Marco Severini prosegue il difficile esercizio di scrivere la storia del presente ovvero non solo di separare i fatti dalle opinioni come fanno i buoni giornalisti, bensì di ordinarli secondo un ordine logico e spiegarli prendendo la debita distanza che in questo caso non è certo quella del tempo, e soprattutto evitando di cadere nel presentismo e di rimanere prigionieri di un presente eterno Dopo aver scritto la storia dei primi sei mesi del nuovo governo nel 2021 nel saggio “Da Conte a Draghi”, in cui descriveva “Come si è passati dal secondo Governo Conte all’esecutivo guidato dall’ex Presidente della BCE”. Severini prosegue in questo numero con “Il secondo semestre del governo Draghi. Aspetti, problemi e direzioni di marcia per un Paese che cerca di cambiare”. “L’iniziale fase caotica delle vaccinazioni è stata di fatto superata con l’arrivo dell’estate. D’altra parte, i principali indicatori hanno rivelato che l’estate 2021 è stata peggiore sul piano sanitario di quella precedente, che aveva avuto alle spalle il lockdown, scelta non replicata dal governo Draghi. Su tale bilancio ha pesato la diffusione della variante delta e poi della omicron, ormai dominante in tutta Europa e caratterizzata da una maggiore trasmissibilità rispetto alle precedenti, l’aumento esponenziale dei casi, la crescita degli ospedalizzati e ancora il rapporto infezioni/morti, sensibilmente cresciuto rispetto allo scorso anno” scrive Severini aggiungendo poi: “Anche nel tenere a freno la litigiosità politica della sua inedita maggioranza – confortato in parte dai risultati dell’ultima tornata delle amministrative che hanno sorriso alle forze di centro-sinistra –, l’ex presidente della Bce se l’è cavata bene”. Per lo storico marchigiano “Draghi non è stato né il salvatore della patria né un uomo che abbia rinnegato il passato di leader pienamente inserito nelle massime istituzioni: eppure il gradimento di Draghi – che molti, magari strumentalmente, vorrebbero al Quirinale – si è mantenuto ad alti livelli durante l’intero 2021 e risultava attorno a un eloquente 65 per cento di metà novembre e un 70 per cento di metà dicembre”. Severini tenta di formulare poi tra “Draghicrazia e veti. Un primo bilancio del governo Draghi”. “[…] è bastato che nella conferenza-stampa di fine anno annunciasse la sua disponibilità verso le istituzioni, per scatenare una serie di veti lungo la sua strada per il Quirinale, veti che attraversano diverse forze politiche – pentastellati, Pd, pezzi di Forza Italia e della Lega, esponenti dell’estrema sinistra –, si sostanziano del rifiuto di un «esterno» sul Colle più alto (anche se di esso si tessono le lodi come premier). Voto anticipato e desiderio dei parlamentari di sopravvivere si combinano, mentre appare chiaro che serve una personalità capace di garantire coesione, di non essere divisiva e che tutti siano in cerca di un altro Mattarella” osserva Severini aggiungendo poi: “Insomma, si è presto delineato uno stallo tra le forze politiche che dovrebbe continuare fino al 24 gennaio, giorno di avvio delle votazioni presidenziali: è dunque ormai certo che l’elezione del nuovo Capo dello Stato è ormai intrecciata con quella del dopo-Draghi a Palazzo Chigi, ma bisogna pensare anche alle implicazioni internazionali del voto perché il commento di Macron – «fortunati ad avere Mattarella e Draghi» – è largamente condiviso dalle cancellerie europee. Se Mattarella rimarrà fermo sulle sue decisioni, non resterà che Draghi a garantire l’immagine dell’Italia all’estero, e non solo per offrire garanzie che i fondi Ue vengano spesi bene, ma anche per evitare qualsiasi forma di commissariamento del Paese, non solo per l’immediato, ma soprattutto a medio-lungo termine”. Per Severini “Errori e cadute non alterano la linea”: “Alla prova del Fact-checking, nei dieci mesi di governo 2021 Mario Draghi se l’è cavata abbastanza bene, sostanzialmente in linea con quanto fatto registrare l’anno prima da Giuseppe Conte, anche se a differenza di quest’ultimo il premier in carica è intervenuto solo in conferenze stampa, discorsi in Parlamento, eventi pubblici o video-messaggi e ha rilasciato solo un’intervista di cinque minuti al Tg1, in agosto, e non è mai stato intervistato da un quotidiano, né italiano né straniero”. Il pezzo prosegue con un paragrafo dedicato a “La conferenza che non ti aspetti”- “Lunedì 10 gennaio 2022 Draghi ha messo in atto la conferenza stampa che nessuno si attendeva e che ha fatto parlare di «esibizione di debolezza» e di stanchezza, una conferenza lontana da toni trionfalistici; il premier ha rinunciato al parlare arguto e brillante, il pathos del distacco ha ceduto il posto al fastidio e si è scusato per il ritardo di tale abboccamento con i giornalisti. In questa fase finale del semestre bianco, secondo alcuni commentatori, il ritardo della conferenza stampa è stato determinato dal fatto che Draghi abbia incontrato difficoltà nel gestire la corsa al Colle più alto. Dopo il «liberi tutti» natalizio da parte dei partiti, il groviglio sulla questione più dirimente appare al contempo semplice e complicato: semplice, appunto, perché non esiste un candidato più autorevole – anche agli occhi internazionali – di Draghi; complicato perché una nuova cabina di regia nella politica italiana creerebbe non pochi problemi, a partire dalla tenuta dell’inedita maggioranza governativa formatasi il 13 febbraio 2021. Dal momento che il bis-presidenziale avutosi con Napolitano è stata un’eccezione, l’identikit di Draghi per il Quirinale resta il migliore, poiché tutti gli altri nomi fatti dai commentatori o proposti dalla politica (come quello del centrodestra, assolutamente divisivo) appaiono inadeguati”.
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Dall’estate all’autunno
Mario Draghi avrebbe le caratteristiche migliori per diventare presidente della Repubblica, ma per farlo dovrebbe lasciare il governo e… Addio Italia. Sarebbe un disastro[1].
A dirlo è Nicola Mancino[2], politico di lungo corso e uno dei protagonisti della vita politica repubblicana a cavallo tra i due secoli. Il 67° governo della Repubblica, ha intrapreso l’estate 2021 – e dal 13 agosto, il secondo semestre della sua attività – con la partecipazione del premier Draghi al Consiglio europeo di Bruxelles (24-25 giugno), un’assise tutt’altro che semplice per la questione dell’Ungheria, che ha approvato una legge che vieta la rappresentazione dell’omosessualità ai minori, e per le delicate relazioni tra Unione europea e Russia[3]. Di lì a poco, il 28 giugno, sono stati aggiornati gli scenari di rischio epidemiologico distinti per regione e l’Italia intera è entrata in zona bianca; un’altra ordinanza, dello stesso giorno, ha abolito l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto, introdotto dal decreto legge 7 ottobre 2020, n. 125[4].
Dal Pnrr ai vaccini, dai vertici internazionali ai migranti, l’estate del governo Draghi è scivolata via senza sosta, un po’ come nelle previsioni dei giornalisti[5].
Il 2 settembre successivo Draghi si è presentato in conferenza stampa per trattare le questioni principali che il suo governo stava affrontando, soprattutto vaccini, scuola, economia, politica estera: la campagna vaccinale – dichiarava il premier – procedeva spedita e verso la fine di settembre sarebbe stata vaccinata l’80 per cento della popolazione, mentre agli inizi di quel mese il 70 per cento risultava «completamente vaccinato», «un grande conforto sia per la ripresa dell’attività produttiva, sia per la ripresa della scuola».
Quasi scusandosi per la ripetizione, il premier ribadiva l’invito a vaccinarsi, poiché era «un atto verso sé stessi», ma anche «di solidarietà verso gli altri» e «di protezione della propria famiglia, di tutte le persone con cui si viene in contatto». Draghi aggiungeva la piena solidarietà a tutti coloro «che sono stati e sono oggetto di violenza e di odio da parte dei cosiddetti NO VAX», una violenza «particolarmente odiosa e vigliacca quando è fatta nei confronti di persone che fanno informazione e di persone che sono in prima linea a combattere la pandemia».
Poi sottolineava che la scuola in presenza era sempre stata «una priorità di questo Governo», rammentando come il ritorno in presenza del precedente aprile, tanto criticato da «molti esperti», si era risolto in un «successo», restituendo «un mese e più di scuola» a studenti e studentesse cosicché, grazie all’applicazione del green pass – entrato in vigore il 1° luglio precedente e valido per tutti i Paesi dell’Unione Europea – , s’intendeva proseguire su quella strada, tanto più che il 91,5 per cento degli insegnanti aveva ricevuto almeno una dose di vaccino.
L’economia italiana continuava a crescere, il mercato del lavoro registrava mezzo milione di occupati in più, ma Draghi credeva opportuno «non compiacersi troppo di queste cifre» perché era in parte l’effetto di un rimbalzo, come si poteva verificare in altri Paesi: «chi è caduto di più rimbalza di più e chi è caduto di meno rimbalza di meno». La «vera sfida», rilanciava il premier, sarebbe stata quella dei primi due trimestri del 2022 perché allora si sarebbe potuto vedere se l’economia italiana sarebbe riuscita a mantenere un tasso di crescita« “considerevolmente più elevato di quello che si aveva prima della pandemia». Se sulle riforme il governo conservava «un’agenda molto fitta» («della concorrenza, della giustizia, del fisco sotto forma di leggi delega»), in politica estera bisognava adottare una «direzione umanitaria» di fronte al problema dell’Afghanistan – con i talebani tornati alla guida del Paese – e annunciava che in serata avrebbe incontrato il presidente francese francese Emmanuel Macron con cui avrebbe discusso di Europa, di rapporti bilaterali, di Libia, insomma una conversazione completa, a tutto tondo[6].
Dunque con la campagna vaccinale ancora aperta e la scuola da riaprire, il governo andava avanti «con fermezza», senza accettare veti o smarcamenti sulle decisioni essenziali relative all’emergenza sanitaria: una risposta soprattutto alla Lega che appena due giorni prima aveva cercato di affossare il green pass nella commissione Affari sociali della Camera. Tono dunque cauto e diplomatico, ma ferma risolutezza nell’andare avanti, senza curarsi della tenuta della maggioranza di governo («È chiaro che è auspicabile una convergenza maggiore, una maggiore disciplina, ma questo governo va avanti») e di buttare giù totem (il no alla immunizzazione biologica, proprio del Carroccio), svicolando bruscamente a chi gli chiedeva della tentazione verso il Quirinale («Non mi preoccupo per me stesso, di sicuro»)[7].
