Italia
Si è tenuto a Roma il XX appuntamento del ciclo dei Seminari Bordoni, dedicato a “La televisione su Internet: WebTV, IPTV e scenari evolutivi“, organizzato dalla Fondazione
A differenza di quanto affermato negli ultimi anni sull’imminente ‘fine’ della televisione generalista, o tradizionale, il Presidente della FUB Enrico Manca ha voluto in apertura di Seminario fare chiarezza su alcuni luoghi comuni del digitale: “
Un potenziale tecnologico che è già realtà, ma che economicamente non riesce a dare i frutti che da anni si attendono, perché tra i modelli di business più efficaci non si è riuscito ancora a determinarne quello più certo in termini di ritorni economici. Ecco perché
E qui emerge anche un problema di ordine normativo e giuridico, perché ad un panorama delle tecnologie digitali molto flessibile, deve corrispondere una pari flessibilità normativa, per un quadro normativo in grado di regolare la fruizione dei contenuti. Ecco il senso della Direttiva Europea “Media senza frontiere” che, nella distinzione tra servizi audiovisivi lineari e non lineari, allarga di fatto le maglie per attirare e convogliare i nuovi contenuti trasmessi sul web nell’ambito della normativa televisiva. Altro discorso sarà fatto per le NGN, o reti di nuova generazione, per le quali la regolazione richiede obiettivi di politica industriale e di competizione. Temi che poi sono stati affrontati nel Seminario Bordoni con gli interventi dell’Associazione IPTv, ma soprattutto dal professor Jacques Le Manq, con uno sguardo sulla vision degli organismi internazionali. Francesco Nonno dell’Associazione IPTv, ha infatti sostenuto che: “L’IPTV sta dimostrando in questi mesi di essere a pieno titolo una delle opzioni più efficaci per realizzare lo switch off digitale, incontrando un crescente apprezzamento da parte dei cittadini, che nelle regioni di switchate stanno sottoscrivendo il servizio in quantità superiori a tutte le altre realtà territoriali“. “Grazie all’IPTV – ha continuato Nonno – i cittadini possono fare una scelta a prova di futuro, che consente loro di accedere a tutta l’offerta free e di abbonarsi a qualsiasi offerta pay sia di loro interesse, senza dovere cambiare né decoder, né antenna. Per questa ragione noi sosteniamo che l’IPTV semplifica il digitale, in quanto consente di fare una scelta di tecnologia che lascia aperte tutte le scelte sul piano dei contenuti e, in più, da accesso a nuove modalità di fruizione di contenuti televisivi, come il Video On Demand, che consentono la fruizione in time shifting dei contenuti audiovisivi“. Ovviamente per favorire tale evoluzione è sempre necessario cooperare con le Istituzioni e con il mercato, per meglio permettere alla tecnologia IPTv di crescere e svilupparsi progressivamente, con la banda larga a fare da guida all’ammodernamento delle dotazioni infrastrutturali delle famiglie e alla riduzione del gap tecnologico e culturale ad oggi riscontrabile in molte zone del paese.
Su video on demand, modelli di business, contenuti inseriti in rete, banda larga e servizi fruibili, è intervenuto Jacques Le Mancq, responsabile marketing della piattaforma di servizio e dei video server “SmartVision” presso
Quali sono i nodi che rendono possibile o meno la televisione su Internet? Quali le piattaforme su cui operare? Alberto Morello del CRIT Rai, ha quindi spiegato quelle che sono le possibili specifiche per un ricevitore ibrido, in grado di permettere all’utente di accedere ai servizi televisivi via etere (siano essi terrestri o satellitari) e a quelli via Internet Protocol. “I broadcaster – ha affermato Morello – hanno un grosso interesse per la banda larga, dove l’over the top non crea intermediazione tra fornitore e utente, tranne che per la capacità, su cui è necessario uno sviluppo delle reti broadband senza mezze misure con la partecipazione degli ISP“. “Se non c’è l’accesso agli slum con i contenuti televisivi – ha continuato Morello – non nascerà mai un modello di business valido e profittevole e le piattaforme, sempre più convergenti, hanno bisogno di tecnologie standard diffuse in tutta Europa, altrimenti non ci sarà sostegno adeguato“. Piattaforme su cui ha chiuso la prima sessione Paolo Talone, ricercatore della Fondazione Bordoni e coautore del volume “La televisione su Internet: architetture e tecnologie“, presentato e distribuito proprio in occasione del seminario, mostrando quindi in rassegna un’ampia lista delle attività della Fondazione, sul campo della tv fruita attraverso la banda larga e la rete.
