Pacchetto telecom: parte il 4 novembre la procedura di conciliazione per ‘salvare’ la riforma europea delle tlc

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Viviane Reding

Si aprirà formalmente il 4 novembre la procedura di conciliazione sul pacchetto telecom: il Comitato di conciliazione – composto da 27 deputati (di tutti i gruppi politici in base ai risultati delle elezioni del giugno 2009) e 27 rappresentanti del Consiglio (uno per ogni Stato membro) – avrà 8 settimane di tempo  per trovare un accordo sulla questione dell’accesso a internet.

 

Dopo di che, Parlamento e Consiglio avranno altre sei/otto settimane per approvare o respingere il testo nel suo complesso, senza ulteriori modifiche: il Parlamento ha bisogno di una maggioranza semplice dei voti espressi, mentre il Consiglio decide a maggioranza qualificata.

 

Se il Comitato di conciliazione non dovesse raggiungere un accordo, o se Parlamento o Consiglio non dovessero approvare il testo in terza lettura, il pacchetto Telecom si considererà non adottato. In questo caso, la procedura di co-decisione potrà essere riavviata solo da una nuova proposta legislativa della Commissione.

 

Nelle scorse settimane, il team costituito dal vicepresidente del Parlamento, Alejo Vidal-Quadras (EPP, Spagna), dal vicepresidente della Commissione Industria Herbert Reul (EPP, Germania) e dalla relatrice Catherine Trautmann (SD, Francia) ha tenuto incontri informali con i rappresentanti della presidenza svedese per preparare la procedura di conciliazione.

 

Giovedì scorso, dopo l’ultimo di questi incontri, Vidal-Quadras ha affermato che il comitato di conciliazione andrà al negoziato “con uno spirito di compromesso, ma deciso a difendere i diritti degli utenti e impegnato nello sviluppo di un quadro normativo in grado di incentivare gli investimenti e l’apertura del mercato”.

“Faremo tutto il possibile per raggiungere una buona soluzione, ma il Consiglio deve capire che il Parlamento difenderà senza esitazioni la libertà dei cittadini che esso rappresenta”, ha aggiunto.

 

“La delegazione del Parlamento ha approvato una proposta di compromesso che servirà come base per i negoziati e verso la quale il Consiglio e la Commissione saranno in grado di convergere”, ha detto la relatrice Catherine Trautmann.

 

“Ora siamo in una fase in cui ciascuno capisce bene le ragioni dell’altro”, ha concluso Herbert Reul, sottolineando come “è importante far sì che alla fine tutti si ritrovino in un progetto comune”.

 

Il cosiddetto pacchetto telecom mira a modificare 6 diverse direttive Ue (direttiva quadro, direttiva accesso, direttiva autorizzazioni, direttiva servizio universale, direttiva sulla ePrivacy e la connessa direttiva GSM), e prevede altresì l’istituzione di un’Authority europea per le telecomunicazioni chiamata BEREC.

Il 6 maggio, il Parlamento europeo ha approvato in seconda lettura, con una schiacciante maggioranza, tutte le parti del pacchetto ma ha deciso, nel suo voto in plenaria, di aggiungere un emendamento alla riforma della direttiva quadro per richiedere ai regolatori nazionali il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione europea, anche di quelli che scaricano contenuti protetti da copyright dalla rete.

L’emendamento, riafferma il principio secondo il quale “in mancanza di una decisione preliminare dell’autorità giudiziaria non possono essere imposte limitazioni ai diritti e alle libertà fondamentali degli utenti di Internet…salvo in caso di minaccia per la sicurezza pubblica”.

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