L’iniziale fase caotica delle vaccinazioni è stata di fatto superata con l’arrivo dell’estate. D’altra parte, i principali indicatori hanno rivelato che l’estate 2021 è stata peggiore sul piano sanitario di quella precedente, che aveva avuto alle spalle il lockdown, scelta non replicata dal governo Draghi. Su tale bilancio ha pesato la diffusione della variante delta e poi della omicron[8], ormai dominante in tutta Europa e caratterizzata da una maggiore trasmissibilità rispetto alle precedenti, l’aumento esponenziale dei casi, la crescita degli ospedalizzati e ancora il rapporto infezioni/morti, sensibilmente cresciuto rispetto allo scorso anno.
Ci ha salvato la vaccinazione, efficace nel prevenire il decesso all’80,7 per cento con ciclo incompleto e al 96,6 per cento quando si porta a termine la profilassi. Insomma i vaccini sono uno scudo contro i sintomi più gravi anche se non è in grado di azzerare i contagi[9].
Anche nel tenere a freno la litigiosità politica della sua inedita maggioranza – confortato in parte dai risultati dell’ultima tornata delle amministrative che hanno sorriso alle forze di centro-sinistra[10] –, l’ex presidente della Bce se l’è cavata bene.
L’autunno del 2021 ha accentuato il rialzo – peraltro previsto dai più attenti osservatori – di contagi, malati e ricoveri, facendo lanciare un nuovo allarme tra gli operatori sanitari[11]. Le prospettive per il prosieguo sono legate alla diffusione delle varianti, alla situazione scolastica e al numero di coloro che continuano a non volersi vaccinare.
Draghi ha poi fronteggiato abbastanza bene l’ondata di proteste e polemiche determinata dall’obbligo del green pass, sancito il 15 ottobre 2021: per accedere in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati, sia per i dipendenti che per i lavoratori autonomi, il governo ha preso questa decisione sulla quale non intende fare deroghe, forte anche della copertura vaccinale[12].
Dissenso, proteste, raduni di piazza, medici sospesi, minacce anche al premier hanno alimentato la stagione dei no vax che hanno alzato la voce fino all’autunno allorché circa 7 milioni e mezzo di italiani non si erano vaccinati: uno zoccolo duro contrario ai vaccini che annunciava in vario modo di voler resistere, una fetta di italiani eterogenea, sfilacciata e minacciosa che non intendeva indietreggiare[13]. Buona parte degli strumenti di persuasione verso i vaccini sono stati posti in essere cosicché il dibattito tra pro e contro no vax ha conosciuto una certa stanchezza. Comunque la si pensi, è indubbio che la libertà di chi si è vaccinato perché ha fiducia nella scienza non possa essere messa a rischio da chi invece crede ad altro e manifesta contro.
Nei confronti dei cosiddetti ni vax – cioè gli scettici, gli esitanti, i dubbiosi, coloro che non hanno preclusioni ideologiche ma paura di un vaccino realizzato troppo in fretta e che ha causato situazioni problematiche – molto si può fare, anche in considerazione di una sorta di tesoretto tutto italiano[14]: il nostro Paese vantava infatti, nel novembre 2021, in Europa un primato singolare, quasi l’80 per cento dei giovani sopra i 18 anni vaccinati, cosicché un dialogo intergenerazionale tra questi vaccinati e gli altri che non lo sono – specie i minorenni – potrebbe convincere diversi incerti.
Draghi non è stato né il salvatore della patria né un uomo che abbia rinnegato il passato di leader pienamente inserito nelle massime istituzioni: eppure il gradimento di Draghi – che molti, magari strumentalmente, vorrebbero al Quirinale – si è mantenuto ad alti livelli durante l’intero 2021 e risultava attorno a un eloquente 65 per cento di metà novembre e un 70 per cento di metà dicembre; d’altra parte non sembrano più esserci partiti dominanti, dal momento che i competitors per le prossime elezioni politiche, a guardare le recenti intenzioni di voto, vedevano appaiati Pd (in testa dopo lungo tempo), Fratelli d’Italia e Lega; quanto alla principale forza parlamentare dell’attuale legislatura, il Movimento Cinque Stelle, dilaniato da fratture e divisioni laceranti, sta tentando di riallinearsi attorno al suo nuovo leader, l’ex premier Giuseppe Conte, con grandi difficoltà[15].
Uno dei pochi volti rassicuranti – e non certo, come altri medici, alla ricerca quasi ossessiva di notorietà –, che parla chiaramente ed è ripetutamente apparso sui media, è quello della professoressa Ilaria Capua, direttrice dell’UF One Health Center dell’Università della Florida: in tutti questi mesi la Capua invita a non abbassare la guardia, ammonisce che l’andamento del virus dipende dai nostri comportamenti e dal nostro senso di responsabilità. Commentando la situazione in Gran Bretagna, dove i contagi sono tornati assai elevati poiché gli inglesi non portano le mascherine e non rispettano il distanziamento sociale, La Capua ha affermato:
Noi dobbiamo capire che questi strumenti sono ancora validi: dovremo continuare a metterci la mascherina e dovremo stare attenti quando siamo al chiuso. Ritrovarsi in tanti al chiuso, senza mascherina, farà risalire i contagi […]. Il governo deve tutelare la salute pubblica; siamo all’inizio della fine di una grandissima emergenza sanitaria. Il governo deve dunque fare il possibile per proteggere la stragrande maggioranza delle persone. Per questo ha messo a disposizione degli strumenti per tornare a lavorare. Bisogna fare delle scelte cercando di proteggere la maggioranza dei cittadini, rispettando le minoranze[16].
Draghicrazia e veti. Un primo bilancio del governo Draghi
Mentre alcuni parlano già di «draghicrazia» e di «neo-cesarismo»[17], avvicinandosi il suo primo anno di vita, è tempo di un primo bilancio del 67 esecutivo della Repubblica italiana.
Il 2022 è iniziato con un ringraziamento dalle colonne dei principali giornali nei confronti di Sergio Mattarella: nel suo settennato, l’Italia ha attraversato notevoli difficoltà – la crisi economica; la scarsa competitività sui mercati internazionali; la duplice incapacità della politica di garantire un assetto governativo stabile e una concreta prospettiva per il futuro; l’aumento generalizzato dell’ignoranza e un notevole passo indietro sul piano della civiltà –, aggravate terribilmente dallo scenario pandemico che ha profondamente inciso su ogni aspetto della vita pubblica e, in particolare, a livello generazionale. L’aver evitato «pericolosi salti nel buio», rispettato la Costituzione, con uno stile «mai arrogante» ma pronto ad intervenire «nei momenti cruciali», dimostrato pazienza di fronte alle «giravolte» e alle «ipotesi illusorie», e l’aver assegnato a Draghi la guida del Paese, spingendo la maggior parte delle forze politiche a «un atto di responsabilità»: questa eredità Mattarella consegna al suo successore, nell’auspicio che i partiti, dopo le ultime prove fallimentari, sappiano sedersi attorno a un tavolo ed eleggere un Capo dello Stato, individuando una «personalità scelta dalla più ampia maggioranza possibile», anche perché le ultime tornate elettorali hanno consegnato tutto fuorché «un vincitore assoluto»[18].
È difficile dissentire da tali auspici, ma sulla possibilità della politica italiana di porli in atto sussistono giganteschi dubbi. Tra il serio e il faceto, forse conviene attenderci da questo 2022 che «il previsto» più che «l’imprevisto» continuerà «a coglierci di sorpresa»:
C’è nostalgia per il bar di Star Wars, ormai una scenografia sbiadita. Dove sono finiti gli eroi che volevano trasformare l’Ilva in una fabbrica di cozze, noleggiare il jet privato per le vacanze in Kenya, legare l’aumento del Pil all’uso dei condizionatori, frequentare le sagre paesane per esaltare il rutto libero, corteggiare il popolo dei terrapiattisti? La fantasia era andata al potere, ma sotto forma di inconsistenza.
È probabile che la mano ferma di Mario Draghi incuta timore, che due anni di pandemia ci ricordino il senso dell’intollerabile, forse della cautela, e che tutto il resto appaia labile, incerto, inadeguato[19].
Quanto a Draghi, è bastato che nella conferenza-stampa di fine anno annunciasse la sua disponibilità verso le istituzioni, per scatenare una serie di veti lungo la sua strada per il Quirinale, veti che attraversano diverse forze politiche – pentastellati, Pd, pezzi di Forza Italia e della Lega, esponenti dell’estrema sinistra –, si sostanziano del rifiuto di un «esterno» sul Colle più alto (anche se di esso si tessono le lodi come premier). Voto anticipato e desiderio dei parlamentari di sopravvivere si combinano, mentre appare chiaro che serve una personalità capace di garantire coesione, di non essere divisiva e che tutti siano in cerca di un altro Mattarella[20].
Scrittici, intellettuali e personalità del mondo dello spettacolo hanno firmato un appello in cui affermano «con chiarezza» che è arrivato «il tempo di eleggere una donna». Sono completamente d’accordo. Purtroppo non ho visto negli ultimi sette anni alcun concreto segnale di indebolimento del maschilismo imperante nelle istituzioni. C’è da chiedersi quante delle appellanti si ricordino che alle ultime elezioni presidenziali, nel gennaio 2015, la donna più votata fu Luciana Castellina, esponente di estrema sinistra, con 37 preferenze al primo scrutinio[21].
Insomma, si è presto delineato uno stallo tra le forze politiche che dovrebbe continuare fino al 24 gennaio, giorno di avvio delle votazioni presidenziali: è dunque ormai certo che l’elezione del nuovo Capo dello Stato è ormai intrecciata con quella del dopo-Draghi a Palazzo Chigi, ma bisogna pensare anche alle implicazioni internazionali del voto perché il commento di Macron – «fortunati ad avere Mattarella e Draghi» – è largamente condiviso dalle cancellerie europee. Se Mattarella rimarrà fermo sulle sue decisioni, non resterà che Draghi a garantire l’immagine dell’Italia all’estero, e non solo per offrire garanzie che i fondi Ue vengano spesi bene, ma anche per evitare qualsiasi forma di commissariamento del Paese, non solo per l’immediato, ma soprattutto a medio-lungo termine[22].
