Multa da 4,125 miliardi di euro a Google per abuso di posizione dominante.
Il Tribunale Ue ha confermato oggi (vedi la nota) la decisione con la quale la Commissione ha stabilito che Google ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca.
L’importo stabilito dal Tribunale di 4,125 miliardi di euro, vede una riduzione del 5% rispetto ai 4,343 che erano stati decisi dalla Commissione, con l’ammenda più alta mai inflitta in Europa da un’autorità di vigilanza sulla concorrenza. La riduzione è dovuta all’annullamento della decisione nella parte in cui si considerano un abuso gli accordi di ripartizione del fatturato per portafoglio.
La sanzione per abuso di posizione dominante avvenuta nel 2018
La Commissione ha avviato una procedura su Google relativamente ad Android 2 nell’aprile 2015, decidendo la sanzione per abuso di posizione dominante nel luglio 2018.
Tre le restrizioni emerse si segnalavano: l’imporre ai produttori di telefonini di pre-installare le applicazioni di ricerca (Google Search) e di navigazione (Chrome) per avere la licenza operativa del suo portale di vendita (Play Store).
Condizionare la concessione delle licenze operative su Google Search e Play Store all’impegno a non vendere dispositivi con versioni del sistema operativo Android senza l’approvazione di Google. E infine subordinare il rimborso di parte degli introiti pubblicitari ai produttori di dispositivi mobili e agli operatori di reti mobili all’impegno a rinunciare alla preinstallazione di un servizio di ricerca generica concorrente su un portafoglio predeterminato di dispositivi.
Google ha annunciato di fare ricorso
Google ha espresso il proprio disappunto per la sentenza del tribunale dell’Ue che ha appoggiato una decisione della Commissione contro l’azienda. “Siamo delusi dal fatto che il tribunale non abbia annullato integralmente la decisione”, ha dichiarato l’azienda. “Android ha creato più scelta per tutti, non meno, e sostiene migliaia di imprese di successo in Europa e nel mondo”. Due mesi e dieci giorni dopo la notifica Google potrà impugnare la decisione.
Abuso di posizione dominante, il vizio di Google
Già nel 2017 la Commissione Ue ha imposto a Google la maximulta record da 2,42 miliardi di euro, per abuso di posizione dominante nel campo dei motori di ricerca, dando un vantaggio competitivo illegale al suo servizio di comparazione degli acquisti Google Shopping ai danni dei concorrenti, penalizzati nei risultati del motore.
Per la Commissione (qui il comunicato della Commissione in Pdf), Google ha sistematicamente dato maggior risalto al suo servizio di comparazione degli acquisti: quando un utente cerca su Google un prodotto, il suo servizio di shopping gli propone le varie possibilità accanto ai risultati in alto, quindi molto visibili. I servizi di comparazione degli acquisti dei suoi rivali, sono invece lasciati nella colonna dei risultati generici, selezionati dagli algoritmi generici. “Le prove dimostrano che il competitor messo maggiormente in risalto compare soltanto a pagina 4 dei risultati”, scrive la Commissione. Il problema è che i consumatori cliccano molto più spesso sui prodotti più visibili, e quindi su quelli sponsorizzati da Google. I numeri non lasciano dubbi, spiegano i regolatori europei: i risultati sulla prima pagina guadagnano il 95% di tutti i click, quelli sulla seconda solo l’1%.
Nel novembre del 2021 il Tribunale dell’Unione europea ha rigettato il ricorso del gigante dei motori di ricerca e della sua società madre, Alphabet, riconoscendo “il carattere anticoncorrenziale della pratica controversa” messa in atto con il suo servizio Shopping.
“Google si è allontanata dalla concorrenza nel merito” attraverso un posizionamento più favorevole del suo servizio di comparazione degli acquisti, declassando invece i servizi concorrenti, relegati nella colonna dei risultati generici.
L’ultima multa per abuso di pozione dominante risale al 20 marzo 2019 quando la Commissione europea ha inflitto al colosso americano un’ammenda pari a 1,49 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust dell’UE.
Secondo la Commissione Google ha abusato della propria posizione dominante sul mercato imponendo una serie di clausole restrittive nei contratti con siti web di terzi che hanno impedito ai concorrenti di Google di inserire su tali siti le proprie pubblicità collegate alle ricerche.