Verso le città intelligenti, con Lepida e la Fondazione San Carlo
Si è tenuto a Bologna la conferenza pubblica dal titolo “Verso la città intelligente. Soluzioni e strategie per il cambiamento“, ultimo appuntamento del ciclo di incontri “Futuro prossimo. Per un lessico del domani”, ideato con l’obiettivo di fornire una lettura dei cambiamenti del nostro tempo a partire dal crescente impatto delle tecnologie del digitale nella società e nella vita, nel lavoro, nella formazione, nella cura delle persone.
L’evento, organizzato da Lepida e Fondazione San Carlo, ha avuto come ospite Giuliano Dall’Ò, professore di Fisica tecnica ambientale presso il Politecnico di Milano, che ha spiegato il tema della smart city, mostrando come progetti sostenibili dal punto di vista ambientale siano fondamentali per ripensare la struttura delle nostre città.
Dopo i saluti di Paola Salomoni, Assessore alla scuola, università, ricerca, agenda digitale di Regione Emilia-Romagna, è intervenuto Alfredo Peri, Presidente di Lepida, ha ricordato che in quanto società in house della Regione Emilia Romagna, “Abbiamo la necessità di porci delle domande su come la tecnologia impatta nella sfera pubblica e su quanto questi nuovi servizi offerti realmente migliorino la qualità della vita dei cittadini”.
“Oggi c’è una grande concentrazione di innovazione tecnologiche nelle nostre città e i cittadini devono essere pronti al loro utilizzo, sfruttando i servizi di nuova generazione, che devono essere di qualità, ma anche sicuri”, ha spiegato Peri.
Mazzini: qual è l’impatto ambientale, sociale ed economico del concetto “smart”?
“Cosa facciamo domani di nuovo?
Per essere una in house questa è la domanda centrale. La sfida è farsi domande e questo ciclo di appuntamenti è stato fondamentale per trarre spunti di riflessione. Dove inizia l’intelligenza della città? E che cos’è questa intelligenza?
Oggi, quando si parla di dati, devi pensare a come si producono e si usano, ma anche a come si gesticono, con tutti i diritti legati ad essi”, ha affermato Gianluca Mazzini, Direttore Generale di Lepida, introducendo la conferenza.
“È davvero arrivato il momento smart? Qual è l’impatto di queste tecnologie sull’ambiente?
Vogliamo porre le basi per capire quali sono le principali direzioni che stiamo prendendo come società, che è sempre più vecchia e che allo stesso tempo diventa più consapevole in termini di conoscenze digitali. Le persone sono pronte al cambiamento, ad una smartness molto maggiore. Siamo noi capaci di offrire nuovi servizi e prospettive?”, ha concluso Mazzini.
Dall’Ò: “Le città belle sono quelle sostenibili”
“La sfida alla sostenibilità deve essere cercata nelle città.
In esse si concentra gran parte dell’inquinamento prodotto dalle nostre attività. Le città devono diventare i luoghi più belli dove vivere. Entro il 2050 il 70% della popolazione sarà concentrato in ambito urbano”, ha detto all’inizio del suo intervento Giuliano Dall’Ò, professore di Fisica tecnica ambientale presso il Politecnico di Milano.
Tre i cardini su cui triangolare la pianificazione efficace di una città, secondo Dall’Ò: giustizia sociale, sviluppo economico e tutela ambientale, che rappresentano le classiche priorità fondamentali per la un territorio urbano, come ambiente, crescita e convivenza civile pacifica.
“La sostenibilità è una ricerca continua di equilibrio tra questi tre elementi”, ha precisato il professore, che poi è andato ad elencare i paradigmi chiave della pianificazione urbana: “che sono la ri-naturalizzazione delle città, intesa come rispetto del valore intrinseco della natura con la minimizzazione dei danni all’ecosistema, cercando di integrare edifici e infrastrutture con l’ambiente naturale; ma anche verde come infrastruttura; uso efficiente delle risorse, inteso come capacità di garantire il fabbisogno umano contenendo sprechi di risorse e riducendo gli sprechi; decarbonizzazione, riduzione delle emissioni di gas serra e raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni; sensibilità delle comunità e della cultura intesa come capacità di pianificare riconoscendo l’unicità dei valori culturali di ogni comunità; valutazione del rischio e resilienza considerati come la capacità di pianificare gli spazi urbani in grado di reagire a eventi naturali imprevisti come terremoti e alluvioni; universal design, inteso come capacità di pianificare una città considerando l’accesso agli spazi e il servizio a tutti i cittadini”.