Intanto, i primi atti governativi nel 2022 hanno esteso l’obbligo vaccinale a tutti gli over-50 e il green pass base (vaccinazione, guarigione o tampone) per accedere a parrucchieri e centri estetici, uffici postali e bancari, centri commerciali[23], mentre il ministero dalla Salute ha autorizzato la terza dose per tutti i 12-15enni e aggiornato gli scenari di rischio epidemiologico distinti per regione, con 14 di queste in zona gialla e una addirittura in arancione, mentre restano in bianca Puglia, Basilicata, Molise, Sardegna e Umbria[24].
Errori e cadute non alterano la linea
Alla prova del Fact-checking, nei dieci mesi di governo 2021 Mario Draghi se l’è cavata abbastanza bene, sostanzialmente in linea con quanto fatto registrare l’anno prima da Giuseppe Conte, anche se a differenza di quest’ultimo il premier in carica è intervenuto solo in conferenze stampa, discorsi in Parlamento, eventi pubblici o video-messaggi e ha rilasciato solo un’intervista di cinque minuti al Tg1, in agosto, e non è mai stato intervistato da un quotidiano, né italiano né straniero.
I dati citati nel suo discorso d’insediamento al Senato (17 febbraio 2021) sono stati corretti su occupazione, cassa integrazione e divario di genere in Italia, ma imprecisi quanto al contributo del turismo sul Pil italiano, il 14 per cento secondo Draghi, dato cui non si arriva neanche considerando l’indotto, poiché come ha accertato il rapporto annuale del World Travel & Tourism Council (WTTC), dell’aprile 2021, l’impatto del turismo sul Pil nazionale è sceso al 7 per cento nel 2020 rispetto al 13,1 per cento del 2019, determinando una perdita di 120 miliardi di euro (-51 per cento), uno dei «più cospicui danni» a livello europeo[25].
Nuovi errori nella conferenza stampa del 19 marzo: incoerente è apparsa la ricostruzione sulla momentanea sospensione del vaccino Astrazeneca con quanto comunicato dalle autorità sanitarie europee, mentre non era vero – come comunicato dal premier capitolino – che l’Italia fosse al secondo posto in Europa per vaccinazioni, dato che il nostro Paese non era allora neanche tra le prime dieci nazioni per prime e seconde dosi in relazione alla popolazione.
Preciso nelle comunicazioni parlamentari di fine marzo, Draghi ha commesso diversi errori nella conferenza stampa dell’8 aprile: sbagliata, infatti, era l’equiparazione della vaccinazione di uno «psicologo di 35 anni» con quella di uno che «salta la lista» delle priorità, poiché il primo rientrava tra il personale sanitario, con priorità nelle raccomandazioni fatte dai governi alle Regioni. Nello stesso mese il presidente del Consiglio ha commentato erroneamente la richiesta del Senato di conferire la cittadinanza italiana a Patrick Zaki, lo studente e attivista egiziano da oltre un anno in carcere in Egitto (poi liberato l’8 dicembre 2021) come «un’iniziativa parlamentare, in cui il governo non è coinvolto al momento», mentre l’ordine del giorno approvato dal Senato era invece rivolto all’esecutivo e lo impegnava a verificare le condizioni per la concessione della cittadinanza.
Durante l’estate, il premier ha esagerato l’impatto della sua presidenza sulle politiche migratorie dell’Unione europea, mentre in una conferenza del 22 luglio ha dichiarato che il green pass – ottenibile con la vaccinazione contro la Covid-19, un test negativo o l’avvenuta guarigione dalla malattia – offriva ai cittadini la «garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose», quando le evidenze scientifiche all’epoca a disposizione smentivano questa affermazione (diversi studi mostravano che sia i vaccinati che i testati negativi potevano trasmettere il virus, benché in misura minore rispetto ai non vaccinati); tale affermazione è stata nuovamente difesa dall’inquilino di Palazzo Chigi durante la conferenza del 22 dicembre, sbagliando nel riportare che fosse giustificata dalle «conoscenze» a disposizione in quel momento.
Nuovi errori sono stati commessi nelle comunicazioni rese in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre: per suffragare l’efficacia dei provvedimenti governativi, Draghi ha citato due dati – «tra il 16 settembre e il 14 ottobre» ci sarebbero state quasi 560 mila prime dosi in più «rispetto al previsto», con una crescita del «46 per cento» delle somministrazioni – che non trovavano riscontri in quelli disponibili; nello stesso periodo, sosteneva sempre il premier, i morti per Covid-19 sarebbero calati del «94 per cento», i ricoveri del «95 per cento» e le ospedalizzazioni del «92 per cento», percentuali che non venivano confermate dai numeri ufficiali, ma che non erano certo inventate, anzi facevano riferimento alle stime dell’Istituto superiore di sanità circa l’efficacia dei vaccini nel ridurre il rischio di morte e ricovero nei vaccinati, stime però riferentesi agli effetti della campagna vaccinale da aprile a inizio ottobre e non a quelli dell’introduzione dell’obbligo di green pass per i lavoratori.
Infine Draghi ha errato nella conferenza stampa di fine anno (22 dicembre), dichiarando tra l’altro che «tre quarti» dei decessi causati dalla Covid-19 riguardavano persone non vaccinate, mentre i dati più aggiornati dell’Iss riferivano, diversamente, ossia che tra il 22 ottobre e il 21 novembre il 41 per cento dei morti era non vaccinato[26].
Sempre a proposito della conferenza del 22 dicembre, Giorgio Cremaschi – sindacalista di sinistra e portavoce di Potere al Popolo dal gennaio 2019 al maggio 2021 – ha tuonato contro il premier affermando che dare «la colpa del dilagare del contagio, della crisi degli ospedali e delle centinaia di morti al giorno, DOPO due anni di pandemia, è un falso inaccettabile»: si tratta però di una critica squisitamente politica che ha attaccato il liberismo del premier, la sua volontà di tenere il Paese aperto ad ogni costo e il suo non aver voluto parlare delle disuguaglianze, della «povertà dilagante» e di come il «carovita sta mangiando mesi di salari e pensioni»[27].
Critiche simili sono molto comuni tra un certo tipo di giornalismo[28], ma non alterano minimamente la sostanza di questo primo anno di Draghi alla guida nazionale: come abbiamo già ricordato[29], il modus operandi e lo stile comunicativo completamente diversi dai suoi predecessori, e in particolare dall’ultimo, sono risultati funzionali a un’agenda governativa improntata nella rincorsa alle due grandi emergenze (Covid e Pil) e alla riapertura di un Paese che doveva recuperare al più presto le profonde ferite inferte dal primo, drammatico anno pandemico. Così, il «rischio ragionato», sulla base di dati in progressivo miglioramento e tenendo conto dell’insoddisfazione della popolazione, delle pressioni di partiti e Regioni e delle proteste di alcuni settori, è stato trasformato in una opportunità per l’economia italiana che ha vissuto a fine 2021 un «momento magico» per capacità di reazione dopo la pandemia, con la crescita del Pil che non ha cessato di stupire e l’agenzia Fitch che ha rialzato il rating «dopo vent’anni», mentre le imprese hanno conosciuto nuovo ottimismo e ripreso a credere fermamente nel futuro.
In questa fase estremamente delicata e incerta della globalizzazione a causa della pandemia, l’Italia ha dimostrato di possedere «tre armi vincenti» che costituiscono il nostro vero valore aggiunto: Draghi, il pacchetto di misure denominato “Industria 4.0” – il processo che scaturisce dalla quarta rivoluzione industriale e che sta portando alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa – e la manifattura italiana – tra ottobre e novembre 2021 è stata quella con la più forte crescita tra i Paesi del G20 –, con gli indici di fiducia delle imprese che continuano ad aumentare.
Le stime che parlano di una crescita del 6,2 per cento – rivista dopo le prime che parlavano del 6,4 per cento – sembrano dare ragione alle decisioni del governo Draghi[30].
Messa da parte qualsiasi prospettiva di ritorno al lockdown, il premier ha governato una ripresa determinata non tanto dal cosiddetto rimbalzo, bensì dal cambio di passo della manifattura italiana, ma anche dall’edilizia (ai massimi storici per ritmo di crescita a novembre secondo gli indici Pmi Markit) e dall’intensa ripresa dei consumi: il 2022 e gli anni seguenti saranno perciò decisivi per l’attuazione del Pnrr[31].
C’è stata qualche caduta, come la recente decisione di assegnare, una tantum[32], una multa di 100 euro per tutti gli over 50 non in regola con la vaccinazione, decisione che ha destato un coro di critiche non solo da parte di medici e scienziati («una grottesca buffonata», l’ha definita il virologo Roberto Borioni) ma anche da figure-simbolo del biennio pandemico, come Martina Benedetti, l’infermiera che nel marzo 2020 aveva pubblicato sui social l’immagine del suo volto segnato dalla mascherina dopo ore di lavoro, che ha così commentato: «100 euro, il prezzo della nostra salute. Per l’ennesima volta saremo noi a pulire il fango derivante dall’assenza di decisioni forti»[33]. Palazzo Chigi ha dovuto specificare in fretta che non si tratta dell’unica ammenda prevista.
Una parola, infine, sulla politica estera, altro settore che esce consolidato dalla gestione draghiana: sia nelle relazioni con gli storici partner europei – il trattato del Quirinale, siglato il 26 novembre 2021 tra Italia e Francia per una cooperazione bilaterale rafforzata[34] – e, più in generale, con l’Unione europea, sia in quelle con gli Stati Uniti che hanno ribadito, in occasione degli incontri del G20 Esteri (con presidenza di turno italiana) tenutisi tra Matera, Bari e Brindisi fra il 28 e il 30 giugno 2021, come l’Italia sia un «alleato cruciale» in Europa e in Africa; non poco, inoltre, si è fatto in relazione alla Libia e agli equilibri del Mediterraneo.