I produttori e fornitori di tecnologia si immaginano spesso consumatori molto più reattivi e disposti verso nuovi bisogni ed esigenze di ‘mercato’, quando questo in realtà ancora non è in grado di sviluppare una vera domanda: “A differenza della Rai – ha dichiarato Yves Confalonieri – non possiamo investire su servizi online e contenuti per piattaforma web, perché la domanda non è abbastanza remunerativa e la stessa pubblicità, che di suo non brilla al momento, non trova interesse ad investire su tali reti“. “I contenuti di YouTube – ha continuato Confalonieri – il tanto popolare sito per fruizione di video, spesso di natura User Generated Contet, non sono poi di così alta qualità e per il resto si nutre e si alimenta dei contenuti della tv generalista, ricevendone grandi remunerazioni, e questo la dice lunga sul rapporto di forza tra le due piattaforme“. L’IPTv, per Mediaset, è ancora una dimensione troppo piccola per ottenere risultati concreti in termini di profittabilità: “La produzione dei contenuti sarà sempre più pensata per una piattaforma di distribuzione ampia e di tipo cross-mediale, tra Web TV, IPTv, Tv, Mobile Tv, ma dove sia sempre possibile vendere pubblicità“.
L’IPTv non è un modello di integrazione verticale frutto di una decisione ragionata, ha spiegato Lisa Difeliciantonio di Fastweb: “Ci siamo trovati a dover offrire servizi di televisione IP perché il mercato aveva mostrato inequivocabilmente tali orientamenti, ma la domanda è poi cresciuta e oggi c’è molta richiesta per contenuti non lineari, fruibili in una modalità diversa, anche attraverso personal-decoder“. Segnali che i content provider hanno colto e che permettono ora a nuovi attori di prendere posto sulla catena del valore. “Il driver tecnologico -ha spiegato Difeliciantonio – ha tirato in modo decisivo la domanda e l’attenzione del pubblico, dando la possibilità al broadcaster di fornire contenuti di qualità online anche indipendentemente dall’immissione di tali content su una rete gestita“. Una moltitudine di contenuti in rete determina un aumento della rilevanza della connettività, tanto da rendere la rete sempre più importante e pervasiva, allungando e articolando la catena del valore, anche se: “Un vero modello di business non c’è ancora – ha continuato Difeliciantonio – e gli esempi di piattaforme come Hulu.com sono solamente presidi dei grandi studios americani per la conservazione delle rendite garantite da posizioni di vantaggio“.
Anche Alessandro Levazzari di Wind ha portato il caso di Infostrada Tv, piattaforma IPTv lanciata nel 2007 e che si è distinta subito per qualità dei contenuti, dei servizi interattivi e dei decoder: “In uno scenario di mercato in cui la competizione tra operatori non si gioca solo sui contenuti ma anche sui servizi, Infostrada TV integra l’offerta di contenuti, canali DTT, Video on Demand, canali SKY opzionali, con il Personal Video Recorder da 160 GB,
Per definire tale passaggio al digitale c’è bisogno di fare sistema, ha affermato Marco Pellegrinato di DGTVi, all’interno di un periodo lungo il quale si riuscirà a generare una maggiore qualità dei servizi e dei contenuti: “DGTVi ha per questo motivo offerto una servizio orizzontale audiovisivo, con 18,5 milioni di famiglie che passeranno alla TDT con nuovi dispositivi e connettività broadband, ma a partire da rete DSL e questo significa che il digitale terrestre non è contro l’IPTv“. Sui contenuti, però, succede che braodcaster e braodbander devono trovare un punto di vista comune, perché le reti appartengono già ai broadcaster, che poi li vendono alle Telcos che a loro volta li distribuiscono agli utenti: “Una soluzione è il decoder integrato, all’interno del broadband addendum, per fare zapping verticale tra i palinsesti che, tramite ADSL, forniscono contenuti avanzati che permettono di navigare la rete sulla televisione“.
