L’informativa sulla guerra del Premier Draghi alla Camera
“Il Governo è al lavoro per approntare tutte le misure necessarie per gestire al meglio una possibile crisi energetica”, così si è espresso stamattina il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella sua informativa urgente sul conflitto in Ucraina alla Camera dei Deputati.
Parole difficili, mitigate subito dopo da frasi più possibiliste, ma non meno preoccupanti: “ci auguriamo che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati”, come purtroppo è accaduto con l’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19 e con il rialzo dei prezzi delle risorse energetiche.
Le misure di emergenza evocate da Draghi, e confermate nel passaggio successivo al Senato della Repubblica, includono “una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico”.
L’inverno è quasi finito, l’emergenza no
Per far questo il Governo dovrà però incrementare la produzione nazionale di gas, ma già sappiamo che ci vorranno almeno 3 anni per tornare ai livelli degli anni passati, che lo stesso Premier ha riportato in aula: “In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020 – a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi”.
Ritornando alle vicende di questi giorni, Draghi ha definito “imprudente” il non aver diversificato maggiormente “le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni”: “circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa”.
L’inverno da noi è quasi finito e la primavera è alle porte, anche il Premier lo ha ricordato, cosa che ci “permette di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi, ma dobbiamo intervenire per migliorare ulteriormente la nostra capacità di stoccaggio per i prossimi anni”.
Sicuramente il Governo dovrà intervenire di nuovo con misure tese a calmierare i prezzi delle risorse energetiche.
Diversificare le forniture di gas, investire in infrastrutture e se serve ritornare al carbone
E proprio sui prossimi anni, sul lungo termine, il Presidente del Consiglio italiano si sofferma per mettere in fila tutta una serie di soluzioni ed interventi tesi a scongiurare la crisi energetica e consentire alla nostra economica di continuare a tenersi viva, nonostante il Covid-19 e la guerra in Ucraina.
“Il Presidente americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo. Tuttavia – ha ricordato Draghi – la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture”.
In quest’ambito, sarebbe anche il caso di lavorare per “incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico – come il TAP dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia”.
Il problema è che la domanda di energia cresce sempre di più, in Europa come in Italia, per questo ha aggiunto Draghi: “Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato”.
Rinnovabili, la soluzione a portata di mano che finisce “nel lungo termine”
Alla fine del suo intervento, il Premier non si dimentica di ringraziare il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, “per il lavoro che svolge quotidianamente su questo tema così importante per il nostro futuro”, cioè la gestione della questione energetica, e non si dimentica di citare le fonti energetiche rinnovabili.
“Ho parlato del gas, ma la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili – ha affermato Draghi – anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti”.
Un procedere spediti che però appare vago, insicuro già nel momento in cui viene pronunciato, perché gli ostacoli in realtà sono molteplici e allo stesso tempo semplici da individuare: “Non sono tecnici, non sono tecnologici, ma sono solo burocratici”, ha sottolineato il Presidente.
Un discorso quindi che non lascia spazio a facile ottimismo. La situazione generale è grave, in Ucraina è in atto un terribile conflitto potenzialmente mondiale e comunque con ripercussioni molteplici che riguarderanno mezzo pianeta almeno nei prossimi mesi, anche come conseguenza delle sanzioni alla Russia.
“La crisi di portata storica che l’Italia e l’Europa hanno davanti potrebbe essere lunga e difficile da ricomporre, anche perché sta confermando l’esistenza di profonde divergenze sulla visione dell’ordine internazionale mondiale che non sarà facile superare”, ha infine detto Draghi, richiamando tutti all’unità.