L’Agenda 2030 e gli obiettivi di sostenibilità
Di strumenti e strategie per pianificare la sostenibilità in ambito cittadino ne abbiano molti già, ha aggiunto il professore dell’ateneo milanese, come i piani urbanistici, del verde, del traffico, ma a monte di tutto le Nazioni Unite hanno lavorato alla definizione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, gli SDGs.
Un impegno di tutte le nazioni nel monitorare l’evoluzione di alcune situazioni critiche e nel portare ad un miglioramento complessivo della situazione su scala globale entro la fine del decennio (Agenda 2030).
“Al primo punto c’è la povertà e l’alimentazione, poi la salute e l’istruzione, quindi l’uguaglianza di genere e l’accesso all’acqua potabile, l’energia pulita e lavoro dignitoso per tutti, fino al conetto di città e comunità sostenibili. Abbiamo anche il Patto dei Sindaci, in cui l’Italia ha fatto la sua parte nel contesto europeo, ma ci sono anche i protocolli di certificazione energetica ambientale, che riguardano non solo gli edifici ma l’intera città”, ha proseguito Giuliano Dall’Ò.
Ci sono decine di definizione per il termine smart city, ha spiegato l’esperto, alcune promosse da una serie di università, altre dalle istituzioni europee e nazionali, o dalle imprese. Quella più calzante è mettere l’uomo al centro di tutto, con l’ambiente urbano che migliora la qualità della vita dei cittadini, cercando soddisfare le esigenze di tre livelli di urbanizzazione: imprese, comunità e istituzioni.
“Durante il lockdown, grazie alle infrastrutture preesistenti, abbiamo sfruttato la dimensione digitale delle nostre città, quella dei servizi di nuova generazione – ha sottolineato il professore del PoliMi – dall’ecommerce all’eGovernment, dalla formazione a distanza allo smart working, fino all’intrattenimento. Ora c’è da pensare bene al dopo, a cosa verrà dopo questo grande processo di transizione digitale che nel biennio 2020-2021 ha subito una grande accelerazione. C’è chi parla di metaverso, un’altra dimensione ancora, ma soprattutto si deve insistere sullo sviluppo urbano sostenibile, perché senza sostenibilità non c’è avanzamento in chiave “smart””.
Il verde come infrastruttura strategica di una città
“Gran parte dei progetti in corso sono relativi alla gestione dei rifiuti, alla riduzione dell’inquinamento, alla diffusione delle fonti rinnovabili, al passaggio dalla generazione centralizzata a quella distribuita. Dominante nelle smart city è anche il tema dell’economia circolare – ha proseguito Dall’Ò – con l’aggiunta di concetti chiave come smart living, smart mobility, smart economy, smart community, smart environment o smart energy.
Il verde è sempre elemento centrale nei principali progetti smart city presentati nel mondo, perché ormai è inteso come un’infrastruttura irrinunciabile.
Ad esempio, il verde in città contribuisce a rivolvere anche il problema dell’isola di calore urbano, ma ad esso va collegata la transizione verde, quella che porta alle fonti rinnovabili, alle reti di nuova generazione, le smart grid, i sistemi di accumulo, l’idrogeno”.
Città più green e più inclusive
Un passaggio questo che ci deve far riflettere anche sul costo dei combustibili fossili, a livello economico, sociale e ambientale.
Servono nuove soluzioni alternative agli idrocarburi, che non solo ci costano sempre di più, come possiamo vedere dalle bollette che ci arrivano, ma su cui lo Stato impone troppe spese per oneri di sistema e imposte.
Oggi il 42% dell’energia elettrica è generata da fonti rinnovabili, il restante da fonte termoelettrica a gas naturale.
“Le città belle sono quelle sostenibili e queste soprattutto devono essere inclusive, non solo per le fasce di reddito più alte. Le case del bosco verticale a Milano costano 15 mila euro a metro quadro, non può essere solo questa l’idea di smart city, c’è da lavorare nelle periferie, dove abita la gente comune, perché le città non sono mai ferme, si trasformano sempre”, ha ribadito Dall’Ò.