INGV: terremoto dell’Aquila, raccolti articoli pubblicati in tutto il mondo

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I risultati di un anno di ricerche dell’INGV a seguito del terremoto del 6 aprile scorso sono raccolti in oltre 25 articoli già pubblicati dalle maggiori riviste scientifiche internazionali.

I primi drammatici secondi della rottura della faglia sono stati ricostruiti con un dettaglio mai raggiunto prima; la rete sismica nazionale ha localizzato dal 6 aprile 18000 terremoti permettendo di seguire l’evoluzione della sequenza sismica in tempo reale e di individuare alcune aree critiche che tuttora vengono monitorate con estrema attenzione; e’ stato evidenziato il ruolo fondamentale dei fluidi nell’innesco della scossa principale e nella genesi della sismicità appenninica; sono stati scoperti 3 forti terremoti sconosciuti prodotti dalla stessa faglia negli ultimi 2500 anni simili a quello del 2009.

Alla vigilia dell’anniversario del sisma aquilano, conoscenza, prevenzione, educazione, sono le tre parole chiave che l’INGV continua a ritenere fondamentali per convivere con i terremoti che colpiranno l’Italia, uno dei paesi più sismici dell’area mediterranea.

Dall’ultimo grande terremoto italiano, Irpinia 1980, sono stati fatti enormi passi avanti nella comprensione dei processi di genesi dei terremoti. Il potenziamento dei sistemi di monitoraggio e lo sviluppo di studi multidisciplinari hanno portato alla caratterizzazione delle aree a maggiore pericolosità sismica, strumento essenziale per la pianificazione del territorio.
La comunità scientifica continua a impegnarsi per esplorare tutti gli aspetti del fenomeno sismico, compresi i fenomeni precursori, che però al momento non permettono di formulare alcun tipo di previsione a breve termine.
La grande scommessa della nostra comunità scientifica è fornire una prospettiva temporale a medio termine, identificando le aree dove avverranno con maggiore probabilità i grandi terremoti nei prossimi decenni.

La grande scommessa della società è invece quella di recepire i risultati scientifici e tradurli in azioni di prevenzione e in crescita culturale volta all’educazione ai rischi, per una convivenza responsabile con il territorio. Questa rimane la prima e più importante forma di difesa dai terremoti.

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