Nell’ambito degli incontri italo-statunitensi – ai margini dei quali il segretario di Stato statunitense Antony John Blinken è stato cordialmente ricevuto da papa Francesco, ritrovando la sintonia tra le parti e chiudendo il gelo dell’era trumpiana[35] – è stata la Cina a far continuamente capolino per il rischio che parte delle centinaia di miliardi di euro del Recovery vadano a finire verso Pechino piuttosto che alle aziende europee, soprattutto per la riconversione ecologica delle economia del vecchio continente, dove non esistono «capacità tecnologiche» e «dimensioni aziendali» per fornire tutti gli autobus elettrici, i pannelli solari, le batterie non inquinanti e così via: dunque con «il rischio molto concreto» che buona parte degli assegni che saranno girati da Bruxelles alle capitali europee venga incassato dalla Cina[36].
Usciti entrambi rafforzati dalla pandemia, Cina e Stati Uniti si studiano e si imitano, si contaminano reciprocamente e vedono nell’Europa il prossimo terreno di conquista: da una parte c’è l’espansionismo aggressivo della Cina di Xi Jinping e, dall’altra, il modello socialdemocratico ispirato a Franklin Delano Roosevelt e John Fitzgerald Kennedy degli Stati Uniti di Joe Biden, fortemente divisi al loro interno[37].
Anche la citata liberazione di Zaki può essere vista come un segnale costruttivo della nostra politica estera, anche se dietro Draghi e il ministro degli esteri Luigi Di Maio si sono mosse le diplomazie statunitense, canadese e spagnola, con funzionari dei tre Paesi che hanno seguito le udienze del processo all’attivista insieme ai colleghi italiani: si è attuato uno sforzo diplomatico congiunto, a differenza del caso Regeni[38], per liberare «un cittadino egiziano» – studente fino a due anni all’Università di Bologna, arrestato per aver scritto, tra l’altro, tre articoli sulla condizione della comunità copta in Egitto – che dalle nostre parti è diventato un simbolo[39].
D’altra parte, preoccupano la crisi del regime kazako, ulteriore tappa del processo di disintegrazione sovietico iniziato trent’anni fa[40], e l’aggressività russa nei confronti dell’Ucraina[41].
La conferenza che non ti aspetti
Lunedì 10 gennaio 2022 Draghi ha messo in atto la conferenza stampa che nessuno si attendeva e che ha fatto parlare di «esibizione di debolezza» e di stanchezza, una conferenza lontana da toni trionfalistici; il premier ha rinunciato al parlare arguto e brillante, il pathos del distacco ha ceduto il posto al fastidio e si è scusato per il ritardo di tale abboccamento con i giornalisti. È stata la conferenza della svolta, perché anziché il rigido tecnocrate il premier è apparso con toni rassicuranti e ha affermato che usciremo insieme dalla crisi: seguendo «il filo delle analogie tra cose dissimili», le turbolenze sul Covid e le divergenze sulla scuola diventano «l’allegoria dell’instabilità della maggioranza» che potrebbe rendere «impossibile» la sua permanenza a Palazzo Chigi dopo l’elezione del nuovo inquilino al Colle, chiunque esso sia[42].
Il principale merito del governo Draghi è stato quello di aver tenuto aperto il Paese, sulla base del «rischio calcolato» annunciato nella sua prima primavera a Palazzo Chigi: tale apertura, che contrasta vistosamente con le chiusure del ministero Conte II (privo però dei vaccini), si è strutturata attorno all’economia e alla scuola ( pur sempre una sfida o, se si preferisce, un modo di approcciarsi verso la normalità) la quale, vedendo le ultime statistiche espresse dal ministro della Pubblica istruzione Bianchi (99,28 per cento dei docenti vaccinati), conferma di essere uno dei luoghi più sicuri dello Stato: ed è per questo che il ministro e il governo hanno tenuto duro sulla riapertura delle scuole a gennaio senza alcuna deroga, una sorta di linea dura contro i «ribelli» tipi il governatore campano Vincenzo De Luca, i 2 mila presidi e i molti medici che chiedevano il ritorno alla DaD[43].
A proposito delle tre sigle ormai entrate nel lessico scolastico (DaD, didattica a distanza, DiM, mista, DiP, in presenza) pare certo che la DiP deve essere, «gestita con prudenza», mentre la DaD è una soluzione di emergenza che «genera, a sua volta, problemi seri» e «di lunga durata», in quanto esclude alcune componenti sociali, prive di connessione e dispositivi adeguati[44].
La particolarità «storica» della sopra citata conferenza stampa è soprattutto consistita nell’annunciare che non avrebbe parlato – o meglio si sarebbe trincerato in un «no comment» – di determinati argomenti, a partire dal Quirinale.
Alla fine del settembre 2021, Draghi a chi gli chiedeva cosa pensasse della corsa al Quirinale aveva laconicamente risposto: «Trovo un po’ offensivo pensare al Quirinale come a una possibilità, anche nei confronti del presidente della Repubblica». Quattro mesi fa anche il segretario Pd Enrico Letta aveva la bocca cucita («Del Quirinale prossimo venturo non si parla fino a gennaio e comunque Mario Draghi deve guidare il governo fino al 2023, termine naturale della legislatura») così come nel Movimento Cinque Stelle che, «per quanto un po’ ridotto dalle defezioni», ha pur sempre nelle proprie mani «il pacchetto di voti più consistente»; i leader di centrodestra, nonostante l’apertura di Matteo Salvini a Draghi, erano già trincerati attorno alla candidatura di Silvio Berlusconi, una candidatura più di bandiera per farla logorare il prima possibile – e dunque un po’ offensiva per l’uomo che li aveva ripetutamente portati al governo – cosicché l’uovo di Colombo che avrebbe consentito al governo Draghi di continuare il proprio viatico era la riconferma di Sergio Mattarella: una soluzione che però si scontrava – e si scontra – contro la volontà da quest’ultimo espressa di non essere disponibile «sia per ragioni personali che per convincimento politico», tanto da auspicare una riforma che non consenta l’immediata rielezione al Quirinale, così come proposto da Antonio Segni, il quarto presidente della Repubblica (1962-64)[45].
In questa fase finale del semestre bianco, secondo alcuni commentatori, il ritardo della conferenza stampa è stato determinato dal fatto che Draghi abbia incontrato difficoltà nel gestire la corsa al Colle più alto. Dopo il «liberi tutti» natalizio da parte dei partiti, il groviglio sulla questione più dirimente appare al contempo semplice e complicato: semplice, appunto, perché non esiste un candidato più autorevole – anche agli occhi internazionali – di Draghi; complicato perché una nuova cabina di regia nella politica italiana creerebbe non pochi problemi, a partire dalla tenuta dell’inedita maggioranza governativa formatasi il 13 febbraio 2021.
Dal momento che il bis-presidenziale avutosi con Napolitano è stata un’eccezione, l’identikit di Draghi per il Quirinale resta il migliore, poiché tutti gli altri nomi fatti dai commentatori o proposti dalla politica (come quello del centro-destra, assolutamente divisivo) appaiono inadeguati. A meno che il patriarcalismo è il maschilismo italiani – durissimi a morire – non intendano davvero, per comodità e non certo per convinzione, fare un passo indietro e candidi finalmente una donna, come si è detto.
Draghi, che non parlava in pubblico dal 22 dicembre, si è presentato con la suddetta postilla che ha fatto infuriare i giornalisti, parte dei quali però hanno continuato a pressarlo sul grande quesito.
Ma il premier è rimasto “abbottonato”, anche se in ultima analisi tale atteggiamento è suonato come conferma della candidatura, tanto che la questione del Colle è aleggiata per l’intera durata della conferenza. A pochi minuti dalla quale è giunto il «colpo basso» di Berlusconi che ha fatto trapelare il proprio scetticismo rispetto all’eventualità di Draghi al Quirinale: un colpo tutt’altro che inatteso – Matteo Salvini aveva già detto di lavorare «da giorni con contatti a 360 gradi per garantire una scelta rapida, di alto profilo e di centro destra» (in sostanza un candidato gradito a Italia Viva e Movimento 5 Stelle) – perché l’ostinazione del Cavaliere pare il principale ostacolo sul cammino di Draghi verso il Quirinale; addirittura Berlusconi è arrivato a legare tale possibilità a un’immediata crisi, con l’uscita della sua forza politica dal governo. Draghi ha continuato a difendere l’azione di governo: la scuola aperta «è una priorità», «le diversità di vedute sono naturali»; il Paese non si può fermare e non si possono nuovamente rinchiudere i ragazzi nelle loro case poiché ciò aumenta «effetti psicologici e disuguaglianze»; agli italiani Draghi chiede «realismo, prudenza», ma pure «fiducia e unità».
Là rivendicazione dell’operato governativo passa anche attraverso la critica al Conte II per i 65 giorni di chiusura delle scuole. In relazione all’obbligo vaccinale per gli over 50 – decisione con cui l’Italia fa da apripista all’Europa – il premier dichiara di aver agito sulla base dei dati: «Gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dai non vaccinati, occupano due terzi delle terapie intensive, quindi rivolgo l’ennesimo invito a vaccinarsi, anche con la terza dose»; infine annuncia nuovo sostegno per contenere l’impennata delle bollette[46].
La sonora impennata delle bollette, determinata dal forte rialzo dei beni energetici, ha spinto il governo a intervenire per calmierare i prezzi con lo stanziamento di un fondo che potrà arrivare fino a 3,8 miliardi di euro, mentre già due miliardi sono stati stanziati nella legge di Bilancio. Non sarà peraltro sufficiente per un inverno estremamente difficile per milioni di italiani[47].
Cronica insufficienza
Tornando alle questioni di Palazzo Chigi, vincere la sfida contro il Covid sulla base delle regole date dal governo Draghi è la vera sfida dell’Italia dell’imminente futuro. Pur restando una certa insufficienza degli investimenti (transitati dall’11 per cento al 17 per cento dell’intero settore, Università compresa, grazie ai fondi del Pnrr), l’apertura della scuola è stata una precisa responsabilità che la politica draghiana ha deciso di assumere seguendo l’andamento del contagio, nonostante l’allarme lanciato da presidi[48], associazioni e medici: lo spettro della DaD, con le perniciose conseguenze sul futuro educativo, rimane nell’agenda quotidiana. Perché la variante Omicron ha scombussolato, e non poco, gli scenari nazionali. La nuova ondata pandemica è arrivata (ci sono in Italia oltre 2 milioni di positivi), il tasso di positività supera il 15 per cento, i morti quotidiani hanno superato le 300 unità[49], i posti-letto “normali” degli ospedali sono stati trasformati in posti-Covid, i chirurghi hanno lanciato l’allarme circa l’ordinario (50-70 per cento degli interventi su pazienti affetti di patologie gravi rinviato)[50]. E secondo i modelli matematici europei siamo ancora lontani dal “picco”.
