Mediaset punta al digitale: stringe accordo con Benetton per The Space Cinema e in Spagna abbandona Prisa per pensare ai multiplex

di Raffaella Natale |

Italia


Mediaset

Mediaset in mattinata ha aperto al rialzo dello 0,11% a 4,53 euro sulla scia del lancio di The Space Cinema, nuovo leader delle sale cinematografiche italiane.

Si tratta di un progetto congiunto di 21 Partner, società di private equity guidata da Alessandro Benetton (51%) e dal gruppo televisivo della famiglia Berlusconi (49%).

A circa cinque mesi dall’annuncio dell’operazione finanziaria, che ha visto unire in una nuova società le attività di Medusa Multicinema con gli asset di Warner Village Cinema, The Space Cinema si presenta al mercato italiano come primo operatore, con un market share del 15,5%, che sale al 30% considerando solo i multisala, le 24 strutture dislocate sul territorio italiano, un totale di 242 sale cinematografiche, un potenziale al box office di 15-16 milioni di biglietti l’anno e un fatturato aggregato di circa 125 milioni di euro.

 

“Non si tratta di una semplice fusione e di un re-branding – ha dichiarato Giuseppe Corrado, presidente e amministratore delegato di The Space Cinema – Siamo di fronte a un progetto totalmente innovativo, che vuole esprimere chiaramente una posizione di equidistanza dalla distribuzione e focalizzarsi esclusivamente sul business, seguendo i gusti e le attese del pubblico. Vogliamo cambiare il tradizionale modo di proporre cinema e avvicinare un segmento ancora più importante di popolazione che normalmente non lo frequenta o lo fa raramente“.

 

Il piano industriale di The Space Cinema ha l’ambizione di raggiungere una quota di mercato del 25%, un fatturato di oltre 200 milioni con un obiettivo di spettatori superiore ai 25 milioni.

 

“La nostra missione – ha spiegato Corrado – è quella di proporre un nuovo modo di usufruire del cinema offrendo tra l’altro servizi complementari alla fruizione del film che rispondono alle esigenze di un vasto pubblico”.

Ma la vera rivoluzione di questo circuito, destinato sicuramente a investire e ampliarsi, è quella di ribaltare un po’ il rapporto tra esercente e distributore: “un film che fa oltre venti milioni di incasso non può costare come un altro film che potenzialmente ne fa solo due”.

 

“Noi siamo pronti ad accettare e condividere una scommessa con i distributori pagando percentuali a seconda del risultato al box office“. Ovvero ci sarà una sorta di “obbiettivo di quota” per cui il circuito potrà essere premiato sulla base del contributo del successo in sala. Un successo, che non nasconde Giuseppe Corrado, sarà sicuramente determinato dal valore aggiunto dei servizi garantiti. Servizi che vanno da “sale adibite ai trailer, luoghi ludici in cui si potrà consumare uno snack”, a spazi dedicati ai bimbi, a proiezioni domenicali solo per gli adolescenti (in questo senso c’è già un accordo con la Disney), a film in lingua originale e, ancora, parcheggi gratuiti e ogni tipo di servizio ancora da immaginare pur di “fornire un valore aggiunto alle pellicole“.

 

Sarebbe poi pronto quanto prima, in questi spazi che verranno presto convertiti al digitale e attrezzati alla ricezione via satellite di eventi live e con tecnologie 3d, la possibilità di un palinsesto di contenuti addizionali con eventi sportivi, concerti di musica rock o grandi opere di musica lirica.

 

Soddisfazione per il progetto da parte di Paolo Protti, presidente dell’Anec, (Associazione nazionale esercenti cinema) che ha sottolineato: “Accogliamo la creazione di un grande circuito interamente italiano come un segnale molto positivo per il futuro dell’intera industria cinematografica”.

“Che due grandi aziende come Mediaset e Benetton credano oggi nella sala come investimento non può che corroborare il nostro auspicio che anche i produttori e i distributori abbiano la stessa fiducia dimostrata da questi due grandi gruppi nell’esercizio”.

