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La nascita delle community dedicato allo studio, tra social a distanza

di Alessia Trombini, digital consultant |

Queste community, infatti, al contrario di altre, hanno come obiettivo implicitamente accordato di essere un luogo dove trovare supporto e tener traccia non solo dei propri successi, ma anche delle difficoltà incontrate nel corso dell’apprendimento, sfruttando i social come primo ambiente dove trovare confronto e nuove risorse.

Il mondo della scuola e dell’istruzione in generale ha dovuto far fronte a un grandissimo cambiamento della sua struttura. Da più di due anni, tutti abbiamo conosciuto per vie dirette o indirette la fantomatica DaD, ovvero Didattica a Distanza: si è passati dal fare lezione con il vicino di banco e il professore alla lavagna al doversi collegare dalla propria scrivania, a casa, facendo interrogazioni e test attraverso lo schermo.

Il distanziamento sociale si è fatto sentire anche per gli studenti, che sono stati privati dell’esperienza della scuola insieme ai compagni. La scuola, d’altronde, non consiste solo in materie e verifiche, ma anche nell’approccio personale e di gruppo allo studio, nello scambio di idee e nozioni per aiutarsi a vicenda, nella condivisione di metodi per arrivare insieme alla fine di un percorso di crescita che dovrebbe far arrivare sempre più pronti al mondo del lavoro.

Per alcuni, perciò, le modalità adottate per la Didattica a Distanza hanno certamente creato ulteriori disagi, perché la scuola in primis non era preparata a una situazione del genere. Secondo un’indagine svolta dall’Associazione di Scuole AlmaDiploma, l’efficacia della Didattica a Distanza si è rivelata piuttosto bassa per molti studenti, che ritengono semmai possa essere utile per il recupero o il consolidamento di conoscenze già acquisite. Tuttavia, per altri è stata certamente un’occasione per sfruttare nuovi strumenti e materiali per migliorare le loro performance scolastiche.

I social, a questo proposito, erano già da tempo un luogo in cui era possibile trovare profili particolarmente incentrati sullo studio (un esempio è la nicchia dello studygram) e probabilmente in questo frangente si sono rivelati una risorsa preziosa per molti studenti alle prese con questa nuova metodologia di studio autonomo. Ancora prima della pandemia, infatti, esistevano già vere e proprie community dedicate allo studio in ogni sua forma: non era importante essere studenti iscritti a una qualche facoltà o frequentare ancora le scuole secondarie, per appartenervi e contribuire con la propria esperienza bastava l’interesse e l’applicazione allo studio di una o più materie.

Queste community, infatti, al contrario di altre, hanno come obiettivo implicitamente accordato di essere un luogo dove trovare supporto e tener traccia non solo dei propri successi, ma anche delle difficoltà incontrate nel corso dell’apprendimento, sfruttando i social come primo ambiente dove trovare confronto e nuove risorse. Ma più di tutto sono una fonte di conoscenza e condivisione di nuovi metodi e applicativi per ottimizzare il tempo, lo studio, la produttività in generale e i propri risultati.

Innanzitutto, quindi, coloro che studiano la stessa materia hanno pian piano creato dei gruppi di studio attivi praticamente 24/7; solitamente non su Zoom o Google Meet, ormai utilizzati allo sfinimento per le lezioni online, ma su altre piattaforme più funzionali, come Discord: un server che permette la creazione di canali tematici, di testo o audio, dove potersi quindi confrontare e condividere materiale di studio, sotto la gestione di uno o più amministratori che vestono letteralmente i panni di community manager, proprio come nei gruppi Facebook, altra valida alternativa per questo genere di aggregazioni. Grazie alla diffusione sui social da parte dei loro creatori, questi gruppi di studio vengono popolati ogni giorno di più da persone che, al bisogno, entrano in aule studio virtuali, trovando la compagnia stimolante di altri studenti da tutto il mondo, uniti nell’affrontare questo difficile cambiamento.

Per tornare al principio, forse è soprattutto la compagnia che oggi gli studenti ricercano di più quando si tratta di studiare, ma sicuramente il giovamento va oltre: l’utilizzo di tool organizzativi come i più comuni Trello o Todoist è sempre più diffuso, perché consente di tenere traccia in modo rapido e semplice dei propri progressi e dei piccoli compiti da svolgere ogni giorno, in condivisione con i compagni. A questi si aggiungono anche servizi di cloud, come Drive e Dropbox, e app di gestione del tempo, come la famosissima Forest (che pianta anche veri alberi utilizzandolo sempre di più) o altri timer per la famosa “tecnica del pomodoro”.

Senza contare l’enorme ruolo che ricoprono gli influencer: anche in questo caso, infatti, esistono personalità che, grazie al carisma e all’esperienza maturata, si affermano come esempi da seguire, poiché il tema dello studio spesso va a unirsi almeno in parte a quello del lavoro, della produttività e della crescita personale. Non solo è possibile studiare e raccogliere informazioni e nozioni sugli argomenti più tradizionali, ma tra YouTube e altri social dai formati video facili da fruire come TikTok, ogni cosa è divenuta più accessibile e facile da capire, compreso l’utilizzo di strumenti e software di gestione e organizzazione come l’ormai conosciutissimo Notion, che permette di lavorare in team o in autonomia, creare database, workflow, CRM e molto altro in modo altamente personalizzato – dettaglio che soprattutto i giovani non sottovalutano.

Si è creata così una nuova cultura dello studio, dove l’autonomia, l’indipendenza e l’individualità vanno di pari passo con quella che potremmo definire una sana produttività, nella quale si accettano successi e fallimenti, si presta attenzione anche a tutto ciò che sta intorno al momento dello studio e all’esperienza d’apprendimento, esaltandone i momenti migliori e riconoscendo quelli meno felici, per imparare da essi e migliorarsi sia a livello accademico sia interiormente, in un esercizio costante di autoanalisi.

A tutto ciò, si aggiunge ovviamente la formazione, grazie ad applicazioni, piattaforme in abbonamento e scuole vere e proprie. Sono infatti proliferate le app per imparare le lingue, come Duolingo, Busuu, Hello Talk e moltissime altre; e da sempre esistono realtà come Digital Coach che fin da principio forniscono corsi per diventare liberi professionisti o comunque esperti di un settore sempre più in crescita, quello digitale, che, come abbiamo compreso, fa già parte della vita di tutti, ormai anche a partire dall’istruzione e l’apprendimento autonomo. Molti giovani lo hanno capito, dando vita a queste community e mettendosi in gioco sui social, e coloro che già adesso si sono approcciati al digitale per lo studio avranno sicuramente una marcia in più quando il mondo digitale chiederà loro di evolvere ancora la comunicazione di cui già usufruiscono, in quanto primi protagonisti di una trasformazione che deve partire proprio dall’istruzione.

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