Tuttavia anche qui il governo Draghi si è fatto sentire: gli oltre 7 milioni di no-vax – che peraltro hanno creato non pochi problemi una volta ricoverati – si sono ridotti nel giro di tre mesi a circa 6, anche grazie a un’intensa campagna promozionale e alle misure recentemente disposte che prefigurano l’obbligo vaccinale. Peraltro, a metà gennaio i no vax sono tornati nelle piazze delle principali città italiane: una minoranza della popolazione auspicante «verità e libertà» ma pur sempre insultante (il Capo dello Stato viene definito «la vergogna del Paese») e ribelle rispetto alle regole (a cominciare da mascherine e distanziamento) seguite dalla maggioranza[51]. A fronte di una variante insidiosa e sfuggente, la campagna di vaccinazione continua, non senza difficoltà: Pfizer ha annunciato l’uscita di un farmaco anti-Covid, anche se il desiderio condiviso dai più consiste nel fatto che il coronavirus diventi il prima possibile endemico, un po’ come l’influenza.
Scuola e sanità vanno di pari passo, anche nelle rispettive fragilità: le difficoltà della prima (troppe strutture fatiscenti; precariato; bassi stipendi) sembrano riflettersi sulla seconda (intasamenti dei reparti; stanchezza e spossamento degli operatori; rischi di saturazione in alcuni reparti; riconoscimento stipendiale mancato dello sforzo impiegato perché i 100 euro stabiliti non possono essere considerati tali). Draghi ha rivendicato con orgoglio il suo obiettivo di tenere il Paese aperto, cominciando dalle scuole, e fatto capire chiaramente ai no vax che il loro atteggiamento non danneggia solo loro, ma comporta «costi alti per tutti e sempre meno accettabili»; per spiegare tutto ciò può essere utile anche «un atto riparatorio» come la conferenza del 10 gennaio[52].
L’evoluzione della pandemia ha imposto nuove decisioni: il turismo non è chiuso, ma esistono diverse restrizioni e gli imprenditori di settore sono tornati a protestare contro i ristori (inadeguati o mancanti), l’aumento dei costi e delle tasse, la mancata comunicazione se non l’assenza da parte delle istituzioni cosicché il governo sta pensando a un nuovo decreto[53]; sono chiuse le discoteche per il rischio ingestibile degli assembramenti e per esse al momento non sono previsti ristori[54]; il calcio, la terza azienda italiana per fatturato[55], ha deciso, per mezzo della Lega di Serie A che è venuta incontro alle sollecitazioni del governo, un drastico ridimensionamento degli spettatori (tetto massimo di 5 mila spettatori a partita per la seconda metà di gennaio, con nuove proteste dei presidenti)[56].
Il miglior ristoro resta il lavoro; gli ammortizzatori sociali peraltro sono stati estesi a tutti i lavoratori, a testimonianza del fatto che le lezioni del primo anno pandemico è stata appresa.
La ricerca del migliore
C’è nebbia fitta sul destino del Colle, ma secondo alcuni è solo un’impressione: il centrodestra è pronto per un piano b, dove questa lettera non indica certo Berlusconi[57].
Le acque continuano ad essere parecchio agitate in casa della forza politica di maggioranza – davvero sempre più relativa – di questa XVIII legislatura da record (con tre governi di differente estrazione, cosa mai capitata nei 76 anni repubblicani, come abbiamo già scritto), giunta al suo ultimo anno di vita. Il 2022 si è aperto con una sommossa da parte dei senatori pentastellati a Palazzo Madama, con tentativo di commissariare Conte. Che il 13 gennaio si è presentato all’Assemblea del Movimento con proposte lusinganti gli eletti che non hanno voglia di tornare a casa. Questa la linea: allargamento della cabina di regia ai capigruppo per condurre trattative su «binari più condivisi»; no a elezioni anticipate e alla candidatura di Berlusconi, «proposta irricevibile»; sì alla continuità governativa e al canale diretto con Salvini, nella ribadita consapevolezza che «il campo del centrosinistra è solido». Una trentina di parlamentari lo hanno sostenuto, il dissenso e la contrarietà di altri sono rimasti, a testimonianza di una temperatura interna ancora alta[58].
Mario Draghi è stato chiamato a governare per la sua indubbia autorevolezza e per dirigere la delicata transizione nazionale: il contenimento dell’emergenza sanitaria, l’utilizzo dei fondi europei, la riapertura del Paese e il rilancio dell’economia. Chi sostiene che Draghi dovrebbe rimanere a Palazzo Chigi afferma che dovrebbe continuare su questa strada sino alla fine della legislatura. Anche per questo, ma non solo, il segretario del Pd Enrico Letta ritiene un Mattarella-bis la migliore soluzione possibile[59].
La politica italiana è maestra nell’orchestrare teatrini che durano l’espace d’un matin.
Il teatrino del momento, che domina sui mass-media, è la definizione del candidato al Quirinale: tutti parlano del candidato migliore, di alto profilo morale e istituzionale. Un’incredibile scoperta! Come se invece si dovesse pensare che l’inquilino del Colle più alto possa essere un pregiudicato, un violento oppure un sovversivo! I conti con la giustizia di Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale, sono largamente noti[60]. Ogni talk si riempie in queste settimane di ospiti che hanno un libro fresco di stampa- ogni giorno, e non fanno altre che ripetere questa «messa cantata» del «candidato migliore». Tra veti e contro-veti e nomi che potrebbero raccogliere inedite sintonie ma che non vengono fatti per bruciarli intempestivamente[61], una donna al Quirinale servirebbe e non poco: anche perché per un popolo che si nutre più di simboli e di luoghi comuni che non di letture e ti iniziative culturali, questo rappresenterebbe una cesura profonda.
Dal canto suo, Enrico Letta insiste sul fatto che tutti i principali leader politici dovrebbero riunirsi attorno a un tavolo per scegliere questo «candidato migliore», escludendo da questa tavola di lord i capi-partito. Un affondo nei confronti di Berlusconi che si è già candidato? Ovviamente. Ma il 12 per cento della forza parlamentare del Pd non consente a Letta di dire, o fare, di più.
Il testacoda dello scoiattolo
Già Enrico Letta lo aveva annunciato in uno dei più noti talk televisivi, ma che sul divano di Arcore sia il critico Vittorio Sgarbi ad aiutare Berlusconi a scorrere l’agenda sullo smartphone per la caccia dei voti è parso per alcuni tra il singolare e l’inquietante: «Questo è incerto, Silvio, chiamiamolo» – «Caro onorevole, ho qui accanto a me il presidente Berlusconi che vorrebbe salutarla». L’anima «in pena», il grande elettore del gruppo riflette e si dice: «Quando mi ricapita?». Pare che in pochi giorni siano stati interpellati 50 parlamentari, in buona parte esponenti «senza bandiera» come l’ex grillina Laura Granato, che nell’ottobre 2021 voleva entrare in Senato senza green pass; o Guido De Martini, leghista sardo anti pass, oculista di Cagliari, che dovrebbe dunque essere impossibilitato a venire a votare il 24 gennaio.
Racconta Sgarbi di aver detto a Berlusconi: «dobbiamo chiamarli ad uno ad uno, sono mille elettori, è come un piccolo paese, la campagna si fa porta a porta». Le chiamate vanno avanti fino a mezzanotte e quasi tutti hanno risposto di essere «lusingati». Sgarbi aveva annunciato di essere scettico sulla candidatura berlusconiana, ma anche lui è stato chiamato dal Cavaliere in persona («Perché non vuoi sostenermi?»). Questo metodo è stato però presto criticato da diversi dirigenti di Forza Italia cosicché, pur avendo intercettato 12/15 consensi ed essendo in cerca di altri 25, il critico ha scaricato sui colonnelli del partito l’eventuale responsabilità della mancata elezione[62].
La caccia è dunque iniziata, ma sarà dura arrivare a 505 alla quarta votazione. Il Cavaliere che ama le iperboli, punta a convincere un centinaio di parlamentari[63].
L’Operazione è stata denominata dallo stesso Berlusconi Scoiattolo, con scelta doppiamente corriva: infatti, la denominazione richiama da una parte certi film di cassetta della seconda metà del secolo scorso che nel titolo intendevano imitare le avventure del più famoso agente segreto del mondo, parto della penna di Ian Lancaster Fleming, e, dall’altra, perché il roditore è attualmente in letargo e dunque un paragone con esso per un tentativo che non ha alcuna reale chance di successo è quanto mai raffazzonato.
Le manovre di Berlusconi si sono comunque intensificate (sono riapparsi manifesti celebrativi; sono stati predisposti vertici a Villa Grande; sono state poste in atto manovre che sfuggono a giornalisti e commentatori), ottenendo per questo la promozione a «operazione»: ma col passare dei giorni la sua candidatura sta diventando sempre meno plausibile. Berlusconi intende muoversi di persona perché sa che le telefonate più di tanto non possono sortire: dopo l’apprezzata dichiarazione nei suoi confronti del segretario del Ppe Antonio Lopez («una presidenza di Berlusconi con un capo del governo come Draghi sarebbe imbattibile e promuoverebbe l’Italia ancora più della già alta posizione di cui gode»), auspicherebbe che tutti dessero il massimo, ma resta un po’ deluso dai centristi, che invece stanno cercando un «accordo condiviso» con la maggioranza governativa, guarda a Matteo Renzi, che invia messaggi «contrastanti», ma soprattutto a Matteo Salvini e Giorgia Meloni e soprattutto alle loro reali intenzioni[64].
Uno dei pochi scenari che potrebbe far cambiare idea a Sergio Mattarella potrebbe allora essere la concreta possibilità che Berlusconi possa andare al Quirinale: non «la processione degli amici, ex democristiani rifioriti in ogni dove» né «la supplica di partito». Anche i democratici statunitensi sono tornati a farsi sentire in Italia: optano per Draghi e, in subordine, mandano questo eloquente consiglio: «fate voi come potete, ma Berlusconi no, davvero. Sforzatevi. Yes, you can»[65].
