Chiuso il Nord Stream 1, Germania in difficoltà
L’Europa non lo può dichiarare apertamente, ma la situazione energetica è seria e spaventa i suoi leader. La scarsità di gas naturale mette molta più paura che la pandemia di Covid-19. Presto o tardi, visto l’andamento della guerra in Ucraina, la Russia potrebbe chiudere i rubinetti ai Paesi dell’Unione europea e molto probabilmente questo potrebbe accadere quando ne avremo più bisogno, durante il prossimo autunno/inverno.
Per il momento è solo “paura”, come detto, ma ci sono già dei segnali in tal senso. Il grande gasdotto Nord Stream 1, che collega la siberia russa alla Germania rimarrà chiuso per almeno dieci giorni, ufficialmente per riparazioni e manutenzione.
Si tratta di un tubo di approvvigionamento che porta in Europa 60 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno e che quotidianamente soddisfa la domanda energetica di 26 milioni di famiglie europee.
Per evitare il peggio la Commissione europea ha annunciato il trasferimento della turbina in riparazione in Canada direttamente in Germania (sarà presa in carico da Siemens), di modo che entro poco tempo si potrà ovviare alle “scuse” russe (decisione cha ha fatto arrabbiare Kiev a quanto pare, che vede in questa mossa una scorciatoia per evitare le sanzioni contro Mosca).
Bruxelles di fatto si vuole preparare al peggio e con il passare del tempo cresce la minaccia di uno stop totale delle forniture di gas russo o nella migliore delle ipotesi una riduzione consistente delle stesse.
La Commissione Ue teme il peggio
Secondo quanto riportato da Radiocor del Sole 24 Ore, il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, arrivando alla riunione dei ministri delle Finanze dell’area Euro, ha dichiarato: “Non siamo in uno scenario avverso, ma i rischi di finirci stanno crescendo“.
Gentiloni ha anche detto che il tetto al prezzo del gas è un possibile strumento su sui si sta discutendo, “ma al momento non c’è una proposta della Commissione sul ‘price cap’”.
Stamattina, in un tweet, la stessa Commissione europea ha ribadito che “Putin continua ad utilizzare l’energia come un’arma”, e che ad oggi “sono 12 i Paesi dell’Unione direttamente interessati” dalla strategia di Mosca.
“Aumentare le nostre capacità di stoccaggio del gas prima dell’inverno potrà aiutarci a prepararci a possibili interruzioni delle forniture”, si legge ancora nel post.
L’Italia pensa a ridurre i consumi domestici
Nel frattempo, mentre il Nord Stream 1 è al momento chiuso e mentre i flussi verso l’Italia sono stati tagliati di circa un terzo rispetto al periodo prebellico, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha affermato oggi partecipando ad un webinar sui consumi energetici ed idrici, che a breve “sarà lanciata una campagna sul risparmio di acqua e gas”.
Una specie di pubblicità progresso dedicata esclusivamente a queste due fondamentali risorse, in particolare nel settore domestico, che a detta del ministro è centrale in questa fase critica: “Lo abbiamo compreso facendo i conti per sostituire il gas russo. Il settore residenziale rappresenta il 30% dei consumi e il 12% delle emissioni. Il primo punto per risparmiare è l’educazione dei cittadini – ha spiegato il ministro, secondo una nota diffusa da RaiNews – Se gli utenti non sono sensibili al risparmio e alla riduzione delle emissioni, le politiche sono inutili”.
“Le misure di sobrietà sono semplici. Se abbassassimo di 1 grado la temperatura media o riducessimo di 1 ora il tempo di riscaldamento, risparmieremmo 1,5 – 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno“, ha continuato il ministro, secondo cui: “mezzo miliardo dimetri cubi all’anno potremmo risparmiarli usando le lampadine a led“.
Altro punto chiave per Cingolani è l’efficienza energetica degli edifici, su cui è possibile intervenire con una campagna di promozione dell’elettrificazione, puntando sulle comunità energetiche, sulle pompe di calore e sulle fonti rinnovabili, in special modo il fotovoltaico.