Low emission zone, cosa sono e dove si trovano
Il nostro Paese conta 253 low emission zone (Lez), cioè zone a basse emissioni inquinanti ricavate per lo più all’interno dei centri urbani. Ne abbiamo tre volte tante quelle censite in Germania e quasi 10 volte di più di quelle disseminate in Gran Bretagna, secondo le stime pubblicate dal sito goshorty.co.uk.
Un dato esaltante, se preso per buono, perché l’idea delle Lez comporta dei vincoli che nelle nostre città non sempre sono rispettati alla lettera.
In queste zone cittadine non sono ammessi veicoli inquinanti e le Lez servono sia a migliorare la qualità dell’aria e della vita dei cittadini, sia a ridurre il peso del traffico automobilistico sulla rete stradale urbana, impedendo l’accesso dei veicoli inquinanti e dando il via libera a quelli a basse, bassissime o zero emissioni.
In quest’ultimo caso si parla di zone ad emissioni zero (Zero emission zone, o Zez), dove circolano solo veicoli elettrici e ad idrogeno, per fare un esempio.
Primato italiano, vero o presunto?
Di queste 253 Lez, quali sono veramente attive e quali no?
Ottimi esempi di low emission zone sono l’Area C e l’Area B a Milano, la stragrande maggioranza delle altre sparse per le principali città italiane sono invece applicate a metà, perché spesso solo in alcuni periodi dell’anno o giorni della settimana, o perché magari non hanno varchi elettronici o controlli predisposti dalla Polizia Municipale, o anche perché gli enti locali non si sono curati di predisporre un piano di comunicazione pubblica rivolto ai cittadini, per spigare le misure in vigore nella Lez.
“Le zone a basse emissioni funzionano. È però essenziale che i sindaci comunichino efficacemente e per tempo, e che siano presenti misure di supporto alla transizione, quali ad esempio schemi che diano un accesso gratuito ai servizi di trasporto pubblico e di sharing mobility a fronte della rottamazione dei veicoli inquinanti. Le automobili stanno soffocando le nostre città, è ora di ricominciare a respirare”, ha commentato Claudio Magliulo, Responsabile italiano della campagna Clean Cities.
Il caso di Roma e la mappa delle Lez in Italia
Al momento, Roma è considerata una città con Lez attive, ma non è così, perché si fanno coincidere con le zone a traffico limitato (le Ztl), che sono un’altra cosa, anche se alcuni vantaggi sono gli stessi per la città in termini di riduzione del traffico privato, di taglio delle emissioni inquinanti e di miglioramento della qualità dell’aria.
Rimanendo sulla Capitale, dalla fine del 2024 è prevista l’attivazione di sistemi di ingressi a pagamento nelle zone più centrali, progressivamente possibili solo per i veicoli elettrici.
L’idea del Campidoglio è creare entro i prossimi due anni un’ampia Lez che potrebbe coprire il 20% del territorio urbano, presidiata ai varchi da un muro di occhi elettronici e Polizia municipale, mentre una Zez è prevista per l’area ricompresa all’interno dell’anello ferroviario (chiamata Ztl Vam).
Altre città italiane che attualmente hanno attivato delle low emission zone sono Bergamo, Bologna, Firenze, Padova, Parma, Prato e Torino.
In Europa 500 low emission zone entro il 2025
In Europa sono oltre 300 le città con almeno una Lez e secondo Clean Cities, coalizione internazionale di Ong, associazioni e movimenti per l’ambiente, potrebbero arrivare a 500 nel 2025. È solo una questione di volontà collettiva e di decisioni politiche.
La verità è che in Italia non abbiamo una cultura della mobilità alternativa o smart mobility, mentre nel tempo abbiamo preferito possedere un’auto di proprietà o più d’una, visto che registriamo per il 2021 un tasso di motorizzazione di 663 veicoli ogni 1.000 abitanti. In Europa siamo secondi solo al Lussemburgo (681 veicoli ogni 1.000 abitanti) e di molto al di sopra di Germania (574 ogni 1.000 abitanti), Spagna (513 ogni 1000 abitanti) e Francia (482 ogni 1000 abitanti), secondo dati illustrati all’Octo Connected Forum 2022 da The European House – Ambrosetti e OCTO Telematics.
Al contrario, le città con il traffico più congestionato al mondo sono Istambul, con 142 ore annue in media passate in fila tra le auto (e un congestion index pari al 62%), seguita da Bogota in Colombia, con 126 ore (CI 55%), quindi Mumbai in India, con 121 (CI 53%).
La prima italiana è Palermo al 23° posto, con 82 ore medie annue passate in fila nel traffico, seguita da Roma al 40°, con 75 ore, e Messina al 45°, con 73 ore.