Italia
La FAPAV (Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva) esprime soddisfazione per la recente sentenza del Tribunale di Roma nei confronti di YouTube, controlla dal 2006 da Google, come indice dell’importante attenzione rivolta dalla magistratura al problema della pirateria.
Filippo Roviglioni, presidente FAPAV, ha dichiarato che “La sentenza rappresenta un ulteriore e importante passo in avanti nel contrasto di un fenomeno che provoca sempre più ingenti danni all’Industria audiovisiva e alla produzione artistica del nostro paese”.
La FAPAV auspica che la magistratura, gli organi competenti e le forze dell’ordine continuino a mostrare un forte impegno e interesse nei confronti del contrasto alle violazioni del Diritto d’Autore.
Più precisamente, il Tribunale di Roma ha accolto integralmente il ricorso di Mediaset, disponendo la rimozione immediata dai server YouTube di tutti i contenuti illecitamente caricati.
Nello specifico, l’ordinanza si riferisce a ‘Grande Fratello’: “il reality più importante e famoso della tv italiana”, scrive il giudice, ovvero il contenuto Mediaset più cliccato su internet.
A riguardo, un portavoce di Google ha già fatto sapere che “la società sta valutando i prossimi passi, inclusa la possibilità di ricorrere in appello“.
“In base alla legge europea e italiana, i service provider quali YouTube non hanno la responsabilità di effettuare il controllo del contenuto caricato dagli utenti – ha aggiunto -. In realtà noi andiamo al di là di quanto previsto dalla legge e offriamo ai detentori dei diritti, strumenti efficaci per gestire se e come i loro contenuti debbano essere resi disponibili“.
“Si tratta in particolare di un programma chiamato Content Id che oltre 1.000 broadcaster nostri partner, tra cui Rai e Fox Channels Italy, hanno scelto di utilizzare. Mediaset – ha concluso il portavoce – potrebbe semplicemente unirsi a questi altri partner e utilizzare questi strumenti. Oppure, in alternativa, basterebbe che ci segnalasse le Url dei video e noi provvederemmo alla loro rimozione”.
Alla piattaforma Content Id, si legge su YouTube, si può aderire gratuitamente, “fornisce soluzioni di gestione dei contenuti per proprietari di diritti di tutte le dimensioni in tutto il mondo”.
Il sistema consente di “identificare video caricati dagli utenti che sono costituiti interamente oppure parzialmente da loro contenuti e scegliere, in anticipo, come procedere quando vengono individuati: generare profitti da tali video (con la pubblicità come fa la Rai), formulare statistiche o bloccarli del tutto per impedirne la visualizzazione su YouTube”.
Google ha comunque deciso di investire sui video a pagamento per la famosa piattaforma di video-sharing. Sta infatti valutando l’ipotesi di introdurre alcune formule di abbonamento mensile per vedere contenuti “premium“, in una mossa che dovrebbe invogliare i produttori cinematografici e televisivi a pubblicare film e serie tv sul sito.
In questo senso il gruppo ha già avuto colloqui con Lions Gate Entertainment, Sony Pictures e Warner Bros.
Soddisfazione invece di Mediaset che definisce “storica” l’ordinanza: “Con questo provvedimento che si inserisce nella causa iniziata nel luglio 2008 da Mediaset contro YouTube si accolgono per la prima volta le richieste dei broadcaster e degli editori a vedere tutelati i diritti e l’esclusività dei propri contenuti, generati con importanti investimenti che finanziano l’intero sistema dell’informazione e dell’intrattenimento internazionale”.