Il mito europeo del quarto operatore sempre più annacquato nel settore delle telecomunicazioni europeo. Non fa eccezione l’Italia, dove peraltro in realtà è come se (virtualmente) ci fossero ben ciqnue operatori mobili nell’arena, considerato il peso specifico di altri operatori virtuali come Poste e Coop che insieme fanno una quota significativa, praticando però tariffe senza margini visto che il loro core business non è certo la telefonia. In altre parole, per capirsi, per questi Mvno la telefonia ha lo stesso valore ancillare di Prime Video per un colosso dell’eCommerce come Amazon.
Il quadro delle Tlc
Di questi temi ha parlato pochi giorni fa in occasione della presentazione di un report realizzato da WindTre e Luiss Business School Davide Quaglione, Professore ordinario, Università “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara; GRIF “Fabio Gobbo”, Luiss Guido Carli. Il prof. Quaglione spiega bene come il deficit di cultura digitale condiziona la domanda e di conseguenza costringe le aziende a fare offerte semplificate a prezzi molto bassi dal minuto 17 al minuto 20’55”. Subito dopo dice con grande chiarezza che la situazione del settore non è sostenibile.
Voci di consolidamento
Detto questo, in Italia ciclicamente si ripropongono ipotesi di consolidamento che sembrano sempre più verosimili, vista la crisi economica che sta investendo la industry delle Tlc (ricavi diminuiti di 13 miliardi fra il 2010 e il 2020) alle prese con la necessità di pesanti investimenti in licenze e roll out di nuove reti 5G nei prossimi mesi. Le ultime voci riguardano un possibile co-investimento per il 5G da parte di Iliad e WindTre, di cui hanno parlato il Sole 24 Ore e Reuters.
Coinvestimento nelle aree rurali
Secondo la Reuters, il coinvestimento in 5G fra i due operatori riguarderebbe le aree rurali del paese. Il che farebbe pensare che i due operatori potrebbero presentarsi insieme ai bandi del piano Italia 5G, in rampa di lancio.
Sarà questo l’esito pratico dell’accordo?
Una partecipazione congiunta alle gare del Pnrr?
Vedremo.
Il dogma del quarto operatore ha fatto il suo tempo?
Ad ogni modo, pare ormai evidente che il dogma del quarto operatore professato dalla Commissione Ue, con il “rimedio” dell’ingresso di Iliad nell’arena italiana del mobile all’epoca della fusione fra Wind e Tre, non sia più così adamantino.
Un eccesso di competizione ha eroso in maniera eccessiva i margini degli operatori e anche per forza maggiore – la necessità di giustificare investimenti in aree periferiche, non certo in cima ai desiderata degli operatori – potrebbe spingere le autorità antitrust verso più miti consigli. Dando disco verde a forme di co-sharing infrastrutturale e coinvestimento sempre più spinte.
I termini del potenziale accordo
Secondo la Reuters, nel quadro dell’accordo WindTre procederebbe allo scorporo di 7mila siti mobili che detiene nelle aree più remote del paese, che servono circa il 27% della popolazione. A sua volta Iliad acquisterebbe il 50% della nuova divisione, che si strutturerebbe così in una nuova joint venture paritetica, che avrebbe un valore compreso fra 600 e 900 milioni di euro.
L’accordo è ancora in fieri e avrebbe l’obiettivo comune di abbattere la copertura delle aree rurali, che sono l’oggetto del piano Italia 5G, con fondi Pnrr per 2 miliardi di euro. La gara è alle porte e i bandi saranno assegnati entro giugno.
C’è da dire che l’operazione Wind-Tre-Iliad avrebbe un suo senso industriale, tanto più che la low cost francese ha in essere un accordo di roaming per l’uso della rete WindTre nelle aree periferiche del paese.
E’ un dato di fatto che tutti i player parlino con tutti in questo momento, per trovare forme di collaborazione che consentano di abbattere i costi di realizzazione delle nuove reti. In ballo c’è anche il pagamento delle frequenze 5G acquisite nel 2018, per cui gli operatori hanno già chiesto uno sconto o una dilazione per mezzo di Asstel.
Per Iliad la scelta di WindTre come alleato d’elezione potrebbe in qualche modo sostituire Vodafone, su cui la low cost francese aveva messo gli occhi con un’offerta declinata dalla compagnia britannica perché giudicata troppo bassa.