche attraverso dispositivi wireless per monitorare le performance delle reti. La realizzazione di ‘smart grid’ per la gestione dell’energia distribuita permette inoltre di migliorare la produttività degli addetti e di aggiungere servizi a valore per i clienti finali, abilitando le comunicazioni multimediali, la mobilità, servizi evoluti di localizzazione e di contact centre.
La logistica intelligente implica l’uso delle tecnologie mobili per tracciare i veicoli e i loro carichi e migliorare, dunque, l’efficienza delle operazioni logistiche.
La manifattura smart riduce la necessità della manutenzione sul campo attraverso l’analisi in remoto delle performance delle apparecchiature.
La divulgazione dei vantaggi legati alla completa convergenza delle diverse tecnologie fisse e mobili già in circolazione permetterà inoltre di accelerare la realizzazione delle cosiddette ‘città intelligenti‘, precursori delle ‘società intelligenti’, caratterizzate da nuovi modelli di sviluppo imperniati su una crescita del business nel rispetto dei valori universali e della salvaguardia dell’ambiente.
La dematerializzazione, spiega lo studio Accenture, è la sostituzione di beni fisici, processi o viaggi con alternative ‘virtuali’ – come le videoconferenze o lo shopping online – e rappresenta il 20% del potenziale di risparmio di carbonio.
Il rapporto riconosce che per implementare alcuni di questi servizi sono necessari ingenti investimenti, ma suggerisce anche che il risparmio di emissioni dannose che ne deriverà sarà notevole.
Questo per quanto riguarda l’applicazione delle tecnologie mobili a settori diversi dalle telecomunicazioni, ma secondo uno studio di Juniper Research sempre sul binomio tlc-risparmio energetico, anche gli operatori hanno la possibilità di ridurre le emissioni dei propri impianti – di 22 Mt entro il 2014 – attraverso strategie di ‘trasformazione’ che riducano le inefficienze dei siti e rafforzino l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile.
Il modello ‘trasformazionale’ identificato da Juniper – in cui gli operatori si impegnano a investire nella riduzione dei consumi delle stazioni base e nella risoluzione di questioni quali il raffreddamento, la pianificazione delle reti e la gestione della potenza – peremetterebbe una riduzione delle emissioni degli impianti tlc del 30% entro il 2014.