Presidenziali 2022 in Francia: telecomunicazioni parenti povere nel programma di governo del ballottaggio fra Macron e Le Pen. Questo il titolo di un duro editoriale pubblicato oggi su La Tribune, che punta il dito sull’assenza del tema strategico delle Tlc dal programma dei due finalisti delle presidenziali francesi.
Detto questo, almeno Macron si può consolare con un quinquennio di politiche espansive per lo sviluppo della fibra o di coperture per l’ampliamento della rete mobile.
D’altro canto, la Le Pen sembra invece considerare il digitale più come una minaccia che come un’opportunità, scrive Le Monde.
Le promesse di Macron nel 2017
Cinque anni fa, nel programma presidenziale di Macron le telecomunicazioni erano in prima fila: la promessa era quella di fare della Francia una “nazione startup”.
Oggi le cose sono molto cambiate. Macron non si sbilancia e non cita alcuna misura specifica di settore, men che meno per le Tlc.
Ad ogni modo, durante il suo mandato Macron ha già realizzato le sue promesse fatte nel 2017, impegnandosi a garantire la connessione a internet fisso per tutti i francesi entro il 2025, con copertura in fibra per l’80% della popolazione entro fine 2022. Un obiettivo a portata di mano, visto che il cantiere della fibra nel paese è andato avanti in questi anni. Secondo il quotidiano, oggi il 70% della popolazione è raggiunto da connessioni in fibra grazie ai massicci investimenti di SFR, Orange, Bouygues e Free.
Fibra: un successo da ridimensionare
Un successo, quello della fibra, che secondo le Monde va comunque ridimensionato visti i ritardi di alcune parti del paese, fra cui grandi città come Marsiglia e Lille. Anche la qualità delle connessioni lascia a desiderare, viste le tante critiche incassate. Molti si domandano se la copertura non sia stata un po’ troppo frettolosa, visti i problemi di connessione che molti subiscono. Peserebbero anche i prezzi troppo bassi praticati dagli operatori, in particolare Orange.
Per quanto riguarda il superamento delle aree bianche mobili, un’altra promessa di Macron del 2017, è stato raggiunto a metà nonostante l’impegno degli operatori che all’epoca misero sul piatto un investimento di 3 miliardi di euro a questo scopo in un “new deal” che dovrebbe essere a questo punto rinnovato. Ma Macron non ha preso impegni in questo senso.
Le Pen non dice nulla sul digitale
Dal canto suo, il programma di Marine le Pen non dice nulla sul digitale in relazione al fisso. Per quanto riguarda il mobile, c’è l’impegno a ridurre la “frattura digitale” nelle aree bianche a danno di privati e aziende. Punto.
L’innovazione grande assente nel programma di Le Pen
In tema di economia digitale, l’unica grande ossessione di Le Pen, secondo Le Monde, è quella della sovranità digitale francese e di indipendenza dallo strapotere dei GAFAM.
In materia di telecomunicazioni, l’obiettivo è favorire fornitori francesi e al limite europei. In questo senso, non sembra che vi sia una grande distanza da quanto sostiene il suo rivale Macron, sostenitore del principio cardine di indipendenza tecnologica francese. Ed è per questo che Macron ha fortemente limitato la presenza di Huawei sul mercato del 5G, con grave danno per gli operatori.
La grande differenza fra i due candidati, secondo Le Monde, è che per Marine Le Pen il digitale rappresenta soltanto un pericolo, mentre per Macron rappresenta anche un’opportunità di innovazione. Nel suo programma, non una parola da parte di le Pen sul 5G. Dal canto suo, Macron da tempo considera necessario lavorare il doppio per il 5G, una tecnologia strategica per far decollare la competitività del paese. Ma finora non è riuscito a convincere gli industriali a farlo.
Quadro analogo in Italia
Il quadro in Francia non è poi così lontano da quello che viviamo in Italia, dove la speranza è che i fondi del Pnrr vengano sfruttati fino in fondo per superare il gap infrastrutturale del paese. Sul ruolo strategico del 5G il dibattito stenta anche da noi, forse oscurato dalle priorità in campo energetico figlie anche della guerra in Ucraina.