In queste prime giornate del 2022 regna l’incomprensione. Michele Serra, dice di non aver capito, «pur avendo fatto il classico», le risposte rese sul sito di Repubblica ad una sua collega da Massimo Cacciari, «a proposito della sua battaglia contro la politica sanitaria del governo sulla pandemia». Il professor Cacciari – che con Giorgio Agamben, filosofo, Ugo Mattei, giurista, ha fondato la Commissione “Dubbio e Precauzione”, così chiamata perché dicevano di nutrire dubbi verso i vaccini, contro i quali invitavano tutti a prendere precauzioni – alla fine si è fatto la terza dose di vaccino[66]. I no vax subito si sono scatenati sui social, vomitandogli minacce e definizioni sarcastiche, tipo «Ti chiameremo Booster Keaton»[67].
Sconvolti dalla pandemia
Sono due anni che la paura del contagio domina ogni nostro atto e pensiero. Per chi, come lo scrivente, gira per lavoro quasi tutti i giorni della settimana, l’argomento di discussione è uno solo, ovunque: lo spettro del contagio, i commenti su positivi e deceduti, le storie sempre più normali di chi si ammala.
L’Associazione che presiedo, che conta oltre 465 soci in tutto il mondo, si è dovuta adeguare, come tutti, alle circostanze cosicché l’ultimo evento pubblico del 2021, promosso per beneficenza il 23 dicembre 2021, si è svolto in presenza, ma con diversi soci che hanno chiesto di potersi collegare da remoto per le più disparati ragioni, tra cui anche la malattia. Che avanza inesorabile giorno dopo giorno: la fredda legge dei numeri riporta che, 53 giorni fa, il 22 novembre 2021 si registravano in Italia 6.404 nuovi casi e 70 morti[68], mentre il 14 gennaio 2022, si sono avuti 186.253 nuovi casi e 360 morti; 29 volte di più i positivi, quintuplicati i morti[69]. La variante Omicron non sarà letale come le precedenti, ma spaventa eccome. In buona sostanza, nella manifestazione del 23 dicembre c’era un socio di una regione settentrionale che era già in quarantena e che complessivamente ci è rimasto 24 giorni! Tanti, ma può succedere.
Ciò che invece non deve succedere è quanto capitato a Sassari dove una signora alla quinta settimana di gravidanza si è presentata al pronto soccorso lamentando perdite e dolori alla pancia; richiestole se aveva un tampone con sé, ha risposto negativamente cosicché gli operatori hanno detto che non la potevano «visitare» e le hanno chiesto di tornare con un tampone «o se la situazione dovesse peggiorare». La situazione è subito peggiorata e la donna ha avuto un aborto spontaneo nel parcheggio dell’ospedale. Trattata come un numero e considerata una «potenziale untrice», questa sfortunata signora è uno dei tanti simboli di ciò che siamo diventati dopo un biennio di pandemia[70].
C’è un problema di comunicazione diffusa. Il bollettino fornito quotidianamente è la fotografia più istantanea di cui disponiamo. Ma alcuni medici e governatori hanno proposto di trasformarlo in settimanale per evitare le ricadute psicologiche sulla popolazione, dal momento che creano ansia e apprensione: e hanno domandato di distinguere tra i positivi asintomatici e sintomatici e tra ricoverati con sintomi Covid e degenti positivi ma in cura per disturbi differenti.
L’Istituto Superiore di Sanità si è opposto a cambiamenti di comunicazione, sostenendo che questi potrebbero portare a una sottovalutazione della pandemia, specie in una fase come quella di metà gennaio, «ancora piuttosto fuori controllo»[71].
Il problema è un altro e consiste nel come vengono presentati i dati.
Nei principali Paesi europei il bollettino quotidiano è una sorte di istituzione e in Inghilterra – ma non solo – vengono riportati in maniera molto più precisa che da noi. Gli epidemiologi sono stati i primi a reagire: «vogliamo più dati e più trasparenti», dice una nota immunologa che appare costantemente in televisione.
Certo, le prospettive che giungono dall’estero sono tutt’altro che rassicuranti: secondo l’Oms entro primavera metà della popolazione europea sarà contagiata, mentre a detta di Anthony Fauci quasi tutta la popolazione verrà covidizzata[72]. Negli ospedali, l’attesa di terapie e screening crea non pochi problemi; dei ricoverati Covid uno su tre è entrato in ospedale per i motivi più disparati; il peso dei no vax, per i quali il rischio di morire di Covid è 70 volte più alto dei vaccinati, risulta sempre più eccessivo (secondo i dati dell’Iss, tra il 26 novembre e il 26 dicembre 2021, le terapie intensive hanno curato 1.368 non vaccinate e 707 vaccinate)[73].
La scienza e la medicina hanno fatto, nel periodo pandemico, enormi passi avanti sul piano delle applicazioni tecnologiche, ma hanno navigato a vista a livello di previsione e di contenimento del morbo. La politica italiana non è scesa da solo dal suo trono storico, ma è stata buttata giù dalle complicazioni portare dalla pandemia.
Antonio Scurati ha proposto una sorta di moratoria: per un mese non parliamo più di pandemia e occupiamoci dei problemi concreti. Ma in televisione ha ribadito che la sola ipotesi che Berlusconi posa essere presidente della Repubblica italiana risulta «offensiva» e «sgradita» a milioni di cittadini.
Per chi ravvisa pericoli e derive autoritarie nell’operato del governo, c’è un’idea consolatoria: il male è un qualcosa con la maiuscola, un demonio, debellato il quale risolveremo ogni problema: un’ipotesi manichea quanto stupida. Scurati è apparso, l’11 gennaio, con diverse copie del suo libro M alle spalle, confessando che sono copie di traduzioni del suo libro che ha messo nel suo studio «per vanità»[74]. Quest’ultima, insieme all’autorefenzialità, ha raggiunto nel biennio pandemico livelli ipertrofici: la stragrande maggioranza degli ospiti televisivi si presenta con un libro appena uscito è solo per questo ritiene di avere titolo d’intervenire su qualsiasi argomento.
Ciò nasconde un problema che continua a ad essere scarsamente commentato – social compresi – e cioè il fatto che gli italiani sono diventati un popolo di scrittori, mentre 4 su 10 tra loro non leggono neanche un libro l’anno. La stima dell’AIE del gennaio 2021 relativa al 2019 – ogni giorno vengono pubblicati 237 libri [75]– è destinata ad essere stravolta dai prossimi dati, perché l’ignoranza aumenta giorno dopo giorno in ogni settore della vita pubblica. Il commento autorevole di Claudio Magris, all’inizio della pandemia, sul preoccupante smemoramento da parte di ragazzi e adolescenti sembra un grido di dolore inascoltato: nonostante il fatto che proprio durante la pandemia molto si siano rifugiati nella lettura tanto che nei periodi di chiusura le librerie siano state tra i pochi esercizi pubblici a rimanere aperti[76].
L’ignoranza e le truffe
Continuiamo a vivere in una società ignorante, disonesta e piena di truffatori: ad Ancona, un avvocato, titolare di un rinomato e apprezzato studio legale con sede nella centralissima piazza Roma, si è messo d’accordo con un infermiere per fabbricare green pass falsi; dopo essere stato intercettato, la polizia lo ha arrestato dentro casa mentre stava facendo colazione. C’era un’autentica banda, formata, oltre che dal legale e dall’infermiere, da un ristoratore e da altri due procacciatori. Secondo il gip,
«hanno lucrato su ignoranza, superstizione, paure e ideologie». L’avvocato, appartenente a un’agiata famiglia di imprenditori, si era presentato alle amministrative del 2020, con una lista di sostegno a Francesco Acquaroli, poi diventato nuovo governatore delle Marche, ottenendo appena 73 preferenze: incredibilmente, aveva inserito nel suo programma la necessità di rendere la sanità «più vicina alle esigenze dei cittadini e lontana dai giochi politici»[77].
Più vicina di così!
Tra i problemi più urgenti, il pensiero torna al sistema sanitario carente in alcune aree Mezzogiorno (come la Calabria). Il problema attuale è la pressione sulle strutture ospedaliere, in primis pronto soccorsi e reparti di degenza ordinaria. Le tre-quattro settimane, quindi il passaggio tra metà gennaio e metà febbraio 2022, ci diranno se il sistema riuscirà a reggere oppure no. Dal canto loro, le Regioni chiedono una semplificazione per i positivi senza problemi di salute: isolamento più breve e niente obbligo di tampone a fine periodo[78].
In tema di truffe si è segnalato il n. 1 del tennis che a metà dicembre, dopo essere risultato nuovamente positivo, ha fornito menzogne sul modulo di viaggio utilizzato per poter entrare in Australia: le autorità oceaniche prima lo hanno bloccato all’aeroporto e confinato in una struttura ad hoc, poi lo hanno autorizzato ad allenarsi e infine lo hanno espulso dal Paese (rischia una squalifica triennale dall’ATP e non potrà partecipare ai primi due Master 1000)[79]. La telenovela ha ulteriormente compromesso l’immagine di Novak Djokovic, già offuscata dal comportamento tenuto di fronte al Covid (ha costantemente eluso le misure stringenti anti Covid e lo stesso vaccino) e dall’espulsione dagli US Open 2020 per aver colpito con un gesto scriteriato un giudice di linea.
Insomma, il campione ha fatto una nuova figuraccia, esponendosi alle ironie e agli attacchi di mezzo mondo che alle nostre latitudini sono stati espressi al meglio da uno dei più arguti commentatori quotidiani:
Col consueto piacere intellettuale che lo porta a sostenere l’insostenibile pur di far stecca sul luogo comune, Giuliano Ferrara ha difeso il privilegio del Grande Esentato perché «sa giocare a tennis». Un classico esempio di realismo marxista, per cui nella Storia l’unica cosa che conta sono i rapporti di forza, il resto è piagnisteo da vittime. Secondo tale visione del mondo, la vita è sempre com’è e mai come dovrebbe essere: i ricchi, i potenti, gli spregiudicati e i più dotati possono infischiarsene delle regole che ingabbiano gli invidiosi e i mediocri.
Sia reso grazie all’oscuro burocrate australiano che, fermando Novak Djokovic sulla porta di casa, ci ha ricordato che i vincenti non devono vincere sempre[80].
