Le notizie che provengono dal fronte di guerra sono tutte in contrasto fra loro per effetto della propaganda messa in campo, sia dai russi, sia dagli ucraini.
Quello che è certo è che i russi lentamente e inesorabilmente stanno stringendo in una morsa l’intero Paese, bombardando le città e provocando un numero elevatissimo di morti e feriti. Un vero orrore.
Si parla di una bozza di quindici punti per le trattative di un negoziato, ma quello che si sa è solo la manifestazione esplicita da parte degli ucraini di riprendersi tutte le zone occupate militarmente dalla Russia e cioè il Donbass e la Crimea, dalla parte russa non c’è nessuna manifestazione di volontà di comporre il conflitto, mentre il Presidente Biden usa parole fortemente offensive nei confronti di Putin.
In Italia, secondo alcuni sondaggi, il 54% della popolazione si dichiara contraria all’invio di armi in Ucraina, ma intanto il governo Draghi ieri ha incassato alla Camera il primo sì al decreto Ucraina, il quale prevede: l’invio di armi e il sostegno alle imprese che esportano in Ucraina, Russia o Bielorussia, la partecipazione di personale militare alle iniziative della Nato per l’impiego della forza ad elevata prontezza e per il potenziamento di altri dispositivi Nato, sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza; sorveglianza navale nell’area sud dell’Alleanza; presenza in Lettonia, il provvedimento ora passa al Senato per la definitiva approvazione.
Insomma, quello che è certo, è che il nostro governo, violando il principio fondamentale del ripudio della guerra, sancito dall’articolo articolo 11 della Costituzione, dimostra di essere esecutore della volontà degli Usa, perdendo ogni possibilità di agire come mediatore terzo in questa incresciosissima vicenda.
Intanto la dipendenza dagli USA ha prodotto effetti nocivi anche sulla nostra economia, soprattutto con il rialzo dei prezzi del gas e degli altri approvvigionamenti energetici, producendo a cascata altri effetti negativi sull’agricoltura e sull’industria.
Al fondo emerge chiaramente il convincimento del governo di voler procedere nello smantellamento del demanio costituzionale italiano, privatizzando quel poco che resta a favore di singoli soggetti prevalentemente stranieri. Ne è riprova un decreto che autorizza la Rai a ridurre la propria partecipazione nella S.p.A. Rai Way «fino al limite del 30% del capitale», dall’attuale 62%, perdendo i relativi guadagni e incidendo negativamente sulla sicurezza delle trasmissioni radio televisive, accontentandosi, proprio in questo delicatissimo periodo di guerra, di un generico controllo dall’esterno affidato al Ministero del Tesoro.
Insomma il governo prosegue nella sul rovinosa politica di privatizzazione dei beni del Popolo dimostrando sempre la sua propensione a difendere gli interessi delle multinazionali e della finanza, soprattutto statunitensi, e non gli interessi del Popolo italiano.
A me non resto, come al solito, che invitare tutti all’osservanza delle disposizioni di cui agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.