KKR pronta a ritirare la sua offerta su Tim. Le grandi manovre sulla compagnia di cui Vivendi è primo azionista con il 23,75% sono in fase di stallo. Ma quel che sembra certo è che il fondo americano sia pronto a fare una definitiva marcia indietro rispetto alla manifestazione d’interesse informale avanza a novembre per il 100% di Tim.
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Pesa il diniego di Tim alla richiesta di due diligence richiesta dagli americani e prodromica ad una eventuale Opa, ipotesi che sembra a questo punto tramontata. Resta invece da parte di KKR l’apertura al progetto rete unica con Open Fiber, su cui l’ad Pietro Labriola sta lavorando in parallelo e che potrebbe vedere un passo in avanti ulteriore la prossima settimana con la formalizzazione dei negoziati fra le parti. KKR dal canto suo sarebbe disposta ad appoggiare il progetto in prima persona, attraverso Fibercop di cui detiene una quota del 37,5%.
Apertura a progetto rete unica
Kkr è pronta ad andare avanti con l’offerta per il 100% di Tim con il via libera alla due diligence, “oppure ad esplorare qualsiasi altra operazione nell’interesse della società, dei suoi azionisti e dell’Italia”.
E’ quanto si legge nella lettera inviata ieri sera da Kkr a Tim. L’apertura del fondo è stata messa nero su bianco e riguarda il progetto di rete unica che nascerebbe dall’integrazione della rete di Tim con quella di Open Fiber.
All’attenzione dell’assemblea di domani ci sarà di certo l’offerta del fondo CVC sul 49% della società EnterpriseCo parte della ServCo che potrebbe nascere in caso di scissione dell’azienda.
Tim: integrazione rete con Open Fiber? Vantaggi sul lato commerciale e degli investimenti
“I vantaggi saranno sia sul lato degli investimenti, in termini di riduzione di capex, sia sul lato commerciale wholesale, in termini di acquisizione clienti e saturazione della rete. In ogni caso, dovranno essere oggetto di analisi e negoziazione con le controparti”. Così Tim risponde a una domanda di Asati sulla possibile integrazione della rete di Tim con Open Fiber. L’associazione dei piccoli azionisti, in particolare, chiedeva, in vista dell’assemblea del 7 aprile, dettagli dell’eventuale operazione, come il perimetro di integrazione, la tempistica, l’impatto sui costi della società dei servizi. Franco Lombardi, presidente di Asati ritiene che non ci sono “state risposte adeguate a molti dei punti presentati”.