Perché rigenerare le città fa bene a tutti
Le nostre città si possono innovare, rinnovare e anche rigenerare. Basta programmare i giusti interventi dedicati al recupero, il riuso e la buona gestione del patrimonio immobiliare, da cui estrarre maggior valore economico, culturale e sociale in termini di destinazione d’uso.
Si tratta dei percorsi di rigenerazione urbana, che includono non solo la ristrutturazione e il riuso di vecchi edifici, o la trasformazione in generale di quelli esistenti, che di per sé consente di ridurre il consumo di suolo, ma anche tutto quello che è necessario per il miglioramento della qualità della vita degli abitanti di un palazzo, di un quartiere e di una città intera.
Si parla quindi di progetti per la mobilità dolce, alternativa e sostenibile, ma anche di nuovi servizi per un’economia di prossimità, di trasformazione digitale del mondo del lavoro e dell’intrattenimento, di innovazione tecnologica, di tutela ambientale, di riduzione delle emissioni inquinanti e di nuove soluzioni per la decarbonizzazione urbana.
Secondo un recente studio di ENEL, Schneider Electric e World Economic Forum, le città di tutto il mondo consumano il 78% dell’energia elettrica prodotta ed emettono più del 79% del totale delle emissioni di CO2.
Per questo, rigenerazione vuol dire anche maggiore efficienza energetica e ricorso alle fonti energetiche rinnovabili.
Accordo MEF – BEI per la rigenerazione urbana e il turismo digitale e sostenibile
Il ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) assieme alla Banca europea degli investimenti (Bei) hanno sottoscritto un accordo di finanziamento per la creazione di un fondo da 772 milioni di euro, provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza o PNRR, proprio per promuovere e sostenere i progetti di rigenerazione urbana.
Il grosso del fondo sarà destinato al turismo, con 500 milioni circa di risorse per promuovere un turismo più green, inclusivo e digitalizzato: “con il duplice obiettivo di innalzare la capacità competitiva delle imprese e di promuovere un’offerta turistica basata su sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi”, si legge in un comunicato ministeriale.
I rimanenti 272 milioni di euro saranno desinati ai progetti più propriamente dedicati alla rigenerazione urbana, “per sviluppare investimenti tesi al miglioramento delle aree urbane degradate, per la rigenerazione e rivitalizzazione economica, con particolare attenzione alla creazione di nuovi servizi alla persona e alla riqualificazione dell’accessibilità e delle infrastrutture, permettendo la trasformazione di territori vulnerabili in città intelligenti e sostenibili”, è precisato nello stesso comunicato.
8,5 miliardi fino al 2034, saremo capaci di spenderli bene?
Il nostro Paese punta molto a questo tipo di progettualità e di interventi. Nella legge di Bilancio 2020 sono stati pianificati investimenti per 8,5 miliardi di euro proprio per promuovere e accelerare i progetti di rigenerazione urbana delle città italiane, con interventi che vanno dalla semplice ristrutturazione edilizia alla possibilità di trasformare la mobilità da inquinante a pulita.
La domanda è, saremo capaci di spendere bene ed in fretta questi soldi? Difficile dare una risposta in senso assoluto, ma concentrandoci nelle città in cui viviamo non è difficile vedere che le cose non vanno proprio bene.
Inquinamento sempre più alto, incapacità di trattare i rifiuti in maniera virtuosa, cioè con gli strumenti dell’economia circolare, pochi spazi verdi per il numero di abitanti, mancanza di piste ciclabili e percorsi pedonali, ridotto livello di inclusione, digitalizzazione delle imprese e delle amministrazioni locali (in termini di capacità di utilizzare hardware e software per concrete applicazioni).
Soprattutto, anche a causa della pandemia di Covid-19, lo scarso utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici, soprattutto al Centro e al Sud, a favore della mobilità privata, che è ancora troppo inquinante rispetto alle possibilità offerte oggi dal mercato, tra cui le auto elettriche.