Con una replica, scritta prima della sentenza di espulsione definitiva dal Paese dei canguri: dopo aver sottolineato che il campione serbo, «lavoratore irregolare», era costretto a «palleggiare coi propri pensieri in un albergaccio di Melbourne», già focolaio Covid durante la seconda ondata e ora rifugio di «richiedenti asilo e migranti senza visto», e che aveva ricevuto la visita di un sacerdote «manco fosse un condannato a morte», Massimo Gramellini ha chiuso così il suo articolo:
collegi e tifosi si sono scandalizzati per il trattamento riservato a Djokovic e ne chiedono il trasferimento in altro luogo consigliato dall’ufficio d’igiene. Ma non una voce si è alzata a invocare che, assieme a lui, vengano trattati meglio anche i poveri cristi che condividono il suo calvario. A conferma che gli uomini non sono tutti uguali nemmeno nella disgrazia. Tanto vale dargli cento euro di multa come in Italia e finirla lì[81].
Le disuguaglianze e le disparità in questo mondo sono sempre più evidenti, dato che i dieci “paperoni” più ricchi al mondo hanno raddoppiato – lo dice l’ultimo rapporto Oxfam – durante la pandemia il proprio patrimonio, con un balzo da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15 mila dollari guadagnati al secondo[82].
Ma le responsabilità delle disuguaglianze italiane di lungo corso vanno addebitate a decenni di politica immobile e trasformista e ai difetti congeniti della nostra società, non certo all’attuale premier.
[1] Angelo Picariello, “L’ex ministro Mancino. «Se Draghi lascia il governo, l’Italia va in rovina», Avvenire.it, 12 dicembre 2021.
[2] Presidente della Regione Campania, senatore della Repubblica per un trentennio (1976-2006), ministro dell’Interno (1992-94) nei governi Amato e Ciampi, presidente del Senato nella XIII legislatura (1996-2001) e del Consiglio superiore della magistratura (2006-2010).
[3] Francesca Basso, “Ultimatum Ue all’Ungheria «Ritirate la legge omofoba», Corriere della Sera, 25 giugno 2021.
[4] Fiorella Sarzanini, “Dal 28 il primo addio alla mascherina Via l’obbligo all’aperto e in zona bianca”, Corriere della Sera, 22 giugno 2021.
[5] Tommaso Ciriaco, “L’estate senza soste di Draghi”, un’agenda con quattro pilastri, La Repubblica, 30 maggio 2021.
[6] “Conferenza stampa del Presidente Draghi”, 2 settembre 2021, in https://www.governo.it/it/media/conferenza-stampa-del-presidente-draghi/17822.
[7] Monica Guerzoni, “Il segnale chiaro del premier sul “senso di marcia”, Corriere della Sera, 3 settembre 2021.
[8] Secondo diversi commentatori, la definizione terminologica di questa variante, apparsa nel novembre 2021, dominante in Italia sull’80 per cento della popolazione a metà del gennaio 2022, è stata un’evidente caduta di stile della politica nei confronti della scienza. Infatti, dal giugno 2021, le varianti di maggior preoccupazione del coronavirus hanno preso il nome dalle lettere dell’alfabeto greco: fino a quel momento, le varianti venivano individuate dal nome del Paese dove erano state identificate per la prima volta: ma per evitare l’effetto-stigma (doppio: perché spesso il Paese che aveva sequenziato per primo una variante non era nemmeno identificabile come quello dove la variante era «nata»), l’Oms ha deciso di assegnare le lettere dell’alfabeto greco alle varianti cosiddette «di preoccupazione» (in inglese VoC, Variant of Concern) e «di interesse» (VoI, Variant of Interest) nell’ordine cronologico in cui sono state designate come potenziali minacce. Così sono state nominate «Alpha» la «variante inglese» B.1.1.7, «Beta» la «variante sudafricana», «Gamma» quella «brasiliana», «Delta» quella indiana. Dopo la «Delta», sono state classificate come VoC altre tre varianti: Lambda, Epsilon e Mu (tutte e tre VoI, «di interesse» e non «di preoccupazione»). Sarebbe dunque toccato alla lettera «Nu»: ma l’Oms ha deciso di saltarla – perché troppo simile a new – insieme alla lettera successiva, la «Xi», cognome estremamente comune in Cina e, in particolare, quello del capo di Stato di quel Paese, il presidente Xi Jinping. In altre parole: chiamare la nuova variante «Variante Xi» avrebbe potuto generare un involontario contraccolpo mediatico «anti-cinese». Da qui la scelta di denominare la nuova variante, omicron: Davide Casati, “Perché l’Oms ha saltato le lettere «Nu» e «Xi» nei nomi per la variante (che ora si chiama «Omicron»)”, Corriere della Sera, 26 novembre 2021.
[9] Riccardo Ferrazza, “Covid, estate 2021 peggio del 2020 ma ci salvano i vaccini”, Il Sole 24 Ore, 13 agosto 2021.
[10] Nonostante l’ancora calante partecipazione elettorale: il secondo turno delle amministrative ha fatto registrare un calo di partecipazione non solo rispetto al primo (dal 52,7 per cento al 43,9 per centoi) ma anche rispetto ai ballottaggi del 2016; ad astenersi nelle grandi città sono stati soprattutto gli elettori delle periferie, dove si concentrano le condizioni di marginalità economica e sociale: “Elezioni comunali 2021, i dati definitivi”, Corriere della Sera, 20 ottobre 2021.
[11] Michele Bocci, “L’autunno del coronavirus, parola agli esperti: La fine della pandemia dipende da noi”, La Repubblica, 25 settembre 2021.
[12] Viola Giannoli, “Green Pass obbligatorio in Italia: le linee guida, come ottenerlo e tutto ciò che c’è da sapere”, La Repubblica, 11 ottobre 2021.
[13] Carlotta Rocci, “Le minacce dei no vax “Gambizziamoli tutti”. Nel mirino anche Draghi”, La Repubblica, 16 novembre 2021; Massimiliano Peggio, “No vax l’armata Brancaleone”, La Stampa, 16 novembre 2021.
[14] Così lo ha chiamato Lina Sotis, vicedirettrice del GR1, ai microfoni del servizio pubblico.
[15] Ilvo Diamanti, “Sondaggi, contro il virus dell’insicurezza gli italiani si aggrappano a Draghi”, La Repubblica, 13 novembre 2021; “Sondaggio: Il 70 per cento degli italiani vuole che Draghi resti premier”, La Repubblica, 15 dicembre 2021.
[16] “Perché il covid è tornato in Gran Bretagna? Le cause”, La Nazione, 20 ottobre 2021.
[17] Luca Telese, “Luciano Canfora a TPI: «Così Draghi si fa nuovo Cesare»”, The Post Internazionale, 6 gennaio 2022.
[18] Luciano Fontana, “Che cosa serve ora al Paese”, Corriere della Sera, 2 gennaio 2022.
[19] Aldo Grasso, “Il previsto che ci coglie sempre di sorpresa”, Corriere della Sera, 2 gennaio 2022.
[20] Massimo Franco, “I veti (anzitempo) contro Draghi e la ricerca di un nuovo Mattarella”, Corriere della Sera, 3 gennaio 2022.
[21] “Da Maraini a Littizzetto, l’appello per eleggere una donna”, Corriere della Sera, 3 gennaio 2022.
[22] Massimo Franco, “Il pericolo di sottostimare le implicazioni internazionali”, Corriere della Sera, 8 gennaio 2022.
[23] Andrea Carli, “Vaccino d’obbligo, sanzioni e super green pass: le novità e i tempi”, Il Sole 24 Ore, 6 gennaio 2022. Fiorenza Sarzanini, Monica Guerzoni, “Quando scatta l’obbligo e chi deve vaccinarsi Il pass per bus e negozi”, Corriere della Sera, 8 gennaio 2022.
[24] Andrea Gagliardi, “Piemonte e Lombardia restano in giallo, Valle d’Aosta in arancione”, Corriere della Sera,, 13 gennaio 2022.
[25] “Wttc: in Italia l’incidenza del turismo sul Pil scende al 7 per cento”, 19 aprile 2021, www.federturismo.it.
[26] “Fact-checking: tutti gli scivoloni di Draghi nel 2021”, https://pagellapolitica.it/blog/show/1368/fact-checking-tutti-gli-scivoloni-di-draghi-nel-2021, 29 dicembre 2021.
[27] Giorgio Cremaschi, “Tutta colpa dei No Vax? Le menzogne di Draghi per coprire gli errori del Governo”, MicroMega, 11 gennaio 2022 (https://www.micromega.net/conferenza-stampa-draghi/).
[28] Adriano Biondi, “Tamponi, vaccini e quarantena: gli errori del governo su Omicron hanno mandato in tilt il Paese”, fanpage.it, 2 gennaio 2022.
[29] Marco Severini, “Come si è passati dal secondo Governo Conte all’esecutivo guidato dall’ex Presidente della BCE. Da Conte a Draghi”, in Democrazia futura, I (3), luglio-settembre 2021, pp. 567-582.
[30] “Bankitalia, rivista la crescita del Pil 2021 al 6,2 per cento; nel 2022 però frenerà al 4 per cento”, Italia Oggi, 17 dicembre 2022.
[31] Marco Fortis, “Il rimbalzo post pandemia dell’economia italiana è figlio anche di Industria 4.0”, Il Sole 24 Ore, 8 dicembre 2021.
[32] Altri Paesi europei hanno assunto sul tema misure decisamente diverse: in Austria dal 1° febbraio 2022 le persone che persisteranno a non farsi vaccinare dovranno pagare una multa di 600 euro e ogni tre mesi verrà verificato se la persona avrà deciso di vaccinarsi o meno cosicché a fine anno la sanzione potrebbe raggiungere i 2.400 euro;
in Grecia, invece, è stata stabilita una sanzione di 100 euro ma al mese, non una tantum, e i fondi raccolti dalle multe saranno devoluti agli ospedali. Alessandro Imperiali, “100 euro di multa per i No vax? Buffonata”. Ora è polemica”, il Giornale.it, 7 gennaio 2022.
[33] Fabio Savelli, “Lite sui 100 euro. Il governo: multe più alte”, ”, Corriere della Sera, 8 gennaio 2022.
[34] Stefano Montefiori, “Italia-Francia, «così rafforziamo l’Ue», Corriere della Sera 27 novembre 2021.
