La guerra del petrolio e del gas
Dopo la decisione del Presidente russo Vladimir Putin di imporre a tutti il pagamento in rubli delle forniture di gas e petrolio, pena la rottura dei contratti e quindi l’interruzione degli approvvigionamenti di combustibili fossili, le quotazioni sul mercato di riferimento di Amsterdam hanno segnato un vero e proprio balzo in avanti del prezzo del metano di quasi il 5% a 132 euro MWh.
Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, anche l’amministrazione americana guidata dal Presidente Joe Biden deve fare i conti con i riflessi della guerra in Ucraina sui prezzi energetici, tutti in rialzo, e nelle ultime ore è stata presa la decisione storica di sbloccare le riserve strategiche di greggio (non era mai successo dalla loro istituzione nel 1975, proprio per far fronte agli shock di mercato come accadde nella crisi del 1973).
Mossa questa che ha consentito al prezzo del petrolio di scendere rapidamente (-4%) e allo stesso tempo di veder arrivare sul mercato un milione di barili in più ogni giorno, che in sei mesi fanno un totale di 180 milioni di barili (in risposta al modesto aumento proposto dai Paesi dell’dell’Opec+, pari a 432mila barili al giorno).
In questo modo gli americani sperano di superare il bando emesso nei confronti dei prodotti petroliferi russi, l’effetto dell’inflazione combinato con quello del caro benzina alla stazione di servizio, che tanto a fatto arrabbiare i consumatori (che Biden vede anche come elettori, che presto saranno chiamati al voto con le elezioni di midterm a novembre prossimo).
Starace (Enel) rilancia le rinnovabili per liberarci dai combustibili fossili
Lato Europa, ieri il nostro Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha annunciato in conferenza con la stampa estera due nuove ipotesi al vaglio del Governo e dei suoi alleati: un gasdotto tra Spagna e Italia e il rilancio del progetto EastMed-Poseidon.
sull’argomento è tornato anche l’amministratore delegato del Gruppo Enel, Francesco Starace, che ha margine dell’evento degli Stati Generali dell’Energia, promosso da Italia Viva, ha dichiarato: “Basterebbe far approvare almeno 50-60 mila impianti rinnovabili dei 95mila MW di autorizzazioni richieste per eliminare il gas da mix energetico italiano e risparmiare circa 20 miliardi di metri cubi di gas l’anno”.
Secondo quanto riportato da Teleborsa, Starace avrebbe poi aggiunto che “basterebbe dire che possiamo cambiare la caldaia a gas nel momento in cui si rompe, non prima, con una a pompa di calore e tireremmo via altri 10 miliardi di metri cubi”.
Tutte azioni che possiamo fare già nell’immediato, perché si tratterebbe di intervenire concretamente sui tempi autorizzativi della burocrazia e di dirottare eventualmente fondi già stanziati anche su altre tecnologie per l’efficienza energetica.
Una serie di misure che secondo l’ad Enel ci consentirebbero in tempi brevi di ridurre di un terzo delle il nostro fabbisogno di gas, “che ci rende troppo dipendenti e spesso proviene da parti del mondo che non ci piacciono o riteniamo pericolose”, ha precisato il manager, autorizzando più o meno la metà dei progetti per impianti rinnovabili che attendono solo una firma per l’avviamento dei lavori.
Nessun extraprofitto per Enel
“Potremmo mettere in funzione un altro paio di impianti di rigassificazione per avere la libertà di comprare gas da chi vogliamo nel mondo e non dipendere dai tubi. Se ci infiliamo in un tubo finiamo sempre in un paese strano”, ha continuato Starace, concludendo infine sul tema degli extraprofitti e spiegando che a seguito di questa situazione Enel “non ha fatto incredibili profitti”, perché “è meglio che i profitti siano ragionevoli e sostenibili nel tempo, piuttosto che incredibili e poi tassati, cosa che inevitabilmente succede quando queste cose situazioni si presentano“.