Decreto Tv. Romani chiarisce: ‘In arrivo lettera Ue per mancato recepimento della Direttiva ma nessuna procedura sui contenuti’

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Romani

Il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, prende la parola per chiarire le indiscrezioni di stampa relative all’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia per la mancata “notifica” del decreto legislativo di recepimento della Direttiva tv servizi e media, precisando che, da notizie assunte a Bruxelles, sembrerebbe che la Commissione stia per trasmettere a diversi Stati membri, che non hanno recepito la Direttiva entro il termine del 19 dicembre 2009, una lettera di avvio di procedura.

“Si tratta – spiega la nota – di un atto rituale automatico che riguarda 23 Stati su 27 ( fra cui Germania, Spagna, Francia, Svezia, Portogallo), esclusivamente per il mancato recepimento entro il termine (e non per i contenuti del decreto), che dovrebbe portare all’immediata chiusura della procedura aperta nel momento in cui il decreto legislativo verrà trasmesso alla Commissione”.

Dal Ministero viene infine fatto presente che lo schema di decreto è attualmente all’esame delle Commissioni parlamentari e che, dopo il termine del 4 febbraio per l’emanazione del parere di competenza, il testo definito sarà approvato in un successivo e prossimo Consiglio dei Ministri.

 

Dalla Ue si apprende che l’apertura di una procedura, già minacciata dal commissario Viviane Reding lo scorso 21 dicembre, è imminente, anche se “il suo timing esatto sarà deciso dalla prossima Commissione europea“, che entrerà in funzione a febbraio.

A due anni di distanza dall’adozione delle nuove norme europee sulla Tv, solo tre Stati membri, Belgio, Romania e Slovacchia, hanno infatti adottato nuove leggi per allinearsi al diritto europeo. I Paesi Ue erano tenuti a recepire le norme entro il termine massimo del 19 dicembre 2009 con l’obiettivo di creare un mercato unito per tutti i servizi media, introducendo maggiori forme di garanzie giuridiche per aziende e consumatori.

 

Il portavoce della Reding ha spiegato che la procedura d’infrazione non entrerà, comunque, nel merito del Decreto Romani sulla Tv e sui servizi internet, ma consisterà in una semplice ‘messa in mora‘ per la mancata notifica del recepimento della direttiva stessa entro la scadenza prevista (19 dicembre 2009). Vengono così smentite le indiscrezioni di stampa secondo cui nel mirino dell’Esecutivo comunitario vi sarebbero anche diversi aspetti del Decreto Romani. Nonostante il recepimento delle direttive Ue sulla Tv e, in parte, sui servizi internet, sia una delle motivazioni alla base del decreto Romani, le Autorità italiane non sono state in contatto con i servizi della Commissione durante l’elaborazione della nuova normativa nazionale, si lamenta in una nota interna di Bruxelles. Di conseguenza, la Commissione procederà alla ‘messa in mora’ per la mancata notifica.

 

Lo scorso 17 dicembre, il governo italiano ha adottato lo schema di Decreto, ora davanti alle Camere, per raccogliere le nuove disposizioni Ue. Un provvedimento che ha però sollevato da subito diverse polemiche perché il centrosinistra ritiene che il nuove regime avvantaggi Mediaset a danno della piattaforma satellitare Sky.

 

Ma secondo il ministero, in materia di pubblicità il Dlgs è pienamente conforme con la disciplina comunitaria, sia nella parte in cui rende più flessibili le regole relative alle interruzioni sia per quanto concerne il mantenimento di un regime rigoroso a tutela dell’utente relativamente ai limiti di affollamento giornaliero e orario che non possono superare il limite del 20%. In tale contesto, nel rispetto del principio comunitario che consente l’introduzione di limiti più restrittivi, è prevista una riduzione graduale dei tetti di affollamento orario per tutti i canali a pagamento, sia satellitari che terrestri, nel prossimo triennio (16% dal 2010, 14% dal 2011, e, a regime, 12% a decorrere dal 2012). La previsione di un regime differenziato per i canali a pagamento si inserisce a pieno titolo nel contesto di un sistema attualmente tripartito dei tetti di affollamento: la Rai infatti ha un limite del 12% orario e del 4% settimanale, le emittenti nazionali in chiaro del 18% orario e del 15% giornaliero e le tv locali del 25% orario e giornaliero che può arrivare fino al 40% se comprende forme di pubblicità diverse dagli spot.

 

Intanto, il direttore dell’ufficio legislativo della Siae Paolo Agoglia, che accompagnava il direttore generale della Siae Gaetano Blandini in audizione alla Commissione Lavori pubblici al Senato, ha spiegato che per quanto riguarda la parte sul diritto d’autore, all’articolo 6 del decreto, “la normativa va perfezionata, nelle espressioni tecniche, per renderla compatibile con il sistema disciplinato dalla legge 633/1941 più volte modificato nel tempo da dieci direttive europee in materia”.

“Più in generale, in ordine al decreto Romani – ha aggiunto Agoglia – possiamo condividere l’assioma di fondo: è proteso verso una nuova e ampia definizione dei servizi di media audiovisivi realmente svincolata dalle tecniche di trasmissione. Questo segna l’ingresso nel nostro ordinamento di concrete strutture giuridiche, di diritti e responsabilità nei riguardi di tutti gli operatori dei servizi di media audiovisivi, inclusi come è espressamente fatto riferimento nel testo, gli operatori internet”.

 

 

 

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Comunicato stampa sullo schema di Decreto di recepimento della Direttiva europea sui servizi di media audiovisivi, approvato dal Consiglio dei Ministri

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