Birol striglia l’Europa, minacciata da Putin e dal clima
Il prezzo dei contratti futures del gas per il mese di agosto è aumentato di nuovo rispetto a sole 24 ore fa, del +3% circa a 162 euro al MWh. È uno degli effetti destabilizzanti dell’alta volatilità del costo del combustibile fossile di cui tanto ci stiamo occupando in questi mesi e di cui non riusciamo proprio a fare a meno.
Secondo il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea, acronimo inglese di International energy agency), Fatih Birol, non basta che l’Unione europea diversifichi al massimo le fonti di approvvigionamento del gas naturale, con l’obiettivo di smarcarsi il più possibile dalle forniture russe, perché i consumi restano comunque troppo alti.
I Paesi europei, secondo Birol, devono assolutamente ottimizzare le risorse esistenti e in arrivo e allo stesso tempo contrarre tali consumi: “A mio avviso, è molto meglio prendere provvedimenti ora per prepararsi all’inverno piuttosto che lasciare il benessere di centinaia di milioni di persone e il futuro delle economie europee alla mercé del clima o, peggio ancora, delle decisioni del Presidente russo Vladimir Putin”.
Non sappiamo ancora se a partire dal 21 luglio il gasdotto Nord Stream 1 ripartirà regolarmente o meno. Gazprom non rassicura affatto, anzi, ribadisce che per “causa di forza maggiore” (che a quanto pare consente per contratto ad un fornitore di tagliare o ridurre i flussi) potrebbe anche chiudere il rubinetto.
Questo è lo scenario peggiore, ovviamente, ma considerato altamente probabile visto lo scenario di guerra in Ucraina e le tensioni crescenti tra Paesi Nato e Russia.
Le condizioni climatiche avverse in cui si trova l’Europa, alle prese con un’ondata di calore storica, stanno mandando alle stelle la domanda di energia elettrica e questo aumenta i consumi energetici, mentre la mancanza di acqua nei fiumi rallenta straordinariamente il lavoro degli impianti idroelettrici.
Entro tre mesi servono 12 miliardi di metri cubi di gas
“Nei prossimi tre mesi le forniture di gas russo devono essere sostituite con altri 12 miliardi di metri cubi di gas naturale, che equivalgono a 130 navi cisterna di gas liquefatto”, ha spiegato Birol, in un documento a sua firma pubblicato sul sito iea.org.
“Il primo passo immediato per riempire lo stoccaggio di gas europeo a livelli adeguati prima dell’inverno è ridurre l’attuale consumo di gas in Europa e mettere in stoccaggio il gas risparmiato. Alcuni di questi stanno già accadendo a causa dei prezzi del gas altissimi, ma è necessario di più”, ha aggiunto Birol.
“Sono necessarie ulteriori riduzioni significative per preparare l’Europa a un lungo e duro inverno che ci aspetta”, ha affermato il numero uno della Iea.
Anche se l’Europa riesce a riempire i suoi siti di stoccaggio al 90%, c’è ancora un “rischio accresciuto di interruzioni dell’approvvigionamento se si dovesse verificare un taglio completo della Russia“, ha precisato Birol.
Le cinque azioni rapide per salvare l’inverno europeo
Cinque le azioni possibili nell’immediato per mitigare la crisi energetica che viviamo: introdurre piattaforme d’asta per incentivare gli utenti di gas industriale dell’UE a ridurre la domanda; ridurre al minimo il consumo di gas nel settore energetico (anche con il ricorso temporaneo a carbone e petrolio e al nucleare, laddove sia possibile); rafforzare il coordinamento tra gli operatori del gas e dell’elettricità in tutta Europa, anche sui meccanismi di riduzione dei picchi; ridurre la domanda di elettricità delle famiglie stabilendo standard e controlli di raffreddamento domestici; armonizzare la pianificazione delle emergenze in tutta l’UE a livello nazionale ed europeo.
Appena una settimana dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, l’Agenzia aveva già presentato un piano in 10 punti per ridurre la dipendenza dell’Unione europea dal gas naturale russo.
In esso sono state definite le azioni pratiche che l’Europa potrebbe intraprendere, tra cui massimizzare le forniture di gas da altre fonti; accelerare il dispiegamento di energia solare ed eolica; sfruttare al meglio le fonti energetiche esistenti a basse emissioni, come le rinnovabili e il nucleare; intensificare le misure di efficienza energetica nelle case e nelle imprese; e adottare misure per risparmiare energia abbassando il termostato.
Gas inaffidabile, è l’ora delle rinnovabili
Nel 2021 il prezzo del gas è cresciuto del 585% e a cascata ha fatto lievitare di 7 volte i costi della generazione elettrica per le centrali a gas, secondo dati Ember.
Il mix elettrico europeo del 2021 ha quindi visto la quota fossile – gas e carbone – ancora stabile al 37%, in linea con il 39% registrato nel 2019, con Il nucleare attestato al 26% e le rinnovabili al 37%.
Quello che è chiaro e lampante è che per uscire da questo stallo politico, energetico, sociale e culturale, è fondamentale insistere di più, molto di più, sulle fonti rinnovabili, soprattutto solare (in tutta l’Europa mediterranea) e l’eolico (in tutta l’Europa settentrionale).
Secondo un sondaggio condotto da Savanta ComRes in 8 Paesi europei (Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia, Romania, Paesi Bassi e Bulgaria), solo il 29% dei cittadini pensa che l’Ue dovrebbe classificare l’energia nucleare come sostenibile dal punto di vista ambientale e per quanto riguarda il gas fossile, solo il 35% ritiene che l’Europa dovrebbe assegnare a questa fonte energetica un’etichetta verde.