Il parlamento italiano, inoltre, deve ancora recepire
Per la televisione, quindi, Internet rappresenta uno scenario di grandi cambiamenti, sia per il progresso tecnologico, sia per i contenuti e sia per le piattaforme digitali che si diffondono sempre in maggior misura. Contenuti e servizi di qualità a cui il pubblico si sta adeguando sempre più velocemente. “Satellite, Internet e digitale terrestre hanno definitivamente cambiato il vecchio paradigma della tv – ha sostenuto Luca Tommassini – il telespettatore sempre più selettivo e più compresso nei tempi dedicati alla tv, non solo ora può scegliere meglio all’interno delle singole piattaforme di distribuzione, ma è continuamente stimolato da nuove alternative“. “I cultori di infotainment, coloro che hanno curiosità e interessi precisi, utilizzano tutti i media a loro disposizione – ha continuato Tomassini – stanno subendo sempre di più il fascino di internet e delle web tv, usano YouTube, cercano l’on-demand, vogliono la tv tematica capace di soddisfare l’interesse specifico“.
Questi “retespettatori”, come li ha definiti Tommassini, sono diventati anche utenti: “Nel senso che producono e scelgono il proprio palinsesto attraverso più piattaforme”. Guardando ai dati Eurisko, se tutti i media hanno subito una riduzione di tempi, internet dal 2000 al
Oggi c’è un forte interesse da parte degli imprenditori e delle istituzione nell’investire nel digitale, e lo si può riscontrare nella creazione di fondi appositi. Questo anche per la rete a banda larga e di nuova generazione, ha spiegato Giancarlo Innocenzi dell’Agcom che, a chiusura del Seminario Bordoni, ha sottolineato la misura in cui il servizio pubblico è venuto meno come proposta strategica, “troppo timido” rispetto ai tempi veloci dettati dalla tecnologia e dalla domanda dell’utenza più frammentata. “Perché non è il servizio pubblico ad aver offerto le chiavette Internet? E’ una provocazione, certo, ma la domanda è pertinente in base alla mancanza di innovazione tecnologica, nei contenuti e nei servizi offerti all’utente, come al contrario nel caso BBC in Inghilterra“. Una situazione che si ritrova anche per i contenuti, dove per il pubblico può e deve fare molto di più, grazie anche ai suoi inestimabili giacimenti video degli archivi Rai: “Il ruolo finale del servizio pubblico è quello di realizzare prodotti da veicolare con l’IPTv fuori i propri confini naturali, entrando su nuovi mercati dove può competere senza difficoltà in termini di quantità e qualità dei content“. Politici e regolatori, si è infine auspicato Innocenzi: “Oltre che prevenire e livellare le storture del mercato, dovrebbero anche anticipare tendenze e favorire innovazione, attraverso una nuova capacità di fare politica industriale, stimolando gli investimenti e creando nuova domanda“.
Leggi anche:
XX Seminario Bordoni: evoluzioni della Tv su internet. Scenari evolutivi dalla Web Tv all’IPTV
Consulta il materiale su:
“Lo sviluppo dell’IPTv in Italia” di Francesco Nonno
“La televisione su Internet nella vision degli organismi internazionali” di Jacques Le Mancq
“La televisione su Internet: Web Tv, IPTv e scenari evolutivi” di Alberto Morello
“La televisione su Internet: architetture e tecnologie” di Paolo Talone
“Evoluzione e prospettive di mercato della televisione su Internet” di Alessandro Levazzari