[35] “Blinken, missione a Roma per conto di Biden”, Corriere della Sera, giugno 2021.
[36] Marco Galluzzo, “Il «timore» che i fondi europei finiscano nelle tasche di Pechino”, Corriere della Sera giugno 2021.
[37] Federico Rampini, Fermare Pechino. Capire la Cina per salvare l’Occidente, Milano, Mondadori, 2021.
[38] Giulio Regeni (Trieste, 1988 – il Cairo, 2016), dottorando italiano dell’Università di Cambridge, è stato rapito al Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani: il suo corpo presentava evidenti segni di tortura che hanno portare a mettere sotto accusa il regime di Abdel Fattah al-Sisi. La sua uccisione ha dato vita in tutto il mondo, e soprattutto in Italia, a un acceso dibattito politico sul coinvolgimento nella vicenda e nei depistaggi successivi, e costituito motivo di forti tensioni diplomatiche con l’Egitto. Antonella Beccaria e Gigi Marcucci, “Morire al Cairo. I misteri dell’uccisione di Giulio Regeni”, Roma, Castelvecchi, 2016; Alessandra Ballerini, Claudio Regeni e Paola Deffendi, “Giulio fa cose”, Milano, Feltrinelli, 2020.
[39] Vincenzo Nigro, “Patrick Zaky, il ruolo del governo Draghi e l’aiuto segreto degli Usa dietro alla svolta egiziana”, la Repubblica, 7 dicembre 2021; Marco Galluzzo, “Patrick Zaki, contatti riservati e «pressioni» ragionevoli: Draghi ha seguito il caso personalmente”, Corriere della Sera, 7 dicembre 2021; Marco Gasperetti, “Dalla Toscana all’Egitto, duemila ali per Patrick”, ibidem, 23 dicembre 2021.
[40] “La crisi in Kazakistan e la lunga dissoluzione sovietica”, Huffington Post, 12 gennaio 2022.
[41] Viviana Mazza, “«L’America sottovaluta Putin Confusione e disinformazione fanno parte della sua strategia», Corriere della Sera, 10 gennaio 2022.
[42] Francesco Merlo, “Mai dire Quirinale. Il giorno delle scuse e della parola tabù”, la Repubblica, 11 gennaio 2022.
[43] Monica Guerzoni, “«La nostra direzione è tenere il Paese aperto Il governo non è diviso»”, Corriere della Sera, 8 gennaio 2022; Ead., “Draghi spiega le scelte”, ibidem, 10 gennaio 2022; Gianna Gragonara, “I ragazzi restino in aula Le lezioni a distanza ora sono un errore Tutti siano responsabili”, ibidem, 8 gennaio 2022.
[44] Ilvo Diamanti, “Più fiducia nella scuola ma la Dad minaccia le relazioni dei ragazi”, la Repubblica, 17 gennaio 2022.
[45] Roberto Gressi, “Segnali e timori. I primi passi per il voto sul Colle”, Corriere della Sera, 26 settembre 2021.
[46] Nicoletta Cottone, “Covid, Draghi: «Problemi dipendono da no vax. La dad produce troppa disuguaglianza»”, il Sole 24 Ore, 10 gennaio 2022; Francesco Bei, “la resa dei conti nel centrodestra”, La Repubblica, 13 gennaio 2022; Monica Guerzoni, “Draghi: «La dad crea disuguaglianze. I nostri problemi? Dipendono dai non vaccinati»”, Corriere della Sera, 10 gennaio 2022.
[47] Andrea Ducci, Claudia Voltattorni, “Più fondi contro il caro-bollette”, Corriere della Sera, 10 dicembre 2021.
[48] Gianna Fregonara, “Riprendono le lezioni migliaia di alunni positivi I presidi: «Così la Dad diventerà inevitabile»”, Corriere della Sera, 9 gennaio 2022.
[49] Elisa Messina, “Covid in Italia, il bollettino di oggi 17 gennaio”, Corriere della Sera 17 gennaio 2022 (i morti in questa data erano 287, ma con un minor numero di tamponi rispetto al quotidiano).
[50] “Covid, l’allarme dei chirurghi: «Interventi ridotti dal 50 all’80 per cento, è drammatico. Spesso impossibile operare anche chi ha un tumore»”, il Fatto Quotidiano, 10 gennaio 2022; Piero Rossano, “L’allarme dei medici: rischiamo di dover scegliere chi curare”, Corriere della Sera, 7 gennaio 2022.
[51] “No Vax in piazza a Roma: “Vaccinazisti, giù dalle poltrone”. E insultano Mattarella”, La Stampa, 15 gennaio 2022.
[52] Massimo Franco, “Direzione di marcia”, Corriere della Sera, 11 gennaio 2022.
[53] Enrico Marro, “Turismo, sostegni urgenti per sei settori, in arrivo il decreto”, Corriere della Sera, 8 gennaio 2022.
[54] Andrea Conti, “Discoteche chiuse alla vigilia delle feste e nessun ristoro (nemmeno promesso)”, il Fatto Quotidiano, 31 dicembre 2021.
[55] Giovanni De Falco, Industria calcio: la terza in Italia per fatturato, https://oplontini.com/2020/05/27/industria-calcio-la-terza-in-italia-per-fatturato/, 27 maggio 2020.
[56] Alessandro Bocci, “Autoridursi, la mossa del calcio Stadi anti Covid da 5 mila spettatori”, Corriere della Sera, 9 gennaio 2022.
[57] Francesco Bei, “La nebbia si sta alzando sul campo di Agramante”, la Repubblica,13 gennaio 2022.
[58] Giovanna Vitale, “Conte: “Io parlo con tutti con Salvini canale diretto” Ma ilM5S reta spaccato”, la Repubblica, 14 gennaio 2022.
[59] Maria Teresa Meli, “Letta vuole un patto fino al 2023: «Un Mattarella bis sarebbe il massimo»”, Corriere della Sera, 11 gennaio 2022.
[60] “Quirinale, chi è Silvio Berlusconi – Le sentenze in pillole”, il Fatto Quotidiano, 16 gennaio 2022.
[61] Il partito trasversale dei «no Drag» è consapevole del fatto che, se non si riesce a trovare un candidato autorevole, tanto vale puntare su Draghi stesso, e attende di fatto da Salvini la mossa del cavallo; tra gli altri nomi ci sono Pierferdinando Casini e Giuliano Amato ma sul primo c’è un veto di Giorgia Meloni e il secondo non piace alla Lega, e ancora Franco Frattini, Letizia Moratti e un indipendente «di credenziali impeccabili e stimato ovunque anche molto in alto», il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, professore di storia contemporanea. Cfr. Antonio Polito, “Il Fanta Colle”, Corriere della Sera, 10 gennaio 2022.
[62] Giuseppe Alberto Falci, “Sgarbi su Berlusconi al Quirinale: «In Forza Italia vogliono fermare le mie telefonate, ma io vado avanti a raccogliere voti»”, Corriere della Sera, 15 gennaio 2022.
[63] Concetto Vecchio, “Le passo il presidente”, La Repubblica, 12 gennaio 2022.
[64] Paola Di Caro, “A Roma per l’«operazione scoiattolo» Le mossi (e i timori) di Berlusconi, Corriere della Sera, 10 gennaio 2022; “Cos’è questa «operazione scoiattolo» di Berlusconi”, il Post, 12 gennaio 2022.
[65] Concita De Gregorio, “Solo Berlusconi può convincere Mattarella”, la Repubblica, 14 gennaio 2022.
[66] Andrea Casadio, “Dopo le contestazioni alla fine anche Cacciari si è vaccinato contro il Covid”, Domani, 13 gennaio 2022.
[67] Simone Casalini, “Massimo Cacciari si fa la terza dose di vaccino”, Corriere della Sera (Veneto), 12 gennaio 2022.
[68] Paola Caruso, “Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 22 novembre”, Corriere della Sera, 22 novembre 2021.
[69] Ead., “Covid in Italia, il bollettino di oggi 14 gennaio”, Corriere della Sera, 14 gennaio 2022.
[70] Massimo Gramellini, “Distanziamento emotivo”, Corriere della Sera, 14 gennaio 2022.
[71] Adriana Logroscino, “L’Iss: no a cambi del bollettino Il governo cerca la mediazione”, Corriere della Sera 14 gennaio 2022.
[72] “Coronavirus nel mondo, l’Oms: “Entro due mesi il 50% degli europei sarà contagiato da Omicron. Sì alle scuole aperte”, La Repubblica, 11 gennaio 2022.
[73] Elena Dusi, “Il booster ti salva la vita”. Per i No Vax 70 volte più alto il rischio di morire di Covid”, La Repubblica 16 gennaio 2022.
[74] Dichiarazione fatta ad “Agorà”, programma mattutino di RaiTre, l’11 gennaio 2022.
[75] “Quanti sono i lettori di libri in Italia? Le risposte e i dati dell’ultimo rapporto Istat”, Il Libraio, 12 gennaio 2021.
[76] Claudio Magris, “Indifesi perché smemorati: chi ignora il passato non sa affrontare l’oggi”, Corriere della Sera, 23 febbraio 2020.
[77] Lorenzo Sconocchini, “La cricca dei cinque «Falsari dei vaccini egoisti senza scrupoli»”, Corriere Adriatico, 11 gennaio 2022; Marina Verdenelli, “Gabriele Galeazzi, l’avvocato di Ancona arrestato per i finti vaccini”, il Resto del Carlino, 11 gennaio 2022.
[78] “Regioni in pressing per allentare le regole per i positivi asintomatici. L’Iss: sorveglianza deve includere tutti”, Il Sole 24 Ore, 13 gennaio 2022.
[79] Marco Calabresi, “Djokovic espulso dall’Australia: la sentenza respinge il ricorso”, Corriere della Sera, 16 gennaio 2022; Riccardo Crivelli, “Novak cartellino rosso”, La Gazzetta dello Sport, 17 gennaio 2022.
[80] Massimo Gramellini, “Non Djoko più”, Corriere della Sera, 6 gennaio 2022.
[81] Id., “Non Djoko più 2”, Corriere della Sera, 8 gennaio 2022.
[82] Giacomo Galeazzi, “I dieci Paperoni del mondo in pandemia hanno raddoppiato il patrimonio”, La Stampa, 17 gennaio 2022.