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L’Italia è tra i Paesi meno digitalizzati d’Europa. Il Desi (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea ci pone agli ultimi posti. Siamo davanti solo a realtà come Grecia, Romania, Bulgaria, Cipro, Slovacchia, Ungheria, e lontanissimi dalla media Ue, dai Paesi Nordici, e da Francia e Germania. Per contribuire a ovviare a questa carenza strategica è stato varato dal Governo il bonus fibra.
Che cosa è il bonus fibra e a chi è destinato
Si rivolge alle piccole e medie imprese, quelle che sono più indietro e che hanno necessità di viaggiare in rete più veloci per poter offrire più servizi ai clienti, vendere online tramite l’e-commerce e rendere più efficienti i propri sistemi informativi interni. Oppure, in epoca di smart working, hanno bisogno di connettersi più velocemente con dipendenti, collaboratori, filiali dislocate in diverse aree d’Italia e all’estero.
Il bonus fibra per le pmi
Anche se questa misura è stata approvata con un decreto del Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) del 23 dicembre del 2021, le sue origini sono più lontane.
Già nel 2015 e nel 2017, infatti due delibere del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) avevano deciso che una parte delle risorse stanziate per il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc) sarebbero dovute essere dedicate alla Strategia Nazionale per la banda ultra-larga. Il Bonus fibra per le Pmi, infatti, segue un’agevolazione analoga che era stata, però, riservata alle famiglie con Isee inferiore a 20mila euro.
A quanto ammonta il bonus fibra del governo
Complessivamente i fondi messi in campo dal Governo ammontano a 608.238.104 euro. L’esistenza di una cifra complessiva finita significa che, anche se ufficialmente vi è tempo fino al 15 dicembre 2022 per accedere al voucher, in realtà le risorse potrebbero terminare prima. Chi aspetterà i prossimi mesi a muoversi rimarrà a secco, come del resto accaduto per numerosi altri bonus che hanno le stesse modalità di erogazione.
Perché il bonus fibra favorisce il Mezzogiorno
Il fatto che tale bonus utilizzi i fondi del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione non è solo un particolare tecnico, ma ha importanti risvolti concreti. Il Fsc è in sostanza il braccio italiano dei fondi strutturali europei, quelli che mirano allo sviluppo delle aree più svantaggiate della Ue.
Questo Fondo, in particolare, si occupa di raccogliere gli stanziamenti nazionali che accompagnano e completano la strategia Ue. Nel complesso il programma per il 2014/20, che però include risorse anche per il 2021, prevede un finanziamento di 54 miliardi e 678 milioni. Dato molto significativo, per legge deve destinare l’80% di questo denaro al Mezzogiorno.
Alla Sicilia 117,3 milioni in bonus fibra
Per questo motivo è stata decisa dal Mise anche la distribuzione dei milioni stanziati, almeno di quelli “regionalizzabili”, alle singole regioni. Come si vede nella nostra infografica a fare la parte del leone sono Sicilia, alle cui Pmi sono destinati 117,3 milioni, Campania, con 106,7, Puglia, con 83,7.
Nelle aree citate, che raccolgono complessivamente meno di un quarto della popolazione, arriveranno dunque ben 307,7 milioni, più della metà di quelli totali. Al Nord andranno solo le briciole: in Lombardia e Veneto, le regioni in cui sono concentrate una quota considerevole delle piccole e medie imprese italiane, sono destinati rispettivamente solo 10,6 e 14,1 milioni.
Al Sud il bonus fibra rischia il flop
La ratio della misura, però, non è aiutare le Pmi tout court, ma in particolare quelle nelle aree maggiormente svantaggiate del Paese, che abbassano il livello medio di digitalizzazione delle imprese italiane. Vi è però un pericolo: la gran parte delle 850mila – 1,4 milioni di Pmi che secondo il Mise – potrebbero approfittare del bonus fibra si trova al Centro-Nord, e moltissime tra queste potrebbero rimanere a secco visto che gli scarsissimi fondi riservati a questa parte del Paese si esaurirebbero molto presto.
Altrove, paradossalmente, potrebbe esserci invece il problema opposto, quello che gli economisti definiscono del “cavallo che non beve”. Si tratta del fenomeno per cui vengono decisi incentivi o sussidi, ma per motivi strutturali non vi sono abbastanza beneficiari o questi non hanno la capacità di utilizzare le misure varate. Così, in questo caso, le esigenze delle non molto numerose Pmi meridionali potrebbero essere soddisfatte con meno fondi di quelli, così abbondanti, decisi per quest’area. Milioni di euro rimarrebbero inutilizzati.
In cosa consiste il bonus fibra 2022
Concretamente come funziona, però, l’agevolazione? Le imprese possono richiedere un contributo che va da un minimo di 300 a un massimo di 2.500 euro da spendere per servizi di connettività a banda ultra-larga (fibra, appunto), ovvero per connessioni da 30 Mbit/s ad oltre 1 Gbit/s.
Le aziende possono usare questo voucher presso i principali operatori di mercato che si siano accreditati presso Infratel Italia, ovvero la società in house del Ministero dello Sviluppo Economico che per conto di esso si occupa concretamente di questo intervento pubblico.
Come funziona il bonus fibra per le pmi
Di conseguenza le Pmi interessate stanno accedendo a programmi come il Bonus fibra Fastweb, o il Bonus fibra Wind. Sono queste imprese di telecomunicazioni a essere di fatto l’ultimo miglio, il portale tramite cui il piccolo imprenditore può approfittare dell’opportunità.
Le aziende, per essere considerate idonee a ricevere il voucher, devono avere meno di 250 dipendenti e con un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro.
Il requisito principale, però, è che vi sia il cosiddetto step change, ovvero che il Bonus fibra consenta di accedere a una connessione più veloce di quella già esistente. Non può, chiaramente, servire a pagare la bolletta di un servizio che non presenta alcun intervento migliorativo.
Bonus fibra, a quanto ammonta il contributo
In questo senso non è detto che l’impresa possa arrivare ad avere il massimo del voucher consentito, ovvero 2.500 euro. Questo avviene solo se la velocità in download di internet supera 1Gbit/s, se quella minima garantita dall’operatore è comunque superiore a 100 Mbit/s e se il contratto in questione dura più di 24 mesi. Se invece è di 18 mesi e, soprattutto, se la connessione massima è inferiore a 1 Gbit/s e non vi è alcuna velocità minima garantita, la sua entità si riduce a 300 euro. A essere favorite, dunque, oltre a quelle meridionali, sono anche le Pmi che si trovano in aree remote, quelle in cui è più difficile che la fibra sia già arrivata.
I dati si riferiscono al 2022
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico