Under 21 – Nativi Digitali: le nuove generazioni parlano di Internet e spiegano come si fa business e innovazione

di Flavio Fabbri |

Terzo appuntamento con ‘Capitale Digitale, idee per il futuro’ di Telecom Italia.

Italia


Giovani e computer

Terzo incontro a Roma per il workshop “Capitale Digitale, idee per il futuro“, promosso da Telecom Italia, Wired, Fondazione Romaeuropa, Cattid della Sapienza e Comune, dal titolo “Under 21 – Nativi Digitali“. Un evento in cui per la prima volta i più giovani sono stati i keynote speaker di se stessi e i portatori di best practice per tutto ciò che si muove sul web 2.0. I Nativi Digitali sono infatti gli adolescenti, i quindicenni di oggi e non solo, protagonisti indiscussi dell’innovazione tecnologica e dei suoi utilizzi: dal Peer-to-Peer (P2P) al business sui social network, dai new media ai new content, dall’hacking creativo all’eLearning. Processi di innovazione fondamentali per il futuro di Internet e per concetti quali l’eSociety, l’eDemocracy, il citizen journalims, gli user generated content, l’eGovernment, la Net Economy e molto altro.

 

Ma chi sono questi Nativi Digitali? Esistono davvero? O sono un prodotto della rete?

 

In realtà, seguendo i loro racconti, è stato facile comprendere esattamente il contrario e cioè che la rete, Internet, ora la stanno facendo loro, la stanno costruendo pezzo per pezzo, bit dopo bit. Salvatore è un adolescente con all’attivo tre libri di informatica, l’ultimo dei quali è tra i cinque titoli di settore più venduti in Italia. Andrea aveva solo 13 anni quando ha iniziato a fare il programmatore di software open source e Jessica, alla stessa età, aveva stipulato un contratto discografico con la EMI. Poi ci sono stati anche Daniel, Marco, Nicola e Valerio. Sette ragazzi. Sette straordinari percorsi di vita digitale.

 

Il 18 novembre, ospiti della splendida Sala Esedra dei Musei Capitolini, presentati dal direttore di Wired Riccardo Luna e da Michele Martone di Dillinger, ad oggi il più giovane ordinario dell’Università italiana, alcuni di questi giovani ‘geni’ digitali si sono raccontati, con i loro progetti, i loro sogni, le loro professioni, perché molti di loro hanno già un lavoro e lo svolgono su Internet, grazie ad idee innovative e un’invidiabile intuito per gli affari. Una sala che trasuda storia, quella del Campidoglio, una storia che parte da Roma e dalle sue conquiste, ma non militari, bensì culturali e civili. Secondo Umberto Croppi assessore capitolino alle Politiche Culturali e Comunicazione, la storia: “Non deve essere catalogata come passato, come vecchiume, perché non c’è futuro ne progresso nelle tecniche e nella cultura senza memoria e questo vale anche per i nostri giovani geni digitali“. Eppure, questi indigeni del web, sono cresciuti davvero nelle infrastrutture tecnologiche di Internet, i cui linguaggi conoscono molto bene, riuscendo persino a monetizzare le tante opportunità della rete, da cui in fine dei conti verrà a dipendere il futuro loro e del nostro paese. “In Italia è ancora troppo lento il processo di digitalizzazione delle masse“, ha affermato nel suo intervento il giovane ingegnere Andrea Lo Pumo, fresco di una borsa di studio grazie alla quale sta ora frequentando il corso di Mphil in Advanced Computer Science presso l’Univerisità di Cambridge. Negli USA, ha invece spiegato Daniel Brusilovsky di sedici anni, fondatore e CEO di Teens in Tech e collaboratore del super-blog TechCrunch: “La rete è come un bene comune, un elettrodomestico conosciuto da tutti, tanto che fin da piccoli i bambini crescono in termini digitali“.

 

“Internet deve essere offerta a tutti nello stesso modo, accessibile e comprensibile, perché Internet è la nostra vita e il nostro futuro“, ha detto Valerio Masotti, Video/sound designer e creativo, freelance per diverse agenzie di comunicazione e cofondatore della community Slevin – Creative Company. Poi c’è Salvatore Aranzulla, diciannovenne, divulgatore informatico e gestore di un blog di information security su Virgilio.it, che con estrema sicurezza ha affermato: “Bisogna riuscire a far interagire business e creatività sul web, puntando ovviamente sui contenuti“. Forse è stato proprio quell'”ovviamente” a far capire subito al pubblico con chi si stava avendo a che fare, “Si è giovani per poco – ha continuato Aranzulla – c’è poco tempo per trovare le giuste strategie sulla rete. Poi si diventa adulti e bisogna saper raccogliere”.

