Per la Commissione Ue servono più dati prima di decidere se introdurre una tassa sulle Big Tech per sovvenzionare la realizzazione delle nuove reti ultrabroadband nel Vecchio Continente. Lo rende noto Bloomberg, secondo cui Bruxelles ha chiesto alle telco di fornire maggiori prove del fatto che lo streaming di siti come Netflix e YouTube debba davvero pagare di più per l’ingente traffico prodotto che transita sulle loro reti.
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Bruxelles vuole le prove
Le telco sono state chiamate a dimostrare nel dettaglio di quanto il traffico di rete sia effettivamente aumentato negli ultimi tre anni, da dove proviene questo nuovo traffico aggiuntivo, e quale sia l’impatto in termini di costi connesso con l’incremento del traffico. Sono queste le domande di un questionario ad hoc dello scorso mese di aprile.
All’interno del questionario ci sono anche domande per le big tech, alle quali viene richiesto in che modo sono cresciuti i costi, il rapporto che hanno con le telco, e se vi sia qualche segnale di eventuali “fallimenti di mercato” nella modalità in cui i contenuti sono forniti attraverso le reti.
No comment della Commissione, ma da molti mesi ormai si vocifera di una proposta per una politica di remunerazione dell’equo compenso, che potrebbe richiedere alle società che forniscono servizi di streaming e altre applicazioni pesanti di dati di risarcire gli operatori di telecomunicazioni per il quantità di traffico che inviano sulle loro reti. Gli operatori sarebbero quindi in grado di utilizzare i fondi aggiuntivi per investire per realizzare nuove reti e nell’aggiornamento dell’infrastruttura.
Dibattito acceso
C’è stato un acceso dibattito in risposta a questa proposta, con parlamentari, attivisti di Open Internet e gli stessi giganti della tecnologia che hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che tali proposte danneggerebbero la neutralità della rete e potenzialmente creerebbero un Internet a due livelli in tutto il blocco.
Le risposte sono state diverse anche a livello nazionale con i governi olandese e tedesco che hanno esortato la Commissione ad attendere il rapporto finale del BEREC, nonché una consultazione aperta con i governi membri e i cittadini prima di procedere con una proposta. Al contrario, i governi francese e italiano hanno aumentato le richieste di attuazione di una politica di remunerazione.
Il questionario deve ancora essere completamente finalizzato e una proposta finale sarà pronta alla fine di quest’anno o all’inizio del 2023. Tuttavia, date le questioni in gioco, questo è un dibattito che probabilmente durerà molto più a lungo.