Telefonini: Italia in cima al G7, con 155 linee ogni 100 abitanti. Maglia nera per la banda larga

di Alessandra Talarico |

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Un nuovo studio, condotto dall’Authority britannica per le tlc (Ofcom) conferma la passione degli italiani per il telefonino: il nostro Paese si piazza infatti al primo posto tra i paesi del G7 in quanto a diffusione, con 155 linee mobili ogni 100 abitanti, in crescita del 58% rispetto le 97,66 che si registravano nel 2003. Al secondo posto figura la Germania con 129,4 linee e al terzo il Regno Unito con 126 linee ogni 100 abitanti.

I più riluttanti ad usare il telefonino appaiono i canadesi: 35 su 100 non hanno un cellulare, nonostante tra il 2003 e il 2008 la penetrazione sia aumentata del 23%.

 

Nel 2008, il settore telecom ha generato nel nostro Paese un giro d’affari pari a circa 25,8 miliardi di euro (13,3 miliardi provenienti dal settore mobile, 8,8 miliardi dal fisso, 3,7 dalla banda larga) con una spesa media pari a 445 euro pro capite. Attualmente, la quota della telefonia mobile sul totale del fatturato (fisso e mobile) del settore è pari al 61%, contro il 50% del 2003, passando da 11,1 miliardi di euro a 13,3 miliardi.

Nel 3G, con 49,8 connessioni ogni 100 abitanti, siamo secondi solo al Giappone, dove si contano 68,8 linee. Siamo inoltre uno dei Paesi più avanzati in termini di copertura, con il 93% della popolazione coperta dal 3G (+15% rispetto al 2007) e il 92% raggiunto dall’Hsdpa (+14% sul 2007).

Riguardo, infine, il tipo di pagamento (prepagato o abbonamento) in Italia predominano le carte prepagate, che rappresentano il 90% del mercato. Negli Usa, al contrario, la stessa percentuale va agli abbonamenti.

 

Ai primati nel settore della telefonia mobile fanno da contraltare l’arretratezza nella banda larga e la vistosa flessione del settore della telefonia fissa: dal 2003 al 2008, il numero degli apparecchi di casa è sceso dell’11,51%, passando da 51,63 a 40,11 ogni cento persone, contro i 64,17 apparecchi fissi ogni 100 abitanti della Germania, i 40,90 francesi, i 46 giapponesi, i 58 canadesi e i meno di 50 americani. Il giro d’affari della telefonia fissa è sceso del 4,8% da 11 miliardi di euro a 8,8 miliardi di euro.

Se nel 2003, dunque, i minuti di conversazione effettuati dal telefono fisso erano pari a 102 miliardi, nel 2008 sono scesi a 80 miliardi.

 

Contrario il trend del cellulare: i minuti di conversazione sono passati dai 52 miliardi del 2003 a 97 miliardi, mentre la quota del mobile sul totale delle connessioni è passata dal 65% del 2003 all’80% del 2008.

 

Da notare, infine, per quanto riguarda la telefonia fissa, che il nostro è il Paese in cui è calata di meno la quota dell’incumbent: dal 2003 al 2008, gli operatori alternativi sono riusciti a rosicchiare appena il 7% delle chiamate a Telecom Italia, la cui quota è passata dal 68% al 61%, contro il -22% registrato per BT in Gran Bretagna, il -31% segnato da France Telecom e il -28% dell’incumbent irlandese.

 

Restiamo, quindi, decisamente indietro, all’ultimo posto nel G7, per quanto riguarda la penetrazione della banda larga, che si ferma al 46,6% delle famiglie, contro il 74,6% del Canada, il 67,1% del Regno Unito, il 63,9% della Francia, il 63,7% degli Usa, il 60,5% del Giappone e il 56,2% della Germania.

Il numero di connessioni è cresciuto del 35,6%, da 3 a 11 milioni, per una penetrazione di 20 linee ogni 100 abitanti I profitti del settore sono cresciuti del 27,4% da 1,1 miliardi di euro a 3,3 miliardi.

Il 97% delle linee è su tecnologia DSL, mentre il 9% delle connessioni ha una velocità superiore 8 Mbit/s.

 

Usano il VoIP 7 italiani su 100, con una crescita pari al 63% dal 2005 al 2003.

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