 

Un mix di sana vitalità e ambizione, tipico dei giovani e dei giovanissimi, unito ad una perspicace capacità di intravedere nei progetto la possibilità di fare business e di ottenere grandi risultati, accessibili poi a tutti. Possibile che oggi sono i più giovani a spiegare quanto Internet sia importante per la società e per il mercato? Sembra proprio di si, come nel caso di Marco De Rossi, fondatore di Oilproject.org, la prima comunità di eLearning gratuito di informatica, curato da docenti volontari e avente come unico scopo la libera divulgazione dell’informazione. Con i suoi 8000 studenti, il progetto si attesta come primo in Italia nel campo del “free eLearning“. Nel maggio 2007, sempre De Rossi, ha lanciato Shannon.it, il primo blog ‘al contrario’: “dove sono i lettori a pubblicare post su temi di tecnologia, che la redazione commenta insieme alla community“. Un ragazzo che è stato perfettamente in grado di spiegare come si potrebbe aumentare il livello qualitativo della scuola in Italia, proprio a partire dell’utilizzo della rete, e quali potrebbero essere le conseguenze positive riscontrabili in termini di minori spostamenti, con conseguenti risparmi sui costi, maggiori comodità per le famiglie e gli studenti.

 

C’è anche Nicola Greco, liceale e sedicenne, che ha già realizzato numerose applicazioni per Facebook ed è l’ideatore di Twittami, un servizio che consente di capire quali sono i tweets più apprezzati. Nel dicembre 2007, inoltre, Greco ha creato Bongolinux, un portale di news, articoli e recensioni dal mondo “Linux & Open Source“. Proprio al suo fianco, invece, sedeva la web-star Jessica Brando, ragazzina che grazie a MySpace è riuscita a farsi notare per una cover jazz del brano “Video Killed The Radio Stars” fino alla firma, a soli tredici anni, di un contratto discografico con la EMI.

 

Anche questi sono stati altri esempi di come i nativi digitali, già in età molto giovane, dai tredici ai venti anni in media, riescano ad utilizzare i propri sogni ricavandoci, oltre ad un’ovvia soddisfazione personale, anche un lavoro redditizio. Come nel caso dei ragazzi toscani di Mirror Production, che nel video hanno trovato un valido mezzo per esprimersi, fare arte, cultura e soldi, rispondendo così ad una delle domande che ci siamo posti all’inizio, su come far interagire tecnicamente e concettualmente arte e business. A proposito di arte, poi, l’assessore Croppi ha portato in sala per un saluto il popolare critico d’arte Achille Bonito Oliva, il quale, di fronte a questo inusuale tavolo di speaker, non ha saputo trattenere la sua proverbiale ironia: “Più sono piccoli e più hanno responsabilità. Che dire … Condoglianze ragazzi!“.

 

A conclusione dell’evento, organizzato da Telecom Italia e Wired, alcuni tra il pubblico hanno voluto dire la loro, come quel professore dell’estrema periferia romana, che ha spiegato: “La rete non sempre, con il suo carico di innovazione culturale e sociale, arriva nelle case delle  banlieue urbane e questo nonostante una connessione ce l’abbiano quasi tutti. Eventi come questi andrebbero portati proprio lì e non solo in questi splendidi edifici del centro storico“. Quasi un assist per le conclusioni di Salvo Mizzi di Telecom Italia, che nel progetto Capitale Digitale vede già la risposta migliore a tali importanti problematiche: “La città di Roma sarà completamene digitalizzata entro pochi anni, senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare che altre intelligenze e risorse umane di questo livello vengano sprecate e dimenticate, coinvolgendo gli utenti e i cittadini in un presente progetto di sistema“. Attendiamo dunque questo nuovo rinascimento digitale italiano e nel frattempo, come canta Jessica Brando in una delle sue ormai popolarissime cover sul web, “The time is running out” dei Muse, sbrighiamoci dunque, che il tempo a nostra disposizione sta davvero finendo.

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