 

Nell’ascoltare la presentazione del nuovo circuito, Protti ha affermato di aver “raccolto moltissimi elementi che appartengono ai programmi e agli obiettivi che si pone l’Anec e anche questo è un incentivo a continuare l’azione associativa affinché la sala ritorni a essere un vero luogo di aggregazione con al centro dell’attenzione lo spettatore e le sue esigenze. Anche alcune proposte tecnico-operative presentate dal presidente e ad, Giuseppe Corrado, e dal direttore generale, Giovanni Canepa, del nuovo circuito, come la diversificazione degli orari, la multiprogrammazione giornaliera a cui è collegata la trasformazione tecnologica con il digitale, indicano percorsi da tempo perseguiti dall’esercizio e – ha concluso Protti – avere al proprio fianco, su queste tematiche, il nuovo gruppo può portare al superamento di vecchi schemi in funzione di un miglioramento economico sia della gestione sala sia del prodotto cinematografico”.

 

A parte il settore cinematografico, Mediaset si sta muovendo anche sul mercato spagnolo dove sta cercando di raddoppiare la propria presenza.

Ma l’obiettivo non è più il business analogico (Cuatro) del gruppo Prisa, schiacciato da un debito di oltre 5 miliardi.

Un portavoce della società di Cologno Monzese ha confermato che “probabilmente c’è stato qualche problema e, al momento, la situazione si è fermata”, ribadendo quanto scritto dal quotidiano economico Expansion che sempre aveva annunciato lo stop alle trattative.

Secondo il quotidiano, che cita fonti vicine ai colloqui, le trattative si sarebbero interrotte anche a causa del rifiuto di Prisa a cedere all’azienda italiana la gestione della pubblicità e dei contenuti.

Nei giorni scorsi dall’amministratore delegato di Prisa, Juan Cebrian, era arrivata la conferma di contatti solo informali sulla vicenda, mentre anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri aveva fatto un’apertura generica sulla trattativa (“Vedremo, si parla con tutti“).

 

Messo questo paletto però, spiega un articolo di MF, l’espansione internazionale del Biscione non si ferma. La Spagna resta la priorità anche perché i progetti CaribeVision (negli Usa) e Sportnet Media Limited (in Cina) non stanno dando i frutti sperati, mentre Nessma Tv (in Nord Africa) sta muovendo ora i primi passi. Per questa ragione gli uomini di Mediaset stanno concentrando la loro attenzione sul mercato estero che conoscono meglio, quello iberico, che nel maggio prossimo vivrà il momento cruciale, dal punto di vista industriale con il definitivo passaggio al digitale terrestre. Ed è questa la direzione che potrebbe prendere la società che non ha mai nascosto l’interesse a partecipare al processo di consolidamento del mercato televisivo spagnolo, nel quale opera attraverso Telecinco. Una strada percorribile, fanno sapere fonti a conoscenza dei piani Mediaset, è quella che porta “ai gruppi proprietari dei multiplex per la trasmissione del segnale in digitale”. 

 

Telecinco ha, intanto, comunicato i risultati dei primi nove mesi dell’anno. Il gruppo ha registrato un utile netto di 62,16 milioni di euro.

Tra gennaio e settembre, si legge in una nota, Telecinco ha ridotto i costi operativi del 7,8%, dato al quale, se si aggiungesse la reversione delle previsioni, raggiungerebbe il 14,8%. La strategia dei costi e la politica commerciale hanno permesso a Telecinco di ottenere un margine operativo Ebitda rettificato di 88,96 milioni di euro (20,6% di margine sui ricavi netti) e un Ebit di 82,50 milioni (19,1% sui ricavi netti).

Telecinco è riuscita a mantenere tali valori intorno al 20% e, grazie a degli utili netti di 432,25 milioni di euro, a dimostrare l`efficacia del suo modello d`affari in una situazione di mercato chiaramente avversa.

 

Telecinco, continua la nota, ha detenuto durante tutto l’anno il primato d’ascolti (15%) rispetto alle altre televisioni commerciali presenti nel Spagna. Da settembre, Telecinco è il canale commerciale con la migliore audience in prime time (15,4%), mattina (15,6%), pomeriggio (16,1%) e seconda serata (21,4%), ad ampia distanza dal suo principale avversario.

Publiespana, leader del mercato pubblicitario con il 25,4% della quota d’investimento, ha registrato 414,49 milioni di euro di ricavi televisivi lordi nei primi nove mesi del 2009, dei quali 406,52 milioni di euro corrispondono ai ricavi pubblicitari televisivi.

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