Il nuovo Rapporto sulle tecnologie per il clima
La crisi climatica è un tema serio e i Governi, spinte dall’opinione pubblica, sembrano voler cambiare atteggiamento, con nuove politiche ambientali ed energetiche, mentre imprese ed industria iniziano la lunga, costosa ed inevitabile transizione ecologica.
Un percorso di trasformazione che impone investimenti crescenti anche in tecnologie a basso impatto ambientale, che allo stesso tempo consentano di ridurre l’inquinamento e le concentrazioni di gas serra in atmosfera.
Secondo uno studio pubblicato oggi da PwC, la spesa delle aziende in soluzioni tecnologiche per contrastare i cambiamenti climatici in corso ha già raggiunto a livello globale gli 87,5 miliardi di dollari a giugno.
Un volume di investimenti che è cresciuto del +210% rispetto allo stesso periodo del 2020, quando non superava i 25 miliardi di dollari.
Stando alle valutazioni del Report “State of the climate tech 2021”, per ogni dollaro di capitale di rischio investito, 14 centesimi vanno alle tecnologie per il clima.
Cinque settori chiave
Cinque i settori chiave: energia solare ed eolica, tecnologie per il trattamento dei rifiuti alimentari, produzione di idrogeno verde, sviluppo e realizzazione di alimenti alternativi ottenuti da processi a basse emissioni di gas serra.
Nonostante queste siano aree chiave anche in termini di leading solutions offerte (in grado di ridurre almeno dell’80% le emissioni inquinanti entro il 2050), ad esse è destinato solo il 25% delle risorse.
La fetta maggiore degli investimenti è andata alle aziende che si occupano di smart mobility e trasporti a basse emissioni di CO2, con 58 miliardi di dollari. Tra queste anche i produttori di droni passeggeri e merci dell’urban air mobility, quindi anche di taxi volanti, le imprese della mobilità elettrica e di quella alternativa in città.
Attualmente, sono 1.600 gli investitori nel comparto climate tech, con una spesa media di 96 milioni di dollari ad accordo (contro i 27 milioni di dollari dell’anno passato).
Gli aspetti critici
Tutte buone notizie, che però nascondono diverse vulnerabilità, tra cui l’elevata concentrazione di investimenti solo in alcune aree e la scarsa attenzione al comparto delle startup tecnologiche, che lavorano in progetti per il contrasto ai cambiamenti climatici.
Inoltre, la gran parte della spesa finisce tutta negli Stati Uniti, circa 57 miliardi di dollari, seguiti dalla Cina con appena 9 miliardi di dollari.
I Governi dovrebbero insistere sulle politiche mirate all’ambiente e al clima incentivando maggiormente le aziende a spendere in questo settore e cercando di attrarre un numero maggiore di investitori.