Abbiamo letto questa mattina con attenzione l’intervista di Guido Bertinetti, Manager di Open Fiber, sul quotidiano La Nazione di Firenze. L’intervista sembra voler rispondere indirettamente alle critiche sollevate da Key4biz appena ieri mattina e relative alla lacunosa tabella di marcia di Open Fiber (FTTH. Open Fiber, a luglio meno di 50mila unità immobiliari attivabili. Lavori terminati tra 8 anni?).
Ci ha colpito il fatto che Open Fiber abbia preferito lanciare una intervista sul quotidiano fiorentino piuttosto che chiedere una rettifica su Key4biz dei dati da noi dichiarati (e ricavati dai Report del MiSE sullo stato di avanzamento della fibra in Italia). Ma, per la verità, abbiamo avuto la netta percezione di un maldestro tentativo di difesa, che mette in cattiva luce Open Fiber. Le telecomunicazioni italiane sono un piccolo mondo dove tutti sanno tutto di tutti.
Il formato de La Nazione è quello dell’intervista a Guido Bertinetti, Direttore Network & Operations
L’intervista confuta di fatto quanto da noi scritto, pertanto ci corre l’obbligo di ritornare sull’argomento e analizzare quanto sostenuto da Bertinetti.
Nell’intervista, Bertinetti fa riferimento al dato di luglio e relativo ai km di infrastruttura realizzata, attenzione, di infrastruttura realizzata e non di unità immobiliari. Ma l’indicatore adottato dal MiSE prende come riferimento solo quest’ultimo parametro, ritenendo ininfluenti i Km di fibra realizzati. Del resto il dato del MiSE da noi rivelato è pubblico, inequivocabile e incontrovertibile. È consultabile da chiunque.
Ma pur volendo restare sul piano industriale che Open Fiber aveva presentato nel dicembre del 2021, il dato dei km di infrastruttura realizzati, dichiarato da Bertinetti (che prevede di finire l’anno poco oltre 18.000 km) contraddice il piano di Rossetti, quando questi era CFO dell’azienda e fatto proprio dall’attuale top management (in cui Rossetti è AD), che di Km per il 2022 ne prevedeva ben 28.000.
Ancora una volta si tratta di un risultato deludente, alla luce anche del fatto che i lavori sono praticamente fermi nelle aree di mercato (Aree nere), nonostante tutto il supporto ottenuto dal Governo (con l’esclusione dal codice appalti, questione che solleva più di una perplessità) e da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) con la costituzione del famoso consorzio ribattezzato Open Fiber Network Solutions che più che ‘solutions‘ pare stia solo creando problemi nel rapporto con le imprese.
Per quanto riguarda, infine, le unità immobiliari dove il servizio è attivabile, Bertinetti non fa altro che confermare nell’intervista quanto da noi scritto. Se, in base a quanto da egli stesso sostenuto (e da noi stessi indicato) Open Fiber in 7 mesi ne ha realizzate solo 500.000, potete allora immaginare quando finirà. Basta fare un semplice calcolo, considerando che ne mancano da fare ancora più di 4 milioni e il calcolo previsionale che abbiamo fatto ritorna perfettamente.
Dulcis in fundo, Bertinetti parla del 2023 indicandolo come l’anno della svolta nelle Aree Bianche e sostenendo che entro il prossimo anno il piano sarà completato. I numeri sin qui realizzati dicono che per quanto si possa dare una accelerazione celeste al piano, sarà pressoché impossibile raggiungere quell’obiettivo. Ma vedremo, facciamo intanto un nodo al fazzoletto, ma non senza ricordare che il piano per le Aree bianche dovrà essere chiuso entro il mese di giugno 2023 e non entro la fine.
L’uscita di stamane su La Nazione rappresenta l’ennesima occasione per Cassa Depositi e Prestiti (CDP) per capire che la gestione in capo alla Cassa dell’azienda impone scelte e soluzioni di sostenibilità al passo con le esigenze del settore.