Italia
Dopo 11 anni di battaglie legali,
Romani ha spiegato: “Oltre a Canale 8, in Vhf, assegnato a Europa 7, abbiamo raggiunto un accordo due mesi fa per l’assegnazione di altre frequenze che consentano di fare una tv a copertura nazionale. Abbiamo immaginato un percorso di cerotti, cioè di frequenze integrative nelle aree dove Canale 8 ha problemi di ricevibilità”.
“L’accordo – ha evidenziato – è stato raggiunto a febbraio scorso al termine di una procedura tecnica particolarmente complessa”. L’intesa “si inserisce anche in maniera virtuosa nella procedura di infrazione Ue, che è comunque in fase conclusiva”.
Una soluzione, quindi, che trova Romani particolarmente soddisfatto. Stanco per la lunga battaglia l’imprenditore di Stefano che ha detto: “Questo è un miracolo, un incubo che si chiude. E’ stata una vicenda bruttissima dove i giudici, le istituzioni e
Di Stefano ha sottolineato che l’accordo è stato possibile anche grazie “al rapporto personale” con Romani e ha spiegato che la tv, che punta a una copertura all’80%, “partirà a giugno“.
In virtù dell’intesa, Di Stefano ha dunque deciso di non proseguire il contenzioso, al momento di fronte al Tar. Ancora top secret il tipo di televisione che Di Stefano presenterà ufficialmente all’inizio di maggio; da decidere anche se le trasmissioni partiranno in analogico o in digitale, o utilizzando ambedue le tecnologie.
“Volevo fare la televisione a 46 anni e invece la faccio a 57 anni“, ha commentato il patron di Europa
“In tanti anni abbiamo più volte dovuto cambiare il nostro progetto – ha commentato – Ora vi chiediamo un po’ di pazienza, perché abbiamo bisogno di tempo per adeguarlo alla nuova situazione. Non posso essere del tutto soddisfatto, perché in 11 anni tanti ministri non ci ricevevano e non ci volevano parlare – da Cardinale a Gasparri, da Landolfi a Gentiloni – e probabilmente un accordo si sarebbe potuto trovare già prima se ci fosse stata
A chi gli chiedeva se fosse contento della soluzione trovata, Di Stefano si e’ detto “abbastanza soddisfatto“, ma ha spiegato che “saremo incazzati per i prossimi 20 anni“, anche perché in base alle sentenze doveva essere Mediaset a cedere le frequenze ad Europa7, “Rete4 doveva essere spenta e invece è accesa”.
Sul fronte del contenzioso economico, Di Stefano ha ricordato che “quello si è chiuso con la sentenza del Consiglio di Stato, con una decisione che non accetteremo mai”, perché a fronte di danni economici stimati dall’azienda in 3,5 miliardi, è stato riconosciuto un risarcimento di poco superiore al milione di euro. Di Stefano è pronto a lanciarsi nel mercato, ma è consapevole che “nel 1999 c’erano uno spazio e possibilità enormemente superiori” rispetto ad oggi di sviluppo nel settore televisivo italiano. “Ora ci dobbiamo inventare qualcosa, pensiamo di averlo individuato e ci stiamo lavorando. Sarà sicuramente una novità” ha spiegato l’imprenditore.
L’accordo raggiunto fra Di Stefano e il governo prevede che le frequenze aggiuntive concesse a Europa 7 non possono essere alienate fino alla fine del processo di digitalizzazione e quindi nel 2012.
Queste le principali tappe della vicenda Europa 7
LUGLIO 1999 – Europa 7 ottiene dallo Stato la concessione per varare una tv nazionale, ma non le frequenze necessarie a trasmettere: e’ l’inizio della controversia. Retequattro, munita allora di un’autorizzazione provvisoria, continua a trasmettere.
NOVEMBRE 2002 –
DICEMBRE 2003 – Dopo il rinvio della legge Gasparri alle Camere da parte del Presidente della Repubblica, con cosiddetto decreto ‘salvareti’, il governo Berlusconi evita il trasloco di Retequattro su satellite e lo stop alla pubblicità su Raitre.
Sempre nel 2003, Europa 7 presenta un ricorso al Tar del Lazio per ottenere che ministero e AGCOM le assegnino le frequenze.
Respinto dal Tar, il ricorso finirà al Consiglio di Stato.
APRILE 2004 – Viene definitivamente approvata
LUGLIO 2005 – Il Consiglio di Stato sospende l’esame del ricorso di Europa 7 e chiama in causa il tribunale del Lussemburgo.
LUGLIO 2006 – La Commissione europea apre una procedura d’infrazione contro l’Italia perché favorisce gli attuali operatori analogici, Rai e Mediaset, nel passaggio al digitale.
OTTOBRE 2006 – Il governo Prodi vara il ddl di riassetto del sistema tv, firmato dal ministro Paolo Gentiloni. Tentando di rispondere ai rilievi dell’Europa, il provvedimento punta ad aprire il mercato intervenendo sulla concentrazione delle risorse pubblicitarie e delle frequenze.
LUGLIO 2007 – L’Europa da’ ancora due mesi di tempo all’Italia per modificare la Gasparri, chiedendo di fatto un’accelerazione della legge. L’ultimatum Ue scade il 20 settembre e a nulla vale la richiesta di Gentiloni di una proroga dei termini. Approvato a dicembre dalle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, il ddl Gentiloni non approderà
GENNAIO 2008 – Arriva la sentenza della Corte di Giustizia europea, interpellata dal Consiglio di Stato sul caso Europa 7: il sistema televisivo in Italia non e’ conforme alla normativa europea che impone criteri obiettivi, trasparenti e non discriminatori nell’assegnazione delle frequenze.
MAGGIO 2008 – I giudici di Palazzo Spada chiedono al ministero dello Sviluppo economico di pronunciarsi nuovamente sulla richiesta di frequenze da parte dell’emittente, tenendo conto della pronuncia della corte di Giustizia di Strasburgo.
DICEMBRE 2008 – Il ministero assegna a Europa 7 il canale 8, resosi disponibile grazie alla ricanalizzazione di Raiuno.
GENNAIO 2009 – Il Consiglio di Stato stabilisce che Europa 7 dovrà ottenere un risarcimento dallo Stato per 1,041 milioni di euro (a fronte di una richiesta da 3,5 miliardi senza le frequenze, 2,160 miliardi con le frequenze).
FEBBRAIO 2009 – Europa 7 impugna davanti al Tar del Lazio il provvedimento di assegnazione del canale 8, ritenuto insufficiente a garantire una copertura nazionale. Si apre un nuovo contenzioso, chiuso con l’accordo presentato oggi.